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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 555 del 10 aprile 1995
«Ai fini della dichiarazione di abitualità ritenuta dal giudice l'art. 103 c.p. richiede, come presupposto inderogabile, che il soggetto, già condannato per due delitti non colposi, venga ulteriormente condannato per un altro delitto non colposo....»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 535 del 19 gennaio 1989
«In tema di dichiarazione di abitualità del reato, la omogeneità della natura dei reati commessi, unitamente alla reiterazione della condotta commessa in tempi ravvicinati può costituire elemento decisivo per essa dichiarazione e, perciò,...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 5285 del 9 giugno 1986
«La reiterazione, in un determinato ambito cronologico, dell'azione delittuosa può costituire prova dell'abitualità del reato e non dell'unicità del disegno criminoso, in specie quando dei precedenti penali dell'imputato, posti in relazione ai...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 6334 del 10 luglio 1984
«Pur dovendo normalmente ritenersi viziata la declaratoria di abitualità, ai sensi dell'art. 103 c.p., emessa in base al solo richiamo dei precedenti penali del condannato, senza alcun riferimento alle concrete modalità della sua condotta ed al...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8492 del 17 ottobre 1983
«L'abitualità ritenuta dal giudice può essere desunta oltre che dai precedenti penali dell'imputato, anche da tutte le circostanze che secondo la comune esperienza, recepita dall'art. 133 c.p., sono indicative di un determinato tenore di vita...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 10062 del 24 luglio 1978
«L'aggravante del numero delle persone, prevista dall'art. 112 n. 1 c.p., sussiste anche se manchi l'accertamento della colpevolezza nei confronti di uno dei partecipanti (per esempio, per morte del reo, o per dichiarazione di improcedibilità...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1786 del 16 gennaio 2009
«Ai fini della determinazione della pena il giudice, nel valutare la gravità del danno cagionato dal reato, deve fare riferimento non soltanto a quello derivato, con relazione di diretta immediatezza, dalla lesione del bene protetto, ma anche alle...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 43988 del 28 ottobre 2013
«In tema di colpa professionale, per l'affermazione della responsabilità penale del singolo sanitario operante in equipe chirurgica, è necessario non solo accertare la valenza con-causale del suo concreto comportamento attivo o omissivo al...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4985 del 4 febbraio 1992
«L'istituto della restituzione in termini non può essere invocato relativamente al termine per proporre querela. (In motivazione la S.C. ha chiarito che la restituzione è consentita per i soli termini contemplati nel codice di procedura penale e...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8593 del 3 agosto 1988
«La nota con cui il Ministro di grazia e giustizia comunica all'autorità giudiziaria competente che non intende promuovere procedimento penale contro un cittadino italiano per un reato da questi commesso all'estero in danno di cittadino straniero...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11539 del 11 marzo 2014
«Il giudice di merito non è tenuto a riconoscere le circostanze attenuanti generiche, né è obbligato a motivarne il diniego, qualora in sede di conclusioni non sia stata formulata specifica istanza, non potendo equivalere la generica richiesta di...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 28707 del 4 luglio 2013
«La valutazione della sussistenza dei presupposti per l'adozione di una sanzione sostitutiva è legata agli stessi criteri previsti dalla legge per la determinazione della pena, e quindi il giudizio prognostico positivo cui è subordinata la...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 27114 del 2 luglio 2009
«La violazione della disposizione che regola gli aumenti o le diminuzioni di pena in caso di concorso di circostanze aggravanti o di circostanze attenuanti dà luogo ad una mera irregolarità che non vizia quindi la sentenza, se la pena irrogata...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 41702 del 26 ottobre 2004
«A norma dell'art. 60 del D.L.vo 28 agosto 2000, n. 274, secondo cui la sospensione condizionale della pena non si applica alle pene irrogate dal giudice di pace, il beneficio è inapplicabile anche alle pene irrogate dal giudice diverso, chiamato a...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 35164 del 4 settembre 2003
«L'obbligo stabilito dall'art. 132, secondo comma, c.p., impone di non oltrepassare i limiti stabiliti per ciascuna specie di pena, dopo che siano stati computati tutti gli aumenti e le diminuzioni relativi al concorso di circostanze attenuanti e...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5339 del 28 maggio 1996
«I limiti minimi legali per ciascuna pena sono stati stabiliti in modo assoluto, facendo salvi i casi espressamente determinati dalla legge, fra i quali non rientra certo la disposizione di cui all'art. 444 c.p.p., in tema di patteggiamento, che...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3632 del 4 aprile 1995
«Per l'ipotesi in cui la violazione ascritta all'imputato sia prevista alternativamente la pena dell'arresto e quella dell'ammenda (nella specie art. 651 c.p.), il giudice non è tenuto ad esporre diffusamente le ragioni in base alle quali ha...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 12364 del 14 settembre 1990
«Pur costituendo la adeguatezza della pena nella sua concretezza più il risultato di una intuizione che di un processo logico di natura analitica, il giudice, nell'esercizio del suo potere discrezionale di determinazione di essa, per evitare che la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10009 del 10 luglio 1990
«Il giudizio con il quale il giudice di merito apprezza l'entità dell'intero fatto in relazione a tutti gli elementi e alle circostanze che lo compongono, al fine di determinare il grado di responsabilità dell'imputato e l'adeguatezza della pena,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2350 del 19 febbraio 1990
«La determinazione della misura della pena è compito esclusivamente affidato alla prudente valutazione del giudice di merito. Trattandosi di una potestà interamente affidata alla discrezionalità, il controllo sulla corretta applicazione della legge...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 45482 del 24 novembre 2004
«Ai fini della determinazione della pena pecuniaria (art. 133 bis c.p.) con il possibile aumento fino al triplo o diminuzione fino ad un terzo, le condizioni economiche del reo non hanno natura di circostanze aggravanti ex art. 101 legge n. 689 del...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 2558 del 1 marzo 2000
«Per ottenere la riduzione della pena pecuniaria ai sensi dell'art. 133 bis c.p. è necessario che l'imputato alleghi l'indispensabile documentazione atta a chiarire la sua posizione economica.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11836 del 18 dicembre 1997
«In tema di valutazione delle condizioni economiche del reo ai fini della determinazione della pena pecuniaria (art. 133 bis c.p.), il giudice ha l'onere innanzitutto di individuare la pena base e quindi di procedere alle correzioni necessarie per...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9575 del 8 novembre 1996
«Ai fini dell'applicabilità dell'art. 133 bis c.p. circa le condizioni economiche del reo — aumento fino al triplo e/o diminuzione fino ad un terzo della pena pecuniaria — le dette condizioni non debbono essere previamente contestate all'imputato...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 5484 del 12 maggio 1994
«Poiché la circostanza attenuante prevista dall'art. 133 bis c.p. può trovare applicazione solo in caso di manifesta sproporzione per eccessiva gravosità della sanzione pecuniaria rispetto alle capacità economiche del soggetto, tale eccessiva...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4066 del 7 aprile 1994
«In tema di impugnazioni, il semplice riferimento, nell'atto di appello, all'art. 133 bis c.p., senza indicazioni né generiche né specifiche degli elementi dai quali il giudice dell'appello dovrebbe desumere che la pena pecuniaria inflitta dal...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 42015 del 15 novembre 2011
«È illegittima la decisione con cui il giudice di appello rigetti la richiesta di rateizzazione della pena pecuniaria omettendo di procedere alla valutazione comparativa tra l'ammontare della pena pecuniaria inflitta e le condizioni economiche del...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4184 del 27 marzo 2000
«La rateizzazione della pena pecuniaria prevista dall'art. 113 ter c.p. ha come presupposto le disagiate condizioni economiche del condannato, raffrontate all'entità della pena. Peraltro, l'imputato, per far valere la precarietà delle condizioni...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9349 del 19 ottobre 1985
«In tema di pagamento rateale della multa o dell'ammenda, di cui all'art. 133 ter c.p., introdotto dall'art. 100, L. 24 novembre 1981, n. 689, sulle modifiche al sistema penale, il giudice di merito, nel concedere o negare tale agevolazione nel...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 25770 del 13 giugno 2003
«La rateizzazione della pena pecuniaria in ragione delle condizioni economiche della parte, prevista dall'art. 133 c.p., costituisce oggetto di mera facoltà discrezionale del giudice, come tale sottratta alla libera disponibilità delle parti....»