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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2983 del 21 ottobre 1974
«Il diritto del proprietario di demolire e ricostruire il proprio edificio non incontra altri limiti che l'eventuale esistenza di una servitù prediale, che vieti tale demolizione a vantaggio di altro edificio contiguo, e l'osservanza della norma di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 237 del 11 gennaio 1997
«Il muro comune divisorio può essere sopraelevato — anche abbattendo una preesistente rete metallica — senza necessità di consenso dell'altro comproprietario perché la relativa facoltà, ai sensi dell'art. 885 c.c., è svincolata dal regime normale...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3330 del 6 aprile 1987
«L'esercizio da parte del comproprietario della facoltà di innalzare il muro comune ai sensi dell'art. 885 c.c. non richiede chela sopraelevazione sia estesa a tutto lo spessore del muro, potendo essere contenuta nei limiti della linea mediana...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1201 del 26 aprile 1974
«Il condomino che sopraeleva per primo il muro comune può non estendere la nuova costruzione all'intero spessore, purché esegua la stessa verso l'area di sua esclusiva proprietà e senza invadere il muro sottostante oltre la linea mediana....»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1625 del 4 marzo 1983
«L'art. 889, secondo comma, c.c. — il quale stabilisce che per i tubi di acqua pura o lurida, per quelli di gas e simili deve osservarsi la distanza di almeno un metro dal confine — in quanto lex specialis rispetto alle norme regolanti l'uso...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1201 del 16 febbraio 1996
«La presunzione di comunione di cui all'art. 897 c.c., del fosso interposto fra i fondi di rispettiva proprietà dei confinanti ed utilizzato per lo scolo delle acque, è operante anche quando il confine catastale corre lungo la mezzeria del fosso,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5081 del 23 luglio 1983
«Ai sensi dell'art. 902 c.c., l'apertura non avente i caratteri di veduta o di prospetto, in quanto non consenta di affacciarsi e guardare sul fondo vicino, è considerata come luce, anche se non conforme alle prescrizioni del precedente art. 901,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8611 del 29 agosto 1998
«In virtù del disposto dell'art. 903 ed in applicazione dei principi generali sulla comunione, nessuno dei due proprietari può aprire luci senza il consenso dell'altro manifestato per iscritto.»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6495 del 7 dicembre 1981
«Nell'ipotesi di comunione del muro divisorio fra un cortile comune ed un'area inedificata di proprietà esclusiva di uno dei comproprietari del muro, il fatto che, in prosieguo di tempo, quest'ultimo comproprietario abbia addossata al muro...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3819 del 12 giugno 1981
«Salva l'opposizione, per motivi di sicurezza o di estetica, degli altri partecipanti alla comunione, al condomino è consentito di aprire nel muro comune, sia esso maestro oppure no, luci sulla strada o sul cortile; tuttavia, qualora il muro comune...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 12864 del 10 giugno 2011
«La norma dell'art. 904 c.c. consente al vicino di chiudere la luce aperta nel muro in quanto esso ne acquisti la comunione avvero costruisca in aderenza, esercitando, pertanto, le facoltà rispettivamente previste dagli artt. 874 e 877 c.c.....»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3889 del 23 aprile 1994
«La servitù di luce e aria, che consente al proprietario del fondo dominante di tenere una luce con modalità diverse da quelle previste dall'art. 904 c.c., comprende, se non è diversamente previsto nel titolo, anche il divieto, per il proprietario...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 319 del 18 gennaio 1982
«L'apertura di vedute in violazione del disposto dell'art. 905 c.c. sul tetto di proprietà esclusiva di un condomino, non esclude il pregiudizio degli altri condomini i quali, pertanto, possono agire in negatoria servitutis , in quanto i vincoli...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3714 del 18 aprile 1994
«Allorquando più soggetti, singolarmente proprietari in via esclusiva di aree tra loro confinanti, si accordino per realizzare su tali aree accorpate una costruzione, sia pure concepita e progettata in modo unitario, ciascuno di essi diventa...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6177 del 16 marzo 2011
«La norma dell'art. 938 c.c. , che disciplina la cosiddetta accessione invertita, ha carattere eccezionale, in quanto derogativa sia del principio dell'accessione, sia di quello secondo cui il proprietario ha diritto di disporre sulla propria cosa...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3853 del 30 marzo 1993
«Nell'ipotesi di costruzione eseguita in tutto o in parte su un suolo di proprietà comune del costruttore e di terzi, non possono trovare applicazione le disposizioni relative all'accessione (artt. 934, 938 c.c.) la cui operatività è subordinata...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3483 del 26 aprile 1990
«In tema di condominio degli edifici, la presunzione di comunione, di cui all'art. 1117 c.c., opera anche con riguardo a cose oggettivamente e stabilmente destinate al servizio di edifici vicini autonomi, insistenti su un'area appartenente ai...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4569 del 27 agosto 1985
«La disciplina dell'art. 938 c.c. (sulla cosiddetta accessione invertita) trova applicazione nell'ipotesi in cui la costruzione dell'edificio abbia comportato l'occupazione in buona fede della porzione di un fondo attiguo di proprietà di altri, non...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1840 del 18 marzo 1986
«L'azione diretta all'accertamento della comproprietà di una via privata agraria, della quale uno dei proprietari dei fondi latistanti assuma essergli impedito l'uso, non è soggetta al rigoroso regime probatorio della rivendica, potendo tale...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3648 del 24 febbraio 2004
«Soggiace all'onere di offrire la prova rigorosa prescritta in tema di azione di rivendica della proprietà dall'art. 948 c.c. chi - invocando la qualità di comproprietario e non di proprietario esclusivo del bene — agisca per ottenere — previo...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1925 del 4 marzo 1997
«Nel giudizio di rivendicazione l'attore deve provare di esser diventato proprietario della cosa rivendicata, risalendo, anche attraverso i propri danti causa, fino ad un acquisto a titolo originario, o dimostrando il possesso proprio e dei suoi...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1480 del 26 febbraio 1996
«L'azione di accertamento della comproprietà di una via privata agraria costituita ex collatione privatorum agrorum , promossa da uno dei proprietari dei fondi latistanti che pretende di usare la strada contro la volontà degli altri, non è...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3419 del 23 marzo 1993
«Per la ricorrenza della servitù a carico di un fondo di proprietà comune e a vantaggio di altro fondo di proprietà esclusiva di uno dei comproprietari del primo, è necessario che l'utilità tratta dalle nuove opere sia diversa da quella normalmente...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3525 del 12 luglio 1978
«Dal coordinato disposto dei primi tre commi dell'art. 1051 c.c. si ricava che i presupposti legittimanti la richiesta di ampliamento coattivo del passaggio sul fondo altrui sono: a) che il proprietario del fondo dominante non abbia una servitù...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5699 del 18 aprile 2001
«La costituzione della servitù per destinazione del padre di famiglia, ha come presupposto che due fondi o due parti del medesimo fondo, appartenenti in origine ad un proprietario unico o a più proprietari in comunione, siano stati posti da lui...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3083 del 29 marzo 1994
«L'atto di disposizione del fondo comune, consistente nella costituzione su di esso di un diritto reale di servitù, esige il consenso di tutti i partecipanti alla comunione, in difetto del quale il compimento da parte di uno solo o da alcuni di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 476 del 20 gennaio 1994
«Posto che il partecipante alla comunione può usare della cosa comune per un suo fine particolare, con la conseguente possibilità di ritrarre dal bene una utilità specifica aggiuntiva rispetto a quelle che vengono ricavate dagli altri, con il...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3479 del 11 luglio 1978
«Gli effetti della concessione di servitù da parte di uno dei comproprietari di fondo indiviso sono compiutamente regolari dall'art. 1059 c.c., il quale non prevede la facoltà del proprietario del fondo dominante di chiedere la divisione del fondo...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7476 del 4 giugno 2001
«Qualora un unico fondo pervenga in successione a due eredi, per quote indivise, e poi da questi ultimi in sede di divisione, sia frazionato in porzioni distinte, la situazione di assoggettamento di fatto dell'una all'altra porzione non può...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1853 del 18 marzo 1986
«In tema di costituzione di servitù per destinazione del padre di famiglia, la locuzione «stesso proprietario che abbia posseduto i fondi attualmente divisi», contenuta nell'art. 1062 c.c., va riferita tanto all'ipotesi di proprietario singolo...»