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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 12268 del 2 aprile 2012
«Integra il delitto di cui all'art. 497 bis, comma primo, c.p. (Possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi), il mero possesso di un documento falso valido per l'espatrio, considerato che la fattispecie normativa di cui all'art....»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5061 del 9 febbraio 2012
«Il possesso di una carta d'identità contraffatta integra il delitto previsto dall'art. 497 bis c.p. solo se il documento contenga la clausola di validità per l'espatrio.»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 15833 del 23 aprile 2010
«Il delitto di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi (art. 497 "bis" c.p.) si distingue da quello di uso di atto falso (art. 489 c.p.) in quanto, sul piano strutturale, prescinde dall'esclusione di qualsiasi forma di...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 46831 del 17 dicembre 2007
«Integra il delitto di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi (art. 497 bis c.p.), il possesso di una carta di identità falsa rilasciata dall'autorità bulgara, considerato che il passaggio dallo Stato di appartenenza ad...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 35885 del 1 ottobre 2007
«Integra il delitto di cui all'art. 497 bis c.p. (possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi) — introdotto dall'art. 10, comma quarto, D.L. 27 gennaio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, nella L. 31 luglio 2005, n. 155...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4033 del 29 aprile 1985
«Nel delitto di cui all'art. 496 c.p. (come anche in quello previsto dall'art. 495 c.p.) l'inganno è rivolto alla pubblica amministrazione e consiste in false risposte (o attestazioni) su qualità personali giuridicamente rilevanti. Si ha invece il...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 35075 del 29 settembre 2010
«Integra l'elemento psicologico del delitto di lesioni volontarie anche il dolo eventuale, ossia la mera accettazione del rischio che la manomissione fisica della persona altrui possa determinare effetti lesivi.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6773 del 4 luglio 1996
«Per la sussistenza del dolo nel delitto di lesioni personali, non è necessario che la volontà dell'agente sia diretta alla produzione di conseguenze lesive, essendo sufficiente l'intenzione di infliggere all'altrui persona una violenza fisica;...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3329 del 14 marzo 1988
«In ordine al reato di lesioni volontarie il dolo consiste nella cosciente volontà del fatto e, inoltre, nella volontà dell'evento giuridico e cioè dell'offesa dell'interesse tutelato dalla norma, e poiché tale risultato si considera voluto non...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11781 del 7 dicembre 1982
«Nel delitto di lesioni personali volontarie l'elemento psicologico consiste nella volontà consapevole di attentare all'incolumità fisica altrui. E poiché l'atto di violenza fisica può avere, secondo le circostanze, effetti più o meno gravi, quando...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 969 del 19 ottobre 1970
«Nel caso di delitto tentato di lesione personale bisogna far riferimento al comma primo dell'art. 582 c.p. che disciplina l'ipotesi tipica del delitto di lesioni consumato, non potendo trovare applicazione il disposto del capoverso della suddetta...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 12936 del 19 novembre 1986
«Il delitto di lesioni personali volontarie non può ritenersi assorbito in quello di maltrattamenti in famiglia, trattandosi di illeciti che concorrono materialmente tra loro per la diversa obiettività giuridica.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7388 del 23 luglio 1985
«I reati di percosse e di lesioni personali volontarie hanno in comune l'elemento soggettivo, che consiste nella volontà di colpire taluno con violenza fisica. L'unica differenza tra i due reati va ravvisata nelle conseguenze che la violenza...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5696 del 17 giugno 1986
«La norma di cui all'art. 583 c.p., non delinea un'autonoma figura di delitto, ma prevede delle semplici circostanze in quanto le ipotesi prese in considerazione non implicano una modificazione dell'essenza del reato di lesioni personali, ma...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 41095 del 20 ottobre 2004
«Il delitto preterintenzionale di cui all'art. 584 c.p., come quello aggravato dall'evento di cui all'art. 586 c.p., è caratterizzato dal verificarsi di un evento non voluto, che comporta un più severo trattamento sanzionatorio; pertanto, esso è...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 791 del 8 gennaio 2013
«L'elemento soggettivo del delitto di omicidio preterintenzionale non è costituito da dolo e responsabilità oggettiva né dal dolo misto a colpa, ma unicamente dal dolo di percosse o lesioni, in quanto la disposizione di cui all'art. 43 c.p. assorbe...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4237 del 29 gennaio 2009
«L'integrazione dell'omicidio preterintenzionale richiede l'accertamento di una condotta dolosa (atti diretti a percuotere o a ledere) e di un evento (morte) legato eziologicamente a tale condotta; l'elemento soggettivo del delitto in questione va...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 19838 del 30 aprile 2003
«Sussistendo il delitto di lesioni volontarie nella condotta di colui che inietta sostanza stupefacente nelle vene di un'altra persona in quanto ne determina uno stato di alterazione fisio-psichica, deve rispondere del delitto di omicidio...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5544 del 12 maggio 1992
«Ai fini del delitto di omicidio preterintenzionale, l'elemento psicologico consiste nell'aver voluto l'evento minore (percosse o lesioni) e non anche l'evento più grave (morte) che costituisce solo la conseguenza diretta della condotta...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 6403 del 3 maggio 1990
«L'omicidio preterintenzionale si differenzia da quello previsto dall'art. 586 c.p. (morte come conseguenza di altro delitto) perché nel primo delitto l'attività del colpevole è diretta a realizzare un fatto che, ove non si verificasse la morte,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 19056 del 17 maggio 2007
«In tema di responsabilità penale per morte come conseguenza non voluta del delitto di cessione di sostanze stupefacenti, è necessario che il comportamento che venga posto in relazione di causa-effetto con la morte della vittima integri la...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 14302 del 21 aprile 2006
«In tema di responsabilità penale per morte o lesioni costituenti conseguenza non voluta di altro delitto doloso (art. 586 c.p.), si deve ritenere sussistente la responsabilità non sulla base del mero rapporto di causalità materiale (purché non...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1318 del 4 febbraio 1998
«In tema di morte o lesioni come conseguenza di altro delitto, di cui all'art. 586 c.p., la responsabilità per la morte dell'assuntore della droga deve essere affermata non solo in relazione a fatti consistenti nella illecita cessione dello...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 4311 del 13 aprile 1994
«In caso di successive cessioni di sostanza stupefacente, il nesso di causalità tra la prima cessione e la morte dell'ultimo cessionario, sopravvenuta quale conseguenza non voluta dall'assunzione di tale sostanza, non può considerarsi interrotto...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 11965 del 22 novembre 1991
«Lo spacciatore di droga risponde del reato di cui all'art. 586 c.p. nel caso di morte dell'acquirente derivata dall'assunzione della sostanza stupefacente. Il rapporto tra il fatto del delitto doloso (spaccio di stupefacenti e vendita della dose)...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 16609 del 19 dicembre 1990
«Allorché un soggetto abbia ceduto, anche in dose singola, una sostanza stupefacente ad un terzo che ne abbia fatto poi oggetto di trasferimento ad altri, il nesso di causalità tra la prima condotta e la morte dell'ultimo cessionario, sopravvenuta...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4402 del 2 febbraio 2009
«In tema di delitto di rissa, l'aggravante di cui all'art. 588, comma primo, c.p. è applicabile anche nei confronti del compartecipe che abbia riportato lesioni personali, in quanto colui che partecipa volontariamente alla condotta violenta...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 43524 del 8 novembre 2004
«Ai fini della configurazione del delitto di rissa è necessario che un gruppo di persone in numero superiore a tre venga alle mani con il proposito di ledersi reciprocamente; allorché invece un gruppo di persone assalga deliberatamente altre, e...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1729 del 11 febbraio 1988
«Per la sussistenza del delitto di rissa, se è necessaria la presenza di almeno tre corrissanti in un medesimo contesto spazio-temporale, non occorre che gli stessi vengano contemporaneamente ed insieme a vie di fatto, né che la rissa abbia luogo...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4878 del 28 maggio 1984
«Una volta accertata l'intenzione offensiva di tutti i contendenti è irrilevante, ai fini della sussistenza del delitto di rissa, accertare chi per primo sia passato a vie di fatto.»