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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 10372 del 1 settembre 1999
«In tema di diffamazione a mezzo stampa, poiché, qualunque sia la forma grammaticale o sintattica delle frasi o delle locuzioni adoperate, ciò che conta è la loro capacità di ledere o mettere in pericolo l'altrui reputazione, il reato si realizza...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1473 del 6 febbraio 1998
«In tema di diffamazione commessa col mezzo della stampa, il diritto di cronaca non esime di per sè dal rispetto dell'altrui reputazione e riservatezza, ma giustifica intromissioni nella sfera privata dei cittadini solo quando possano contribuire...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2113 del 6 marzo 1997
«L'esercizio del diritto di informazione garantito nel nostro ordinamento deve, ove leda l'altrui reputazione, sopportare i limiti seguenti: a) l'interesse che i fatti narrati rivestano per l'opinione pubblica, secondo il principio della...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2210 del 29 febbraio 1996
«In tema di reato di diffamazione a mezzo stampa, l'attribuzione a taluno, in termini di certezza, di un fatto che è invece rimasto non accertato, non perde il connotato della illiceità sol perché sia inserita all'interno di una determinata analisi...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2329 del 24 febbraio 1994
«In tema di diffamazione a mezzo stampa, per l'attività di scienza opera il principio di libertà fissato dall'art. 33 della Costituzione, senza lo specifico condizionamento della verità del fatto riconosciuto dalla giurisprudenza per la...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7632 del 6 luglio 1992
«Ai fini della configurabilità dell'esimente di cui all'art. 51 c.p. per il reato di diffamazione a mezzo stampa, il diritto di cronaca (e di critica), come ogni diritto si definisce per mezzo dei suoi stessi limiti, che consentono di precisarne il...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1478 del 12 febbraio 1992
«In tema di diffamazione a mezzo stampa, nel caso in cui l'articolo pubblicato non abbia di per sé un contenuto diffamatorio, ma sia il complesso dell'informazione, per le modalità di presentazione e, soprattutto, per i titoli che l'accompagnano,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2489 del 25 febbraio 1991
«In tema di diffamazione a mezzo stampa, lo scopo o il motivo di scherzo che si manifesti in modo suscettivo di ledere la reputazione altrui, non impedisce l'integrazione del reato sia sul piano materiale che su quello psichico. Attribuire,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 832 del 12 gennaio 2006
«In materia di diffamazione, la Corte di cassazione può conoscere e valutare la frase che si assume lesiva della altrui reputazione perché è compito del giudice di legittimità procedere in primo luogo a considerare la sussistenza o meno della...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 23805 del 24 giugno 2005
«In tema di diffamazione, l'applicazione della scriminante del diritto di critica, pur nell'ambito della polemica tra avversari di contrapposti schieramenti od orientamenti di per sé improntata ad un maggior grado di virulenza, presuppone che la...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 30502 del 15 luglio 2013
«In tema di reati contro l'onore, la causa di non punibilità della provocazione sussiste in presenza dell'immediatezza della reazione, concetto questo che va inteso in senso relativo, richiedendo che tra l'insorgere della reazione ed il fatto...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 21455 del 22 maggio 2009
«In tema di ingiuria, la causa di non punibilità della provocazione sussiste non solo quando il fatto ingiusto altrui integra gli estremi dell'illecito civile o penale, ma anche quando esso sia lesivo di regole comunemente accettate nella civile...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 40256 del 28 ottobre 2008
«In tema di ingiuria, il fatto ingiusto altrui idoneo ad integrare la causa di non punibilità della provocazione di cui all'art. 599, comma secondo, c.p. può essere costituito anche dall'esercizio di un diritto che si svolga con modalità ,le quali,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 43087 del 21 novembre 2007
«In tema di delitti contro l'onore, l'esimente della provocazione (art. 599, comma secondo, c.p.) è applicabile anche nel caso in cui la reazione dell'agente sia diretta contro persona diversa dal provocatore, quando quest'ultimo sia legato...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8097 del 27 febbraio 2007
«Ai fini dell'integrazione dell'esimente della provocazione, l'immediatezza della reazione deve essere intesa in senso relativo, avuto riguardo alla situazione concreta e alle stesse modalità di reazione in modo da non esigere una contemporaneità...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 6847 del 14 giugno 1994
«L'esimente della provocazione nel delitto di diffamazione a mezzo stampa opera solo se la reazione si sia manifestata nello stato d'ira immediatamente seguito al fatto ingiusto altrui, a nulla rilevando la mancanza, in quel momento, di...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5111 del 19 maggio 1993
«Ai fini della provocazione quale esimente speciale del reato di ingiuria, fatto ingiusto è quello intrinsecamente illegittimo, ossia contrario alle norme del vivere civile, in antitesi con i principi dell'ordinamento o del diritto naturale. In tal...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4664 del 15 aprile 1992
«In tema di riconoscimento dell'esimente della provocazione di cui all'art. 599 c.p., il fatto ingiusto altrui può costituire provocazione anche se diretto verso persona diversa da colui che reagisce, ma a costui legata, o verso un gruppo...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 13942 del 9 dicembre 1986
«Per l'applicabilità dell'esimente della provocazione, prevista per i reati di ingiuria e di diffamazione del secondo comma dell'art. 599 c.p., occorre che la reazione sia conseguenza di un fatto che per la sua intrinseca illegittimità o per la sua...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 46128 del 15 dicembre 2008
«Integra il delitto di riduzione in schiavitù mediante approfittamento dello stato di necessità altrui, la condotta di chi approfitta della mancanza di alternative esistenziali di un immigrato da un Paese povero, imponendogli condizioni di vita...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 43868 del 1 dicembre 2005
«Nel reato di riduzione in schiavitù, la finalità di sfruttamento, che distingue la fattispecie di cui all'art. 600 c.p. da ogni altra forma di inibizione della libertà personale, non è esclusa dall'eventualità che un margine degli introiti...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1615 del 11 febbraio 1998
«Gli elementi costitutivi o di tipicizzazione dei reati di schiavitù non si desumono solo da specifiche previsioni delle convenzioni di Ginevra, bensì proprio dalle nozioni che le stesse convenzioni propongono, sia di schiavitù come «istituzione»,...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 261 del 16 gennaio 1997
«La condizione analoga alla schiavitù di cui agli artt. 600 e 602 c.p. non si identifica necessariamente con una situazione di diritto, e cioè normativamente prevista, bensì anche con qualunque situazione di fatto con cui la condotta dell'agente...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 14852 del 13 giugno 2013
«Ricorre l'ipotesi della eccezione riconvenzionale (come tale ammissibile anche in appello, secondo la disciplina originaria di cui all'art. 345 c.p.c.) allorquando il fatto dedotto dal convenuto sia diretto provocare il mero rigetto della domanda...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11404 del 17 ottobre 1992
«I due tipi di intervento adesivo, dipendente ed autonomo, sono tra loro inconciliabili, fondandosi su presupposti del tutto diversi e tra loro collidenti, atteso che col primo l'interveniente tende a sostenere, sulla base di un proprio interesse...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 11377 del 3 giugno 2015
«In tema di contratto stipulato da "falsus procurator", la deduzione del difetto o del superamento del potere rappresentativo e della conseguente inefficacia del contratto, da parte dello pseudo rappresentato, integra una mera difesa, atteso che la...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 14376 del 8 luglio 2005
«Con riguardo agli atti costitutivi di garanzia per debito altrui (nella specie, costituzione di pegno su titoli da parte di una società a garanzia delle obbligazioni contestualmente assunte da altra società del medesimo gruppo in dipendenza di...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 33430 del 13 agosto 2008
«Sono legittime le videoriprese eseguite dalla polizia giudiziaria, in assenza di autorizzazione dell'autorità giudiziaria, attraverso un apparecchio esterno a un edificio che ne inquadri l'ingresso, i balconi e il cortile, non configurando esse...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 37530 del 14 novembre 2006
«Sono legittime e pertanto utilizzabili le videoregistrazioni dell'ingresso e del piazzale di accesso a un edificio sede dell'attività di una società commerciale, eseguite dalla polizia giudiziaria dalla pubblica strada, mediante apparecchio...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 14272 del 17 dicembre 1999
«La chiamata di correità, o in reità, può costituire prova della responsabilità penale solo se intrinsecamente attendibile e positivamente riscontrata attraverso elementi oggettivi. Ed invero, i riscontri non possono essere rappresentati da...»