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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5311 del 16 novembre 1978
«Colui che interviene volontariamente nel giudizio deve osservare le forme di cui all'art. 267 c.p.c. L'inosservanza di queste forme non comporta, tuttavia, la nullità dell'intervento, se sia stata egualmente raggiunta la finalità di assicurare il...»
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Cassazione civile, Sez. VI-3, sentenza n. 10579 del 7 maggio 2013
«Il terzo, chiamato in causa su istanza di parte, non può eccepire l'irritualità della stessa per mancata osservanza delle prescrizioni stabilite dall'art. 269, secondo comma, cod. proc. civ., essendo al riguardo carente di interesse, atteso che il...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 984 del 19 gennaio 2006
«La chiamata del terzo disposta, ex art. 106 c.p.c., ad istanza di parte è rimessa alla esclusiva valutazione discrezionale del giudice del merito, sicché l'esercizio del relativo potere non può formare oggetto d'impugnazione né, tantomeno, è...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 3156 del 5 marzo 2002
«Il concetto di «prima udienza» ex art. 269 c.p.c., agli effetti della chiamata del terzo, deve essere inteso in senso non meramente cronologico, bensì sostanziale, come indicativo della fase in cui si abbia una effettiva trattazione e cioè...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 776 del 20 gennaio 2004
«La parte che non abbia provveduto alla chiamata del terzo in giudizio nelle forme e nei termini fissati dall'art. 269, comma I c.p.c. non può denunciare, in sede di gravame (appello o cassazione), la mancata concessione di un termine per...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1206 del 13 febbraio 1999
«La parte che, in ottemperanza all'ordine del giudice di integrare il contraddittorio con il litisconsorte necessario, cita il terzo, deve, a pena di estinzione del giudizio, rispettare il termine previsto dall'art. 163 bis c.p.c., senza che...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6092 del 12 maggio 2000
«La chiamata in causa di un terzo non può essere autorizzata dal giudice dopo la prima udienza, neanche se l'interesse della parte ad ottenere la partecipazione del detto terzo nel giudizio sia sorto nel corso dello svolgimento del processo ed a...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2238 del 17 marzo 1990
«La parte costituita in giudizio può proporre domanda di garanzia nei confronti di un'altra parte, anch'essa costituita, mediante la comunicazione di una comparsa nelle forme previste dall'art. 170 c.p.c., non essendo necessario, perché sia...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3441 del 26 maggio 1980
«Il termine (di dieci giorni dalla notificazione) stabilito dall'ultimo comma dell'art. 269 c.p.c. per il deposito dell'atto di citazione del terzo chiamato in causa ha, a differenza di quello previsto per la costituzione dell'attore, natura...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3815 del 9 giugno 1986
«In appello non è ammissibile l'intervento coatto, né a istanza di parte né iussu iudicis, ancorché sia stato sollecitato al riguardo il potere discrezionale del giudice di primo grado.»
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Cassazione civile, sentenza n. 404 del 17 febbraio 1951
«Nell'ipotesi in cui il giudice di appello abbia ordinato di ufficio l'intervento in causa di un terzo, solo il terzo chiamato, e non alcuna delle parti originarie, che hanno partecipato al giudizio di primo grado, ha interesse a denunciare per...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10653 del 27 settembre 1999
«La riunione dei procedimenti relativi alla stessa causa ai sensi dell'art. 273 c.p.c. può essere disposta d'ufficio anche nel corso del giudizio di legittimità, atteso che essa risponde alle stesse esigenze di ordine pubblico processuale...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 21727 del 11 ottobre 2006
«Allorquando sussista una situazione che, in ragione di nessi tra procedimenti pendenti avanti allo stesso ufficio giudiziario, riconducibili alle fattispecie di cui agli artt. 273 o 274 c.p.c., avrebbe dovuto giustificare la rimessione al capo...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 20539 del 24 ottobre 2005
«La riunione dei procedimenti relativi alla stessa causa ai sensi dell'art. 273 c.p.c. può essere disposta d'ufficio anche nel corso del giudizio di legittimità, poiché essa risponde alle stesse esigenze di ordine pubblico processuale...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 7265 del 10 luglio 1999
«La sospensione prevista dall'art. 295 c.p.c. presuppone la pendenza davanti allo stesso o ad altro giudice di una controversia avente ad oggetto questioni pregiudiziali rispetto a quelle dibattute nel giudizio da sospendere, ma oggettivamente...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 3690 del 9 marzo 2012
«L'istituto della riunione di procedimenti relativi a cause connesse, previsto dall'art. 274 c.p.c., operante anche in sede di legittimità, è inapplicabile non solo nel caso di giudizi pendenti in gradi diversi, ma anche quando i due procedimenti,...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 22631 del 31 ottobre 2011
«L'istituto della riunione di procedimenti relativi a cause connesse, previsto dall'art. 274 c.p.c., essendo volto a garantire l'economia ed il minor costo del giudizio, oltre alla certezza del diritto, trova applicazione anche in sede di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 15383 del 13 luglio 2011
«La riunione di cause connesse lascia inalterata l'autonomia dei giudizi per tutto quanto concerne la posizione assunta dalle parti in ciascuno di essi, con la conseguenza che gli atti e le statuizioni riferiti ad un processo non si ripercuotono...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7908 del 12 giugno 2001
«Il provvedimento discrezionale di riunione di più cause lascia immutata l'autonomia dei singoli giudizi e non pregiudica la sorte delle singole azioni; pertanto, la loro congiunta trattazione lascia integra la loro identità tanto che la sentenza...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2009 del 26 febbraio 1994
«Il successivo accertamento, con la sentenza, della invalidità della costituzione in giudizio di una delle parti, che ne comporta la dichiarazione di contumacia, non incide sulla validità dell'udienza di discussione ancorché svoltasi con la sola...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6471 del 15 luglio 1997
«Sebbene, di norma, la pronunzia giurisdizionale sul merito debba essere unica e tale da definire il giudizio con un unica sentenza, quando il giudice riconosca che la sollecitata definizione di una parte della domanda o di alcuni capi dell'unica...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6882 del 20 marzo 2009
«Nel caso in cui vengano proposte domande che si pongono in rapporto di pregiudizialità logica tra loro (come, nella specie, la domanda di accertamento dell'illegittimità del recesso per giusta causa del preponente dal rapporto di agenzia e quelle...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4821 del 18 maggio 1999
«Nel vigente sistema processuale il frazionamento della decisione comporta l'esaurimento dei poteri decisori per la parte della controversia definita con la sentenza interlocutoria, con la conseguenza che la prosecuzione del giudizio non può...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 16135 del 9 luglio 2009
«L'ordinamento processuale ammette sentenze di condanna condizionate, quanto alla loro efficacia, al verificarsi di un determinato evento futuro ed incerto, alla scadenza di un termine prestabilito o ad una controprestazione specifica, sempre che...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4979 del 4 aprile 2001
«Poiché il nostro ordinamento ammette la possibilità d'una condanna condizionata, è consentito al proprietario di un fondo rustico agire in giudizio, ex art. 46 legge 203 del 1982, per l'accertamento della data di cessazione dell'affitto, a nulla...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 546 del 30 gennaio 1985
«Il giudice che abbia deliberato una sentenza non definitiva, anche se non passata in giudicato, resta da questa vincolato, agli effetti della prosecuzione del giudizio davanti a sé, in ordine alle questioni definite e a quelle da queste...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3493 del 27 marzo 1991
«Il delitto tentato è una fattispecie di reato autonomo che la legge (art. 56 c.p.) ha disciplinato autonomamente, definendola come condotta (compiuta o non) univocamente diretta alla realizzazione dell'evento. Ne consegue che l'elemento soggettivo...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6517 del 26 aprile 2012
«Il carattere parziale o non definitivo della sentenza di primo grado comporta che il gravame debba riguardare soltanto la questione dalla stessa affrontata, con la conseguenza, da un lato, che l'appellante non è obbligato a riproporre le altre...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 24002 del 16 novembre 2011
«Ai fini della pronuncia di condanna generica al risarcimento dei danni, ai sensi dell'art. 278 c.p.c., qualora venga accertato un fatto potenzialmente produttivo di danno, il giudice può e deve accertare altresì se esso sia conseguenza di diverse...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 19453 del 15 luglio 2008
«Allorché la vittima di un illecito aquiliano chieda l'accertamento dell'"an debeatur" separatamente da quello del "quantum debeatur", occorre distinguere due ipotesi: a) se nel medesimo processo viene dapprima pronunciata condanna al risarcimento,...»