-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2117 del 16 febbraio 1990
«Il reato di falso giuramento della parte, di cui all'art. 371 c.p., è escluso dall'ambito dell'art. 384 c.p. (casi di non punibilità) che ipotizza uno speciale stato di necessità obiettivamente più ampio di quello previsto dall'art. 54 c.p., in...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 6369 del 25 giugno 1996
«La ratio della disposizione di cui all'art. 712 c.p. (acquisto di cose di sospetta provenienza) è rappresentata dalla finalità di evitare che venga agevolata la fruizione di profitti derivanti da delitti offensivi del patrimonio; tale ipotesi...»
-
Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 9414 del 18 aprile 2013
«Laddove la cancellazione di una società dal registro delle imprese italiano sia avvenuta come conseguenza dell'asserito trasferimento all'estero (nella specie in Gran Bretagna) della sua sede sociale, il successivo accertamento della fittizietà...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 42519 del 18 dicembre 2002
«Il giuoco d'azzardo, punito dall'art. 718 c.p., si configura allorché l'abilità del giocatore assume un ruolo minimo rispetto alla aleatorietà dovuta alla fortuna ed al caso e sussiste un fine di lucro, che può essere escluso solo allorquando la...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 227 del 12 gennaio 1987
«In tema di esercizio di giochi d'azzardo, «tiene un giuoco» colui che organizza, dirige, amministra o comunque pone tutto ciò che è necessario a disposizione di possibili giocatori. (Nella specie è stata ritenuta sufficiente la installazione di un...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1722 del 17 febbraio 1987
«Ai fini del reato di partecipazione a gioco d'azzardo, non è necessario, per la sussistenza della flagranza, che il giocatore sia sorpreso con le carte in mano, ma è sufficiente che egli sia colto nel locale in presenza di strumenti e tracce...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9001 del 9 settembre 1986
«In tema di esercizio di gioco d'azzardo praticato mediante apparecchio o congegno vietato, la prova dell'uso non deve essere necessariamente desunta dalla sorpresa di una o più persone in flagranza di partecipazione al gioco stesso, potendo essere...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 19074 del 23 aprile 2004
«Rientrano nella categoria dei videogiochi vietati non solo ai sensi dell'art. 110, comma sesto, T.U.L.P.S., ma anche dell'art. 22 della Legge 27 dicembre 2002 n. 289 gli apparecchi e congegni automatici, semiautomatici ed elettronici che...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 33033 del 5 agosto 2003
«La condotta consistente nell'esercizio di giuochi d'azzardo svolto mediante apparecchi automatici ed elettronici denominati videopoker, il cui utilizzo è vietato dall'art. 110 T.U.L.P.S., configura la contravvenzione di cui all'art. 718 c.p. e non...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 38054 del 13 novembre 2002
«Il reato di cui all'art. 110 del Tulps (R.D. 18 giugno 1931 n. 773), come da ultimo modificato dall'art. 37 della legge 18 giugno 2000 n. 388, uso di apparecchi da giuoco di genere vietato in locali pubblici o aperti al pubblico, è certamente...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 37148 del 6 novembre 2002
«L'art. 110 del R.D. 18 giugno 1931 n. 773, come da ultimo sostituito dall'art. 37 della legge 23 dicembre 2000 n. 388, a differenza di quanto prevede l'art. 718 c.p., non sanziona l'attività di tenuta o di agevolazione del giuoco d'azzardo ma...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 14010 del 12 aprile 2002
«In tema di apparecchi elettronici da gioco la disciplina introdotta con l'art. 37 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, modificatrice dell'art. 110 del R.D. 18 giugno 1931, n. 773, ha lasciato immutata la distinzione tra giochi d'azzardo e di...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10592 del 11 ottobre 2000
«I reati previsti dagli artt. 110 T.U.L.P.S. e 718-721 c.p. non sono in rapporto di specialità perché consistono in fattispecie criminose non coincidenti, atteso che l'art. 718 c.p. punisce l'esercizio di giochi d'azzardo nei quali ricorre il fine...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8584 del 24 luglio 1998
«L'esercizio del gioco d'azzardo per mezzo di apparecchi automatici elettronici, c.d. videopoker, integra sia la contravvenzione di cui all'art. 718 c.p., sia quella di cui all'art. 110 del R.D. 18 giugno 1931, n. 773, stante la diversa obiettività...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1738 del 26 febbraio 1983
«La nozione del giuoco d'azzardo è data dall'art. 721 c.p. che stabilisce che sono tali quelli nei quali ricorre il fine di lucro e la vincita o la perdita è interamente o quasi interamente aleatoria. Sicché per aversi giuoco d'azzardo è necessario...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 7144 del 15 giugno 1998
«La tenuità della posta non esclude il fine di lucro necessario per la configurabilità del gioco d'azzardo ai sensi dell'art. 721 c.p., anche se il detto fine deve necessariamente essere interpretato come fine di trarre un guadagno economicamente...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 580 del 20 marzo 1970
«Il giuoco della «stoppa», che non è incluso nell'elenco dei giuochi di azzardo e di quelli proibiti prescritti dall'art. 110 T.U. legge P.S. - valutato nel suo complesso, nell'economia cioè totale del giuoco, e non limitatamente alla prima fase di...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 453 del 20 maggio 1993
«Possono legittimamente essere oggetto di sequestro preventivo i locali nei quali si tiene il gioco d'azzardo allorché si abbia motivo di ritenere che siano adibiti al gioco, non essendovi dubbio in tal caso che la disponibilità della cosa...»
-
Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 5 del 23 aprile 1993
«Anche nel caso di estinzione del reato, astrattamente non incompatibile con la confisca in forza del combinato disposto degli artt. 210 e 236, comma secondo, c.p., per stabilire se debba farsi luogo a confisca deve aversi riguardo alle previsioni...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 18892 del 13 maggio 2011
«Integra la contravvenzione di abbandono di animali (art. 727, comma primo, c.p.) non solo la condotta di distacco volontario dall'animale, ma anche qualsiasi trascuratezza, disinteresse o mancanza di attenzione verso quest'ultimo, dovendosi...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 24330 del 28 maggio 2004
«Integra il reato di cui all'art. 727 c.p. il comportamento di chi, vantando la proprietà di un cane, lo prelevi dal luogo ove esso si trova e, dopo averlo rinchiuso nel bagagliaio della propria auto di piccole dimensioni, lo trasporti per un...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 7150 del 15 giugno 1998
«Lo stato di cattività nel quale vengono tenuti i volatili usati quali richiami vivi per la caccia non costituisce, per sè solo, una ipotesi di maltrattamento degli stessi, a norma dell'art. 727 c.p., essendo tale reato ravvisabile soltanto se la...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 601 del 29 gennaio 1997
«Allorquando il reato di maltrattamento di animali viene in evidenza con riferimento a comportamenti che costituiscono l'esercizio di pratiche venatorie, occorre tener conto, oltre che della norma di cui all'art. 727 c.p., come modificato dalla...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9905 del 4 agosto 1999
«In tema di maltrattamento di animali, mentre l'ipotesi dell'«incrudelimento» può ragionevolmente essere ritenuta configurabile solo in presenza del dolo (poiché la crudeltà consiste in un comportamento umano cosciente e volontario), quella della...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10673 del 10 dicembre 1996
«In tema di maltrattamento di animali, l'art. 4 della legge sulla caccia (legge 11 febbraio 1992, n. 157) prevede espressamente l'esercizio venatorio con l'uso di richiami vivi, ma esso deve ritenersi lecito sempre che non costituisca, a mente...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10674 del 10 dicembre 1996
«La condotta venatoria, anche quando sia consentita, non può comportare sofferenze per gli animali, ove si esplichi con modalità non compatibili con la loro natura e con le loro caratteristiche etologiche. Pertanto, l'uso di uccelli vivi privati...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11962 del 6 dicembre 1995
«Un comportamento venatorio consentito dalla L. 11 febbraio 1992, n. 157 non può integrare gli estremi del reato di maltrattamento di animali di cui all'art. 727 c.p., anche se è idoneo a cagionare sofferenze agli stessi, poiché il fatto è...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6903 del 16 giugno 1995
«In tema di maltrattamento di animali (art. 727 c.p.), l'art. 4 della L. 11 febbraio 1992, n. 157 (norme per la protezione della fauna selvatica omeotermica e per il prelievo venatorio) prevede espressamente l'esercizio venatorio con l'uso di...»
-
Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 4049 del 4 luglio 1985
«Il difetto di giurisdizione del giudice italiano, in ordine alla istanza di fallimento di una società con sede all'estero e priva di stabile rappresentanza in Italia, non può essere escluso in relazione al fatto che la società medesima abbia...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5853 del 19 maggio 1978
«Il concetto di «porto» di un'arma — posto in relazione con l'interesse tutelato dalla norma di cui all'art. 699 del codice penale e con il divieto da essa imposto — altro non è che quello di avere con sé un'arma in modo ed in condizione di poterla...»