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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 24 del 3 gennaio 2005
«Il diritto alla qualifica superiore previsto dall'art. 2103 c.c. è fondato sullo svolgimento delle mansioni superiori, fatto oggettivo giuridicamente qualificato dal suo presupposto, costituito dal livello delle mansioni svolte. La qualificazione...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1433 del 23 febbraio 1996
«Agli effetti della tutela apprestata dall'art. 2103 c.c. — che attribuisce al lavoratore utilizzato per un certo tempo dal datore di lavoro in compiti diversi e maggiormente qualificanti rispetto a quelli propri della categoria di appartenenza il...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 21021 del 28 settembre 2006
«Per lavoratore assente con diritto alla conservazione del posto di lavoro, la cui sostituzione da parte di altro lavoratore avente una qualifica inferiore non attribuisce a questi — in relazione al disposto dell'art. 2103 c.c. — il diritto alla...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 3581 del 23 febbraio 2004
«L'art. 2103 c.c. pone come presupposto della cosiddetta promozione automatica l'effettiva e sostanziale vacanza del posto ricoperto temporaneamente dal sostituto, quale condizione (non ricorrente nel caso della semplice pausa feriale e neppure,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2642 del 11 febbraio 2004
«Ai fini dell'insorgenza del diritto all'assegnazione definitiva alle mansioni superiori ai sensi dell'art. 2103 c.c., il periodo di espletamento delle suddette mansioni può anche essere non continuo, bensì costituito dalla somma di distinti...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 26920 del 10 novembre 2008
«Il provvedimento del datore di lavoro avente ad oggetto il trasferimento di sede di un lavoratore, non adeguatamente giustificato a norma dell'art. 2103 c.c., determina la nullità dello stesso ed integra un inadempimento parziale del contratto di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 24658 del 6 ottobre 2008
«In caso di trasferimento del lavoratore da una unità produttiva all'altra, si realizza un mutamento definitivo e non temporaneo del luogo di lavoro, in ciò differenziandosi dall'istituto della trasferta, che resta caratterizzato dalla temporaneità...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11103 del 15 maggio 2006
«La nozione di trasferimento del lavoratore, ai sensi dell'art. 2103, primo comma (ultima parte), c.c., implica ordinariamente il mutamento definitivo del luogo geografico di esecuzione della prestazione, il quale, non è di per sè idoneo a...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6117 del 22 marzo 2005
«In tema di trasferimento del lavoratore e con riferimento alla sussistenza delle ragioni organizzative e produttive riferite alla sede di partenza, ai fini della prova che deve fornire il datore di lavoro, rileva — non la dislocazione urbana degli...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7440 del 3 giugno 2000
«La collocazione e il successivo spostamento del personale nei vari reparti dell'azienda è un momento essenziale del potere autorganizzativo del datore di lavoro, di per sé sottratto ai limiti relativi ai trasferimenti, e quindi non sindacabile in...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 3207 del 26 marzo 1998
«Nel comportamento del dipendente può essere configurabile al tempo stesso sia un fatto rilevante sotto il profilo disciplinare, sia una delle ragioni tecniche, organizzative e produttive che consentono, a norma dell'art. 2103 c.c., il...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 15889 del 14 agosto 2004
«L'istituto della trasferta presuppone che lo spostamento del lavoratore sia determinato da fatti occasionali e contingenti, implicanti di volta in volta singole decisioni del datore di lavoro, mentre la prolungata permanenza in varie sedi di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1752 del 16 febbraio 2000
«L'aperta contestazione di direttive aziendali — specialmente se accompagnata da modalità comportamentali dirette a contestare pubblicamente il potere direttivo del datore di lavoro — configura una violazione del disposto dell'art. 2104, secondo...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9056 del 19 aprile 2006
«Il dovere di fedeltà, sancito dall'art. 2105 c.c., si sostanzia nell'obbligo del lavoratore di tenere un comportamento leale verso il datore di lavoro e di tutelarne in ogni modo gli interessi; pertanto, rientra nella sfera di tale dovere il...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 519 del 16 gennaio 2001
«L'obbligo di fedeltà di cui all'art. 2105 c.c. e quelli, ad esso collegati, di correttezza e buona fede, cui è tenuto il dipendente nell'esecuzione del contratto di lavoro devono essere riferiti esclusivamente ad attività «lecite»...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11432 del 16 maggio 2006
«In mancanza di una previsione contrattuale che obblighi il lavoratore alla prestazione lavorativa di sabato, il comportamento, anche se protratto per lungo tempo, di mancata opposizione alla prestazione dell'attività lavorativa nella giornata di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 19358 del 10 settembre 2010
«Nel rapporto di lavoro subordinato, il tempo occorrente per indossare la divisa aziendale, ancorché relativo a fase preparatoria del rapporto, deve essere autonomamente retribuito ove la relativa prestazione, pur accessoria e strumentale rispetto...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5380 del 15 aprile 2002
«Deve qualificarsi lavoro straordinario ad ogni effetto legale e contrattuale, in forza dei principi desumibili dagli am. 2107 e 2108 c.c., ogni prestazione eccedente l'orario ordinario fissato dalla legge, dal contratto collettivo o da un...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2645 del 7 febbraio 2007
«In ossequio alla norma dell'art. 2108 c.c. per la quale il lavoro straordinario deve essere compensato con un aumento di retribuzione rispetto al lavoro ordinario, nel determinare i criteri di calcolo di tale compenso, il giudice, in assenza di un...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7745 del 6 agosto 1998
«Ai fini della determinazione della base di calcolo del compenso dovuto in caso di superamento dell'orario normale legale (cosiddetto straordinario legale) la nozione di retribuzione quale prevista dalla disciplina legale, tanto del codice civile...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 3302 del 7 marzo 2001
«Il lavoro notturno prestato con caratteri di periodicità regolare costituisce una modalità temporale propria delle mansioni svolte nelle ore notturne, piuttosto che un prolungamento di durata delle medesime, e, pertanto, esso, non essendo...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 89 del 5 gennaio 2001
«...(Fattispecie relativa all'accordo aziendale 12 dicembre 1986 per i dipendenti dell'Azienda Municipalizzata dell'Acquedotto di Napoli, cui non era applicabile ratione temporis la nuova disciplina ex art. 13 legge 24 giugno 1997, n. 196).»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4435 del 4 marzo 2004
«Ove la contrattazione collettiva preveda, quale ipotesi di giusta causa di licenziamento, l'omessa o tardiva presentazione del certificato medico in caso di assenza per malattia oppure l'inadempimento di altri obblighi contrattuali specifici da...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 13674 del 7 giugno 2010
«Il diritto dei lavoratori turnisti ad essere compensati per la particolare penosità del lavoro svolto in relazione a prestazioni lavorative comportanti turni di sette giorni consecutivi può essere soddisfatto, oltre che con supplementi di paga o...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6904 del 26 maggio 2000
«Nell'ipotesi in cui il lavoro si protrae per più di sei giorni consecutivi con godimento del giorno di riposo compensativo con periodicità differente rispetto a quella ordinaria, va corrisposto, in aggiunta al compenso destinato a retribuire la...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6446 del 8 luglio 1994
«Il lavoratore turnista che presti la propria opera per sette o più giorni consecutivi, pur godendo complessivamente di riposi in ragione di uno per settimana, ha diritto, oltre che ad un compenso per la penosità del lavoro domenicale, ad un...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7951 del 12 giugno 2001
«L'esatta determinazione del periodo feriale, presupponendo una valutazione comparativa di diverse esigenze, spetta unicamente all'imprenditore quale estrinsecazione del generale potere organizzativo e direttivo dell'impresa; al lavoratore compete...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1557 del 11 febbraio 2000
«Il potere attribuito all'imprenditore, a norma dell'art. 2109 c.c., di fissare il periodo di godimento delle ferie da parte dei dipendenti implica anche quello di modificarlo pur in difetto di fatti sopravvenuti, in base soltanto a una...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5393 del 7 maggio 1992
«Il lavoratore (subordinato) non può, contro l'espresso diniego dell'imprenditore, assentarsi unilateralmente, a titolo di ferie o di permessi, in un periodo, da lui scelto arbitrariamente, che non coincida con quello stabilito dall'imprenditore...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 13953 del 16 giugno 2009
«In tema di rapporto di lavoro dirigenziale, non spetta a tutti i dirigenti, in quanto tali, la piena autonomia decisionale nella determinazione del se e quando godere delle ferie, non potendo presumersi il contrario in forza del principio per cui...»