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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11971 del 13 dicembre 1985
«Nel caso di evento mortale, conseguente all'esplosione di proiettili di arma da fuoco verso terra che attingono, dopo il rimbalzo, persone successivamente decedute, il giudice, al fine di individuare la natura del reato (omicidio volontario o...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 7366 del 22 luglio 1996
«Qualora un soggetto venga condannato per spaccio di droga e per il reato di cui all'art. 586 c.p., in quanto la persona alla quale aveva fornito lo stupefacente, caduta in stato soporoso a seguito dell'assunzione della sostanza, era deceduta in...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 11965 del 22 novembre 1991
«Non spiegano, pertanto, alcuna influenza sulla giuridica esistenza del nesso di causalità né l'essere quelle concause dipendenti od indipendenti dal comportamento del colpevole e nemmeno l'avere le stesse una maggiore prossimità all'evento oppure...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 31219 del 29 luglio 2009
«Con l'ipotesi delittuosa di rissa aggravata a norma dell'art. 588, comma secondo, c.p. concorrono, con riguardo al solo corissante autore degli ulteriori fatti, i reati di lesioni personali e omicidio da costui commessi nel corso della contesa,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3866 del 19 maggio 1986
«L'esimente della legittima difesa non è applicabile al delitto di rissa quando manchino i requisiti dell'involontarietà del pericolo e della proporzionalità della difesa. (Nella specie la Suprema Corte ha negato che ricorressero gli estremi per la...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 47218 del 28 novembre 2013
«Il delitto di cui all'art. 648 ter cod. pen. è configurabile anche se per il reato presupposto, commesso all'estero, sia stata disposta dall'autorità giudiziaria straniera l'archiviazione per ragioni esclusivamente processuali che non escludono la...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 47375 del 14 dicembre 2009
«In tema di riciclaggio, la consapevolezza dell'agente in ordine alla provenienza dei beni da delitti può essere desunta da qualsiasi elemento e sussiste quando gli indizi in proposito siano così gravi ed univoci da autorizzare la logica...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 11895 del 18 marzo 2009
«Integra il reato di riciclaggio lo spostamento in territorio estero extracomunitario, a fine di successiva vendita e reimmatricolazione, di un autoveicolo di provenienza furtiva qualora l'agente ponga in essere altre attività idonee ad ostacolare...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1024 del 13 gennaio 2009
«Anche il delitto d'associazione di tipo mafioso può costituire il presupposto di quello di riciclaggio, atteso che lo stesso è di per sé idoneo a produrre proventi illeciti, come dimostra il fatto che tra gli scopi dell'associazione vi è anche...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 27292 del 21 giugno 2013
«Il concorrente nel delitto associativo di stampo mafioso può essere chiamato a rispondere in quello di riciclaggio dei beni provenienti dall'attività associativa, sia quando il delitto presupposto sia da individuarsi nei delitti-fine, attuati in...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2074 del 16 gennaio 2013
«Il delitto di riciclaggio, che può essere occasionalmente commesso per mezzo della falsificazione di un documento, non assorbe il relativo delitto di falso documentale, non essendo possibile considerare il primo delitto come reato complesso...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 40354 del 8 novembre 2011
«Il concorrente nel delitto associativo mafioso può essere chiamato a rispondere del delitto di riciclaggio dei beni provenienti dall'attività associativa, sia quando il delitto presupposto sia da individuarsi nei delitti fine, attuati in...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 36779 del 7 novembre 2006
«Costituisce riciclaggio e non ricettazione la condotta di colui che non solo pone in contatto l'acquirente e il venditore, ma che interviene materialmente nel trasferimento del bene in quanto mentre la mediazione è un'attività accessoria al...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 13028 del 12 novembre 1999
«L'attenuante del ravvedimento operoso di cui all'art. 62 c.p. presuppone che il soggetto, dopo la consumazione del reato, si adoperi fattivamente per eliminare o attenuare le conseguenze dannose o pericolose del commesso reato; essa non può essere...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1285 del 13 febbraio 1997
«Ne consegue che l'attenuante non è applicabile a favore dell'autore di un delitto quando il fatto apparentemente ingiusto della vittima, cui l'agente abbia reagito, sia stato determinato a sua volta da un precedente comportamento ingiusto dello...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7033 del 11 luglio 1996
«Lo schema dell'impedimento volontario dell'evento (cosiddetto recesso attivo) si differenzia da quello dell'attenuante di cui all'art. 62 n. 6 c.p. (attivo ravvedimento): ed invero nel primo caso, ad attività criminosa compiuta, e mentre è in...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6863 del 14 giugno 1994
«Essa non si ricollega al reato, bensì alla «attività criminosa», che è espressione sicuramente più lata e può comprendere il fatto contestato, senza esaurirsi in esso; non si riferisce al danno criminale o al pericolo di esso, ma a «conseguenze...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 467 del 20 gennaio 1992
«Per conseguenze dannose o pericolose del reato devono intendersi quelle concernenti il danno penale causato dal reato stesso, cioè quello strettamente inerente alla lesione o al pericolo di lesione del bene giuridico specificamente tutelato dalla...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 11024 del 20 dicembre 1996
«Trattasi di atteggiamenti psicologici che vanno ricostruiti affidandosi agli elementi sintomatici evidenziati dal comportamento del soggetto, riconoscendo significato dirimente al rapporto tra lo scopo principale perseguito e l'evento diverso...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 20499 del 24 maggio 2002
«Ai fini dell'applicazione della circostanza aggravante di cui all'art. 7 D.L. 13 maggio 1991, n. 152, convertito in L. 12 luglio 1991, n. 203 (aver commesso il delitto avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416 bis c.p. ovvero al fine di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 38486 del 25 ottobre 2011
«Il principio secondo cui l'identità del disegno criminoso del reato continuato viene meno per fatti imprevedibili come la detenzione o la condanna non si può automaticamente applicare a contesti delinquenziali, come quelli determinati dalle...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6843 del 20 febbraio 2001
«Il giudice d'appello cui sia espressamente richiesta l'applicazione della continuazione con altri fatti già coperti da giudicato, non può rimettere la decisione al giudice dell'esecuzione, né può sottrarsi alla decisione affermando che la...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2280 del 28 gennaio 1993
«Ai fini della determinazione dei criteri di irrogazione della pena, non occorre nella motivazione una «parte spaziale autonoma» essendo sufficiente che i relativi criteri siano indicati nell'intero corpo della decisione.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7736 del 30 giugno 1988
«Mentre la norma di cui all'art. 83 c.p. disciplina il caso della realizzazione di un evento di natura diversa da quello che l'agente si proponeva (aberratio delicti) l'art. 82, invece, prevede l'errore che cade sull'oggetto materiale (persona o...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4210 del 7 maggio 1985
«...per il reato più grave. Pertanto, tale aumento di pena, servendo esso stesso a determinare la pena edittale base ex art. 82 comma secondo, c.p., non rientra nel calcolo imposto del riconoscimento di combinazione o di circostanza aggravante.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9983 del 27 ottobre 1982
«La fattispecie prevista dall'art. 82 secondo comma c.p. dà luogo ad un reato unico sia sotto i profili degli elementi oggettivo e soggettivo che sotto quello del nesso di causalità materiale. Ne consegue che tale unicità rende applicabile...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 470 del 23 gennaio 1981
«L'offesa a persona diversa, oltre quella alla quale era diretta l'offesa, rappresenta l'elemento consecutivo di un unico reato punibile unitariamente con la pena più grave aumentata fino alla metà: il reato meno grave, infatti, rimane assorbito...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 15990 del 10 maggio 2006
«L'art. 82 c.p., che disciplina l'aberratio ictus prevede l'errore che cade sull'oggetto materiale (persona o cosa) del reato, nel senso che il reato, invece di offendere il bene-interesse cui l'offesa era diretta, lede lo stesso bene-interesse di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 43234 del 30 novembre 2001
«Le circostanze di reato attinenti all'intensità del dolo, tra le quali deve ricomprendersi la premeditazione prevista dall'art. 577, comma primo, n. 3, c.p., sono valutabili a carico dell'agente anche nel caso dell'aberratio ictus, di cui all'art....»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 48841 del 5 dicembre 2013
«In tema di imputabilità, ai fini del riconoscimento del vizio totale o parziale di mente, possono rientrare nel concetto di "infermità" anche i disturbi della personalità o comunque tutte quelle anomalie psichiche non inquadrabili nel ristretto...»