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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 17737 del 30 luglio 2009
«Mentre il lido del mare è quella porzione di riva a contatto diretto con le acque del mare da cui resta normalmente coperta per le ordinarie mareggiate, sicché ne riesce impossibile ogni altro uso che non sia quello marittimo, la spiaggia...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10817 del 11 maggio 2009
«A differenza di quanto previsto dall'art. 829 c.c. - secondo cui il passaggio di un bene dal demanio pubblico al patrimonio ha natura dichiarativa e può avvenire anche tacitamente - per i beni appartenenti al demanio marittimo, tra i quali si...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10304 del 28 maggio 2004
«Costituiscono lido e spiaggia, e come tali sono comprese nel demanio marittimo, ai sensi degli artt. 822 c.c. e 28 cod. nav, la striscia di terreno immediatamente a contatto con il mare, e comunque coinvolta dallo spostamento delle sue acque,...»
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Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 4769 del 9 marzo 2004
«Il lido del mare - da intendersi come quella porzione di riva che è a contatto diretto, nel suo limite esterno, con le acque del mare e che resta normalmente coperta dalle ordinarie mareggiate, sicché ne riesce impossibile ogni altro uso oltre...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 10876 del 30 aprile 2008
«A seguito dell'entrata in vigore dell'art. 822 c.c., l'appartenenza dei laghi al demanio pubblico prescinde dalla sussistenza delle condizioni previste dall'art. 1, primo comma, del R.D. 11 dicembre 1933, n. 1775 essendo sufficiente, per...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 12272 del 5 luglio 2004
«Nel nostro ordinamento, le acque pubbliche fanno parte, salva diversa previsione legale, del demanio necessario (idrico) dello Stato, come risulta dall'art. 822 c.c. e dal regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775 e come è ribadito dal D.P.R. 24...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 361 del 30 giugno 1999
«A norma degli artt. 1 T.U. n. 1775 del 1933 e 822 c.c., fanno parte di un corso d'acqua pubblico, e perciò appartengono al demanio idrico, non solo il letto di magra del fiume, ma anche le zone che, comprese tra questo e l'argine (naturale ed...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 12701 del 18 dicembre 1998
«Fanno parte del demanio idrico, perché rientrano nel concetto di alveo, le sponde e le rive interne dei fiumi, cioè le zone soggette ad essere sommerse dalle piene ordinarie (mentre le sponde e le rive esterne, che possono essere invase dalle...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 11101 del 26 luglio 2002
«Ai sensi dell'art. 947 c.c., nel testo anteriore alle modifiche ad esso apportate dalla legge 5 gennaio 1994, n. 37, le accessioni fluviali comportano l'acquisto della proprietà a titolo originario da parte del proprietario rivierasco solo se si...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 5520 del 17 giugno 1996
«I vincoli per scopi idrogeologici, ai quali possono essere sottoposti i terreni che possono con danno pubblico subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque (art. 1 R.D.L. n. 1267 del 1923), costituiscono vere e proprie...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6928 del 19 giugno 1995
«Chi esegue opere per estrarre acque dal sottosuolo, oltre a rispettare la distanza di cui all'art. 889 c.c., deve osservare il dettato della norma di cui all'art. 911 c.c., la quale è diretta a tutelare il proprietario del fondo che già usi delle...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 25 del 6 gennaio 1982
«L'apertura di nuovi pozzi deve rispettare non solo la distanza dal confine prescritta dall'art. 889 c.c., ma anche l'utilizzazione delle acque del fondo vicino precostituita dal titolare e tutelata autonomamente dalla legge, che impone di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10146 del 28 novembre 1994
«Il termine «cisterna» richiamato nella disciplina delle distanze dall'art. 889 c.c., deve essere riferito non solo ai manufatti, in tutto o in parte, interrati adibiti per la raccolta di acque piovane, ma, più in generale, ad ogni manufatto in...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2959 del 19 settembre 1968
«Ai sensi dell'art. 889 c.c. (che disciplina la distanza dal confine da osservarsi per «pozzi, cisterne, fossi»), il termine «cisterna» va inteso con esclusivo riferimento ai manufatti interrati, adibiti alla raccolta e conservazione delle acque...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 593 del 25 gennaio 1988
«La norma del cpv. dell'art. 889 c.c. nello stabilire per i «tubi d'acqua pura o lurida» la distanza minima di un metro dal confine, non distingue, anzi specificamente equipara le acque pure a quelle luride (come ai gas e simili), onde la...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 14 del 7 gennaio 1975
«L'obbligo di rispettare le distanze legali nella costruzione delle opere elencate nell'art. 889 c.c. (nella specie, tubo di scarico di acque luride) sussiste anche se fra i fondi contigui esista un muro di confine e questo non sia di proprietà...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5687 del 19 maggio 1993
«L'art. 891 c.c. il quale prescrive una distanza minima dal confine per canali e fossi postula la realizzazione di uno scavo, non meramente temporaneo, che presenti un fondo più basso per ambedue i fianchi rispetto al piano di campagna, come tale...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1201 del 16 febbraio 1996
«La presunzione di comunione di cui all'art. 897 c.c., del fosso interposto fra i fondi di rispettiva proprietà dei confinanti ed utilizzato per lo scolo delle acque, è operante anche quando il confine catastale corre lungo la mezzeria del fosso,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1017 del 20 marzo 1976
«Il primo comma dell'art. 897 c.c., secondo cui ogni fosso interposto tra due fondi si presume comune, si riferisce così ai fondi rustici come ai fondi urbani. La prima parte del cpv. dell'art. 897 c.c., secondo cui il fosso interposto tra due...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5298 del 7 dicembre 1977
«L'art. 908 c.c., imponendo ai proprietari degli edifici l'obbligo di costruire tetti in maniera tale che le acque pluviali scolino nei loro terreni e non nei fondi finitimi, esclude la configurabilità di un limite legale della proprietà analogo a...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3331 del 29 maggio 1982
«Nella controversia fra proprietari confinanti in ordine all'utilizzazione di acque non pubbliche, mediante pozzi trivellati nei rispettivi fondi a distanza legale ed attingenti alla medesima falda, il giudice del merito, pure in difetto di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6059 del 16 novembre 1981
«L'art. 912 c.c. — secondo cui il giudice, nella controversia tra proprietari confinanti in ordine all'utilizzazione di acque non pubbliche (nella specie: mediante pozzi trivellati nei rispettivi fondi), può procedere ad una conciliazione degli...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 13097 del 15 giugno 2011
«L'art. 913 c.c. pone a carico dei proprietari, sia del fondo superiore che del fondo inferiore, un obbligo di non fare, vietando ad essi ogni alterazione che abbia per effetto quello di rendere più gravoso ovvero di ostacolare il naturale deflusso...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2566 del 6 febbraio 2007
«Pur essendo vero che il proprietario del fondo sovrastante non può rendere più gravoso per il proprietario del fondo inferiore il deflusso delle acque che, dal terreno superiore, scolano verso quello sottostante e pur potendosi ritenere che questo...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8067 del 18 aprile 2005
«In tema di scolo delle acque, l'art. 913 c.c., imponendo il divieto di compiere le alterazioni dello stato dei luoghi che possano comportare una sensibile modifica del deflusso delle acque, prevede un nesso causale fra l'opera dell'uomo e...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 13301 del 12 settembre 2002
«L'art. 913 c.c., in tema di scolo delle acque, ponendo a carico del proprietario sia del fondo inferiore che superiore l'obbligo di non alterare la configurazione naturale del terreno, non vieta tutte le possibili modificazioni incidenti sul...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 14179 del 14 novembre 2001
«In tema di scolo delle acque, la regola del l'art. 913 c.c. trova applicazione, previa la verifica delle ulteriori circostanze di fatto, solamente in caso di aggravamento della situazione anteriore.»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10039 del 1 agosto 2000
«L'art. 913 c.c. impone al proprietario del fondo superiore l'obbligo negativo consistente nel divieto di ogni manufatto che modifichi il deflusso naturale delle acque e correlativamente legittima il proprietario e il titolare di altri diritti sul...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7934 del 23 agosto 1997
«La norma di cui all'ultimo comma dell'art. 913 c.c. ammette solo eccezionalmente, in relazione ad opere di sistemazione o trasformazione agraria, la possibilità di modificare il deflusso delle acque previa corresponsione di una mera indennità al...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1928 del 4 marzo 1997
«In tema di scolo delle acque, l'art. 913 c.c., nell'imporre al fondo inferiore di ricevere le acque che dal fondo più elevato scolano naturalmente, senza che sia intervenuta l'opera dell'uomo, impone ai proprietari dei rispettivi fondi un obbligo...»