-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 23684 del 3 giugno 2015
«Quando il comportamento aggressivo nei confronti del pubblico ufficiale non sia diretto a costringere il soggetto a fare un atto contrario ai propri doveri o ad omettere un atto dell'ufficio, ma sia solo espressione di volgarità ingiuriosa e di...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 24554 del 5 giugno 2013
«Il delitto di resistenza a pubblico ufficiale assorbe soltanto quel minimo di violenza che si concretizza nella resistenza opposta al pubblico ufficiale che sta compiendo un atto del proprio ufficio, non anche degli ulteriori atti violenti che,...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 52005 del 12 dicembre 2014
«Gli ufficiali ed agenti della Polizia di Stato sono considerati in servizio permanente nel senso che non cessano dalla loro qualifica di pubblici ufficiali pur se liberi dal servizio, essendo anche in tali circostanze tenuti ad esercitare le...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 24684 del 11 giugno 2015
«Ai fini della configurabilità del reato previsto dall'art. 349 c.p., non occorre che i sigilli siano stati materialmente apposti, né tanto meno che gli stessi siano stati oggetto di rottura o di rimozione, essendo sufficiente l'esistenza di...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 6685 del 4 giugno 1992
«La L. 26 aprile 1990, n. 86 non ha ristretto il concetto di pubblico ufficiale, ma lo ha ampliato correlandolo all'attività in concreto espletata dall'agente, indipendentemente dallo stato giuridico, onde la qualità di pubblico ufficiale va...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 249 del 9 marzo 1992
«La L. 26 aprile 1990, n. 86, ha ampliato la nozione di incaricato di pubblico servizio, correlandola all'attività in concreto espletata dall'agente, indipendentemente dal suo ruolo giuridico e di un effettivo rapporto di subordinazione con l'ente...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5575 del 13 maggio 1998
«Ai sensi dell'art. 357 c.p., è pubblico ufficiale non solo colui il quale con la sua attività concorre a formare quella dello Stato o degli altri enti pubblici, ma anche chi è chiamato a svolgere attività avente carattere accessorio o sussidiario...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5816 del 18 maggio 1995
«Gli allievi della scuola di polizia, espletando attività solo discente, non sono ancora investiti di pubbliche funzioni e solo quando vengono mandati in servizio di ordine pubblico investono tali funzioni in quanto manifestano la volontà dello...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 138 del 18 gennaio 1994
«Né ai fini della qualificazione come pubblico servizio di una attività esercitata da soggetto privato è necessario che la stessa costituisca oggetto di un provvedimento amministrativo (es. concessione) che legittimi l'esercizio dell'attività...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 14625 del 27 aprile 2006
«Al conducente di un mezzo di pubblico trasporto deve attribuirsi la qualifica di persona incaricata di un pubblico servizio, perché svolge un'attività non soltanto di natura materiale, in quanto egli non si limita alla semplice guida del mezzo,...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 263 del 16 gennaio 1995
«Il custode di beni di cui sia certa la titolarità e l'appartenenza allo Stato in attesa che l'amministrazione provveda ad una loro destinazione d'uso è, alla stregua dell'art. 358 c.p., come «novellato» dall'art. 18 della L. 26 aprile 1990, n. 86,...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 37795 del 25 ottobre 2010
«Non integra il delitto di calunnia l'esposizione di circostanze di fatto inidonee ad indicare taluno come colpevole di fatti costituenti reato, anche quando il soggetto attivo, sulla base dei dati prospettati all'autorità giudiziaria, manifesti...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4819 del 16 aprile 1999
«Il motivo è futile quando la spinta al reato manca di quel minimo di consistenza che la coscienza collettiva esige per operare un collegamento accettabile sul piano logico con l'azione commessa. La futilità, così intesa, appartiene, dunque, alla...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4751 del 3 aprile 1990
«Per la sussistenza della circostanza aggravante di cui all'art. 61, n. 2, c.p., è necessario accertare che la volontà dell'agente, al momento della commissione del reato-mezzo (aggravato dalla circostanza), era diretta al fine di commetterne od...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 14540 del 12 aprile 2011
«Ai fini dell'applicazione della causa di giustificazione di cui all'art. 51 c.p. è necessario che l'attività posta in essere costituisca una corretta estrinsecazione delle facoltà inerenti al diritto che viene in considerazione, nel senso che il...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 49019 del 22 dicembre 2004
«In tema di diffamazione a mezzo stampa, l'attribuzione di una condotta intenzionale, che può integrare gli estremi di reato, supera certamente il limite della continenza, ed esclude, pertanto, la scriminante del diritto di critica (art. 51 c.p.),...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 13933 del 2 aprile 2015
«Le circostanze di persona che, ai sensi dell'art. 61 n. 5 cod. pen. aggravano il reato quando l'agente ne approfitti possono consistere in uno stato di debolezza fisica o psichica in cui la vittima del reato si trovi per qualsiasi motivo; ne...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1037 del 25 gennaio 1986
«In riferimento alla circostanza aggravante speciale prevista dall'art. 576, n. 3 c.p., l'evaso deve considerarsi equiparato al latitante sia perché, come questi, costituisce un grave e costante pericolo sociale per le stesse condizioni di vita,...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 20039 del 20 maggio 2011
«La circostanza aggravante dell'essere il fatto commesso con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione o a un pubblico servizio è configurabile nel caso di reato ascrivibile a un dipendente dell'amministrazione...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 12558 del 16 marzo 2004
«Ai fini della configurabilità dell'attenuante della provocazione occorrono: a) lo «stato d'ira» costituito da una situazione psicologica caratterizzata da un impulso emotivo incontenibile, che determina la perdita dei poteri di autocontrollo,...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3067 del 26 marzo 1996
«Lo «stato d'ira» previsto, quale circostanza attenuante, dall'art. 62 n. 2 c.p., proprio perché — diversamente dall'«impeto d'ira» di cui parlava il codice penale previgente — può consistere anche in un'alterazione emotiva che si protrae nel...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6352 del 23 giugno 1993
«A differenza dell'esimente della provocazione, prevista dall'art. 599, secondo comma, c.p., per l'attenuante di cui all'art. 62, n. 2, c.p., non è richiesto che la reazione iraconda segua immediatamente il fatto ingiusto, come è anche dimostrato...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10006 del 26 settembre 1991
«Invero, per quanto lo stato d'ira, che costituisce uno degli elementi della fattispecie in cui si compendia l'attenuante di cui all'art. 62, n. 2, c.p., possa risorgere al ricordo dell'ingiustizia patita e dar luogo ad un comportamento criminoso...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4235 del 7 marzo 2000
«Nella ipotesi in cui il giudice, con detta sentenza, qualifichi differentemente il fatto contestato, inquadrandolo in una figura criminosa diversa meno grave, è a tale nuova qualificazione che deve aversi riguardo per verificare se permangano le...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7104 del 12 giugno 1998
«Poiché l'attenuante di cui all'art. 62 n. 4 c.p. prende in considerazione il solo aspetto oggettivo del danno o del lucro, essa può configurarsi anche quando persona offesa dal reato sia lo Stato o altro ente pubblico, sicché il giudice non deve...»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 13068 del 30 dicembre 1994
«Ai fini della concessione dell'attenuante di cui all'art. 62, n. 4, c.p., l'entità del danno deve essere valutata con riferimento al complessivo pregiudizio economico subito dalla persona offesa, e non già, al mero valore intrinseco dell'oggetto...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9098 del 6 ottobre 1993
«... La tutela penale ha come oggetto non il patrimonio dello Stato, ma l'interesse pubblico, di rango costituzionale, all'osservanza dell'obbligo dei cittadini di concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Non...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 59 del 8 gennaio 2003
«Non è configurabile il reato di favoreggiamento personale (art. 378 c.p.) allorché sia accertata l'insussistenza obiettiva del reato presupposto. (In applicazione di tale principio la S.C. ha ritenuto insussistenti gli estremi del reato di cui...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 773 del 21 gennaio 1999
«... La ricerca della verità in ordine all'accertamento dei reati ha infatti bisogno di una pluralità di elementi, il cui apporto non può essere rimesso al giudizio del singolo. Per la configurabilità del delitto di cui all'art. 378 c.p., inoltre,...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11159 del 23 novembre 1982
«Tuttavia il tentativo è ammissibile tutte le volte in cui il mezzo adoperato sia in sé idoneo a concretizzare l'aiuto, ma quest'ultimo non si realizza per cause indipendenti dalla volontà del soggetto attivo ed indipendentemente dalla sua concreta...»