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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3289 del 6 marzo 2003
«Le regole dettate dall'art. 892 c.c. in materia di distanze per gli alberi dai confini, pur essendo sostanzialmente finalizzate ad impedire l'occupazione del fondo altrui da parte delle radici degli alberi posti in prossimità del confine, sono...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 181 del 15 gennaio 1986
«L'assoggettamento del fondo del vicino ad una servitù pubblica di passaggio esonera sia dal rispetto delle distanze di cui all'art. 905 c.c. (apertura di vedute dirette e balconi), che dall'obbligo dell'osservanza delle prescrizioni di cui...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10167 del 9 maggio 2011
«In tema di distanze per l'apertura di vedute e balconi, la semplice esistenza di un terreno sopraelevato, senza che vi sia un parapetto che consenta l'affaccio sul fondo del vicino, esclude l'obbligo di distanziarsi dal fondo predetto ai sensi...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 2827 del 30 ottobre 1973
«... La regola dettata dall'ultimo comma dell'art. 905, c.c. — secondo la quale la distanza per l'apertura di vedute dirette e balconi non si applica quando tra i due fondi vicini ci sia una via pubblica — è applicabile anche alle vie private...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1246 del 4 febbraio 2000
«In tema di opera eseguita dal terzo con materiali propri su suolo altrui, ove il terzo abbia trasferito l'opera stessa ad altro soggetto dietro pagamento del valore dei materiali e dell'attività occorsi per la sua realizzazione, il rapporto fra...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5133 del 27 febbraio 2008
«L'applicabilità della disposizione dell'art. 938 c.c. in tema di c.d. accessione invertita — per la quale si esige la buona fede dell'occupante, intesa come ragionevole convincimento di costruire sul proprio suolo, di per sé non dimostrata dalla...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3483 del 26 aprile 1990
«In tema di condominio degli edifici, la presunzione di comunione, di cui all'art. 1117 c.c., opera anche con riguardo a cose oggettivamente e stabilmente destinate al servizio di edifici vicini autonomi, insistenti su un'area appartenente ai...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 345 del 10 gennaio 2011
«La buona fede rilevante ai fini dell'accessione invertita di cui all'art. 938 c.c. consiste nel ragionevole convincimento del costruttore di edificare sul proprio suolo e di non commettere alcuna usurpazione. Essa, in assenza di una previsione...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3058 del 30 marzo 1999
«La buona fede rilevante ai fini dell'accessione invertita ex art. 938 c.c. consiste nel ragionevole convincimento del costruttore di edificare sul proprio suolo e di non commettere alcuna usurpazione. Il predetto stato soggettivo deve sussistere...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 696 del 20 marzo 2000
«In ragione del rinvio all'art. 278 c.p.p. contenuto nell'art. 379 c.p.p., ai fini dell'applicazione delle norme sull'arresto in flagranza, si deve avere riguardo alla pena stabilita dalla legge per ciascun reato consumato o tentato. Ne consegue,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 509 del 18 gennaio 1995
«L'assoggettamento di una strada privata a servitù di uso pubblico non elimina l'interesse del proprietario ad agire in negatoria servitutis nei confronti dei proprietari frontisti che abbiano aperto accessi diretti dai loro fondi su detta...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 23291 del 27 ottobre 2006
«Quando la porzione di immobile facente parte di un condominio è oggetto del diritto di usufrutto, l'atto dal quale tale situazione deriva, se debitamente trascritto, è opponibile erga omnes e quindi anche al condominio, il quale è tenuto ad...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5034 del 26 febbraio 2008
«La differenza, dal punto di vista sostanziale e contenutistico, tra il diritto reale d'uso e il diritto personale di godimento è costituita dall'ampiezza ed illimitatezza del primo, in conformità al canone della tipicità dei diritti reali,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 14734 del 14 novembre 2000
«L'art. 1037 c.c., il quale stabilisce che chi vuol fare passare le acque sul fondo altrui deve dimostrare che può disporre dell'acqua durante il tempo per cui chiede il passaggio, va inteso nel senso che il titolare del fondo dominante che chiede...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10702 del 14 dicembre 1994
«Ai sensi dell'art. 1051, comma 3, c.c., è necessario, perché possa essere accolta la richiesta di ampliamento coattivo di una servitù di passaggio (che sia realizzabile in concreto nei limiti dei criteri fissati dal comma 2), che ricorra l'utilità...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2994 del 17 febbraio 2004
«Il requisito dell'apparenza (senza il quale, ai sensi dell'art. 1061 c.c., la servitù non può essere usucapita né acquistata per destinazione del padre di famiglia) deve essere legato ad una situazione oggettiva di fatto di per sé rivelatrice...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 16956 del 29 novembre 2002
«Ai fini della tutela del possesso di una servitù, per accertare e qualificare la relazione di fatto instauratasi fra il ricorrente ed il fondo che si assume servente non è sufficiente avere riguardo alla pratica dell'anno precedente al preteso...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5396 del 6 novembre 1985
«Il principio secondo cui l'impossibilità di fatto di usare della servitù o il venir meno dell'utilità della medesima non fanno estinguere la servitù se non è decorso il termine di venti anni ex artt. 1073 e 1074 c.c., si applica qualunque sia la...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4617 del 27 febbraio 2007
«L'uso paritetico della cosa comune, che va tutelato, deve essere compatibile con la ragionevole previsione dell'utilizzazione che in concreto faranno gli altri condomini della stessa cosa, e non anche della identica e contemporanea utilizzazione...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8808 del 30 maggio 2003
«La nozione di pari uso della cosa comune cui fa riferimento l'art. 1102 c.c — che in virtù del richiamo contenuto nell'art. 1139 c.c. è applicabile anche in materia di condominio negli edifici — non va intesa nel senso di uso identico e...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2816 del 5 giugno 1978
«Il diritto del condomino di usare le parti comuni dell'edificio, purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri condomini di farne parimenti uso (artt. 1102 e 1139 c.c.), implica per questi ultimi l'obbligo di comportarsi in modo...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8830 del 3 giugno 2003
«In applicazione del principio secondo il quale, in tema di comunione, ciascun comproprietario ha diritto di trarre dal bene comune un'utilità maggiore e più intensa di quella tratta eventualmente in concreto dagli altri comproprietari, purché non...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1132 del 11 febbraio 1985
«Il proprietario di un appartamento sito in un edificio condominiale non può eseguire nella sua proprietà esclusiva opere che, in contrasto con quanto stabilito dalla norma dell'art. 1122 c.c., rechino danno alle parti comuni dell'edificio stesso,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 179 del 14 gennaio 1977
«Gli sporti che il singolo condomino ha diritto di costruire sul cortile comune debbono essere concretamente realizzati in maniera che non venga alterata la destinazione di tale cortile, che è principalmente quella di fornire luce ed aria agli...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 312 del 18 gennaio 1982
«L'uso indiretto della cosa comune (nella specie mediante locazione) incidendo sull'estensione del diritto reale che ciascun comunista possiede sull'intero bene indiviso, può essere disposto dal giudice o deliberato dall'assemblea dei condomini a...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9 del 10 gennaio 1990
«Nel condominio degli edifici la disciplina delle parti comuni, o presuntivamente dichiarate tali dall'art. 1117 c.c., è informata ai principi dell'indivisibilità e della loro inseparabilità, in ragione della loro destinazione al relativo servizio,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1719 del 17 febbraio 1995
«Nel caso in cui cessi l'uso di un impianto di riscaldamento condominiale non viene meno per questa sola ragione il compossesso dei singoli comproprietari sulla relativa canna fumaria, sia perché è riconducibile ai poteri del titolare di un diritto...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4652 del 27 aprile 1991
«In tema di condomino degli edifici, il principio stabilito dall'art. 1118 c.c., secondo cui il condomino non può, rinunciando al suo diritto sulle cose comuni, sottrarsi all'obbligo di concorrere nelle spese necessarie per la loro conservazione,...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 9148 del 8 aprile 2008
«In riferimento alle obbligazioni assunte dall'amministratore, o comunque, nell'interesse del condominio, nei confronti di terzi in difetto di un'espressa previsione normativa che stabilisca il principio della solidarietà, trattandosi di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8292 del 19 giugno 2000
«In tema di oneri condominiali, la funzione ed il fondamento delle spese occorrenti per la conservazione dell'immobile si distinguono dalle esigenze che presiedono alle spese per il godimento dello stesso, come è dato evincere, in via di principio...»