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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3011 del 8 novembre 2000
«La recidiva — in quanto costituisce uno status personale dell'imputato ed una circostanza aggravante del reato — può essere presa in considerazione, ad ogni effetto giuridico, solo se dichiarata dal giudice di merito. Detto principio opera anche...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 823 del 3 maggio 1995
«Ai fini del decorso del maggior termine per la riabilitazione, occorre che la recidiva sia contestata e ritenuta in una sentenza di condanna emessa in sede di giudizio di cognizione. Non è sufficiente, pertanto, che essa risulti da un certificato...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3662 del 21 aprile 1981
«Il requisito minimo per la validità della contestazione della recidiva è il richiamo all'art. 99 c.p. ovvero la menzione di «recidiva» senza l'indicazione del relativo articolo, giacché la recidiva è una situazione giuridica personale...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 43768 del 25 ottobre 2013
«In tema di applicazione della continuazione, il giudice della cognizione, che, in sede di applicazione della continuazione, individui il reato più grave in quello al suo esame e i reati satelliti in quelli giudicati con sentenza irrevocabile, non...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 14550 del 12 aprile 2011
«L'applicazione dell'aumento di pena per effetto della recidiva facoltativa attiene all'esercizio di un potere discrezionale del giudice, del quale deve essere fornita adeguata motivazione, con particolare riguardo all'apprezzamento dell'idoneità...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 9636 del 9 marzo 2011
«In tema di reato continuato, il limite di aumento, ex art. 81 c.p., non inferiore ad un terzo della pena stabilita per il reato più grave, previsto dalla legge nei confronti dei soggetti ai quali sia stata applicata la recidiva reiterata, non è...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 34702 del 5 settembre 2008
«L'aumento di pena previsto per la recidiva reiterata può essere applicato solo qualora si ritenga il nuovo episodio delittuoso concretamente significativo sotto il profilo della più accentuata colpevolezza e della maggiore pericolosità del reo, in...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 12131 del 14 dicembre 1985
«Per stabilire in concreto l'aumento massimo di pena detentiva per effetto di una recidiva integrata soltanto da condanne a pena pecuniaria, deve operarsi il ragguaglio tra queste ultime secondo la regola dell'art. 135 c.p., come modificato dalla...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8492 del 3 ottobre 1985
«In applicazione dell'ultimo comma dell'art. 99 c.p., anche per determinare il termine di prescrizione, l'aumento di pena per la recidiva in nessun caso può superare il cumulo delle pene risultanti dalla somma delle condanne precedenti, comprese...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4238 del 9 maggio 1981
«L'aumento di pena per la recidiva non può superare il cumulo delle precedenti condanne riportate dall'imputato, ed è questo il limite da tenere presente ai fini del computo della pena edittale. Tale limite, infatti, opera in astratto e costituisce...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 13582 del 9 novembre 1978
«L'eterogeneità tra le pene comminate da precedenti condanne e la pena comminata con la nuova condanna non impedisce l'applicazione dell'aumento per la recidiva contestata, nei limiti fissati dall'ultimo comma dell'art. 99 c.p., nel senso cioè che...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 40029 del 27 giugno 2013
«La recidiva qualificata, ritenuta in relazione ad un reato per il quale è intervenuta successivamente la dichiarazione di estinzione di "ogni effetto penale", è inidonea ad integrare la causa impeditiva della estinzione della pena per decorso del...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 27826 del 26 giugno 2013
«L'imputato ha interesse ad impugnare la sentenza che riconosce l'esistenza della recidiva, anche nel caso in cui non ne sia conseguito alcun aumento di pena in ragione del giudizio di prevalenza delle circostanze attenuanti.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 20850 del 25 maggio 2011
«La disapplicazione della norma incriminatrice di cui all'art. 14, comma quinto-quater, D.L.vo 25 luglio 1998, n. 286, conseguente all'efficacia diretta nell'ordinamento interno della Direttiva 2008/115/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1861 del 21 gennaio 2011
«L'aumento di pena da applicarsi per la recidiva qualificata, previsto dalla legge "sino alla metà", non può essere determinato in misura inferiore ad un terzo della pena da irrogare.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 17263 del 24 aprile 2008
«Alla prescrizione della pena è di ostacolo la ricorrenza della recidiva, che sia stata contestata e ritenuta in sentenza, a nulla rilevando che, nel giudizio di comparazione con circostanze attenuanti, essa sia stata considerata subvalente.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 30792 del 18 settembre 2006
«In tema di misure alternative alla detenzione, la previsione di cui all'art. 7 della legge n. 251 del 2005 — che ha introdotto il comma primo dell'art. 47 ter della legge n. 354 del 1975 il quale prevede specifiche restrizioni nella concessione...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 27846 del 3 agosto 2006
«In tema di misure alternative alla detenzione, la previsione di cui all'art. 47-ter, comma primo bis, L. n. 354 del 1975, come sostituita dall'art. 7, comma quarto, L. n. 251 del 2005 — che preclude la detenzione domiciliare ai condannati cui sia...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 29989 del 24 luglio 2007
«Il divieto di sospendere l'esecuzione delle pene detentive brevi in caso di recidiva reiterata è subordinato non già alla qualità di «recidivo» del condannato, bensì alla circostanza che la recidiva di cui all'art. 99, comma quarto, c.p. sia stata...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 516 del 28 gennaio 1997
«L'indulto, se estingue la pena e ne fa cessare l'esecuzione, non ha tuttavia efficacia ablativa rispetto agli altri effetti scaturenti dalla sentenza di condanna, tra i quali va compresa la recidiva. Ne consegue che quest'ultima può essere...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 36949 del 14 settembre 2015
«Alla dichiarazione di abitualità nel reato può provvedere il giudice della cognizione anche d'ufficio. (In motivazione, la Corte ha precisato che non vi è contraddizione nella valutazione operata dal giudice, che, oltre a dichiarare il colpevole...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 36941 del 14 settembre 2015
«In tema di concorso di persone nel reato, il principio della pari responsabilità dei concorrenti previsto dall'art. 110 cod. pen. non esonera dall'individuazione dell'autore o dei coautori della condotta descritta dalla fattispecie incriminatrice,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2260 del 16 gennaio 2015
«In tema di concorso di persone, la partecipazione psichica sotto forma di istigazione richiede la prova che il comportamento tenuto dal presunto concorrente morale abbia effettivamente fatto sorgere il proposito criminoso ovvero lo abbia anche...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6250 del 7 febbraio 2003
«In tema di concorso di persone nel reato, la disposizione del secondo comma dell'art. 114 c.p., secondo cui l'attenuante della minima partecipazione al fatto pluripersonale non si applica quando ricorra una delle circostanze aggravanti delineate...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7985 del 24 agosto 1993
«Si ha concorso ai sensi dell'art. 110 c.p., e non semplice connivenza, ogni volta che l'agente partecipa, in qualunque modo, alla realizzazione dell'illecito, e quindi anche quando, con la sua presenza, agevola o rafforza il proposito criminoso...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 19437 del 6 maggio 2013
«In materia contravvenzionale, è configurabile il concorso colposo dell' "extraneus" che, pur privo della particolare qualificazione soggettiva prevista dalla norma penale, abbia comunque partecipato al reato materialmente commesso dall'...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9097 del 6 ottobre 1993
«In materia contravvenzionale, è configurabile il concorso del soggetto (cosiddetto extraneus), che, pur privo della particolare qualificazione soggettiva prevista dalla norma penale, abbia comunque partecipato all'illecito commesso da colui...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5785 del 9 giugno 1993
«La minima importanza nella preparazione o nell'esecuzione del reato cui fa riferimento l'art. 114 c.p. deve ritenersi sussistere solamente nell'ipotesi in cui la condotta del correo abbia inciso sul risultato finale dell'impresa criminosa in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 331 del 15 gennaio 1991
«La diminuzione della pena prevista dalla prima parte dell'art. 114 c. p. è incompatibile con quella di cui all'ultima parte dell'art. 116 stesso codice, giacché il concorrente che ha voluto un reato diverso e meno grave non può addurre...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 45864 del 15 ottobre 2014
«Il delitto di collusione previsto dall'art. 3 della legge 9 dicembre 1941, n. 1383, introduce una deroga al generale principio stabilito dall'art. 115 cod.pen., secondo cui l'accordo o l'istigazione alla commissione di un reato non sono di per sè...»