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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 9677 del 24 luglio 2000
«In caso di revoca della sentenza dichiarativa di fallimento, poiché anche nel relativo procedimento opera il principio che le spese seguono la soccombenza, così come il creditore istante, che abbia provocato la dichiarazione di fallimento...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 25978 del 29 ottobre 2008
«In tema di revoca della sentenza dichiarativa di fallimento, a seguito di opposizione accolta per difetto dei presupposti di diritto sostanziale ovvero, come nella specie, per violazione di norme processuali, il fallito può chiedere, in entrambe...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4096 del 21 febbraio 2007
«La responsabilità del creditore istante per il fallimento del proprio debitore per i danni derivati dalla dichiarazione di fallimento di quest'ultimo configura una particolare applicazione, al processo fallimentare, dell'istituto della...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 15715 del 18 luglio 2011
«Il ricorso al fatto notorio, ai sensi dell'art. 115 secondo comma, c.p.c., attiene all'esercizio di un potere discrezionale riservato al giudice di merito; pertanto, l'esercizio, sia positivo che negativo, di tale potere non è sindacabile in sede...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9705 del 21 maggio 2004
«Il «notorio» al quale allude il secondo comma dell'art. 115 c.p.c., è costituito dalle cognizioni comuni e generali in possesso della collettività nel tempo e nel luogo della decisione, senza necessità di ricorso a particolari informazioni o...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 16165 del 21 dicembre 2001
«Un fatto può essere qualificato come notorio qualora, seppure non faccia parte delle cognizioni dell'intera collettività, rientri — come i particolari geografici o topografici di una città — nelle circostanze conosciute e comunemente note nel...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 18241 del 15 settembre 2005
«Nella ipotesi di revoca della sentenza dichiarativa di fallimento, in assenza di estremi di responsabilità a carico del creditore istante, a seguito della soppressione del ruolo degli amministratori giudiziari e del fondo speciale per il compenso...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4537 del 19 maggio 1990
«Il principio dell'obbligatorietà della lingua italiana si riferisce agli atti processuali in senso proprio (tra questi, i provvedimenti del giudice e gli atti dei suoi ausiliari, gli atti introduttivi del giudizio, le comparse e le istanze...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 24717 del 23 novembre 2011
«La previsione contenuta nell'art. 125, primo comma, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, lettera a), del d.l. 29 dicembre 2009 n. 193, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 febbraio 2010 n. 24, secondo la quale "il difensore...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1275 del 20 gennaio 2011
«Poiché l'art. 125 c.p.c. prescrive che l'originale e le copie degli atti ivi indicati devono essere sottoscritti dalla parte che sta in giudizio personalmente oppure dal procuratore, il difetto di sottoscrizione (quando non desumibile da altri...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 9231 del 1 settembre 1993
«L'art. 125, secondo comma, c.p.c., il quale, fino al momento della costituzione, consente alla parte attrice di rilasciare procura al difensore, in via di ratifica con effetti retroattivi dell'atto in precedenza notificato dal difensore stesso in...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 216 del 17 gennaio 1975
«La nullità della sentenza, in quanto pronunciata dopo la discussione della causa avvenuta davanti al collegio in Camera di Consiglio e non in pubblica udienza, come prescrive il primo comma dell'art. 128 c.p.c., non può essere sollevata d'ufficio,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10282 del 29 aprile 2010
«Quando vi è coincidenza tra la composizione del collegio giudicante, risultante dal verbale dell'udienza di discussione della causa, redatto dal cancelliere, e quella indicata nell'intestazione della sentenza, sottoscritta dal presidente del...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 13763 del 20 settembre 2002
«L'erronea dichiarazione di contumacia nel giudizio di primo grado, quando sia rilevata dal giudice dell'appello, non comporta la rimessione della causa al primo giudice, essendo tassative le ipotesi previste dagli artt. 353 e 354 c.p.c.»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9411 del 8 agosto 1992
«La mera mancanza della sottoscrizione da parte del giudice istruttore e del cancelliere del verbale dell'udienza di rimessione della causa al collegio per la discussione non comporta la nullità anche della sentenza che definisce il giudizio, ove...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1971 del 7 aprile 1981
«Essendo il verbale di udienza un atto che fa fede fino a querela di falso, la proposizione di questa è indispensabile ai fini della dimostrazione che la composizione del collegio che ha assunto la causa in decisione (e che risulta aver emesso la...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10731 del 3 agosto 2001
«Al fine di stabilire se un provvedimento abbia natura di ordinanza o di sentenza, e sia, quindi, soggetto ai mezzi di impugnazione previsti per le sentenze, occorre aver riguardo non già alla sua forma esteriore ed alla qualificazione...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7820 del 10 agosto 1998
«La notifica a due persone mediante consegna di unica copia ad una sola di esse, non è causa di inesistenza dell'atto, rilevabile in ogni stato e grado del giudizio, ma di nullità che se non sanata per raggiungimento dello scopo mediante la...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 193 del 16 febbraio 1976
«La regola stabilita dall'art. 138, primo comma, c.p.c., secondo cui l'ufficiale giudiziario può sempre eseguire la notificazione mediante consegna nelle mani proprie del destinatario, ovunque lo trovi, è applicabile anche nei confronti del...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7393 del 25 marzo 2013
«Lo smarrimento del fascicolo d'ufficio e di quello di parte, relativi al giudizio di primo grado, non può considerarsi causa impeditiva della proposizione dell'impugnazione entro il termine di cui all'art. 327 cod. proc. civ., tale da giustificare...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9792 del 14 giugno 2012
«L'istituto della rimessione in termini, di cui all'art. 184 bis c.p.c. (nella formulazione anteriore all'abrogazione disposta dall'art. 46 della legge 18 giugno 2009, n. 69, operante nella specie "ratione temporis"), dovendo essere letto alla luce...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 23561 del 11 novembre 2011
«La rimessione in termini, tanto nella versione prevista dall'art. 184 bis c.p.c., quanto in quella di più ampia portata prefigurata nel novellato art. 153, secondo comma, c.p.c., presuppone la tempestività dell'iniziativa della parte che assuma di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 19836 del 28 settembre 2011
«La rimessione in termini, tanto nella versione prevista dall'art. 184 bis c.p.c. che in quella di più ampia portata contenuta nell'art. 153, secondo comma, c.p.c., come novellato dalla legge 18 giugno 2009 n. 69, richiede la dimostrazione che la...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7003 del 25 marzo 2011
«La rimessione in termini, tanto nella versione prevista dall'art. 184 bis cod.proc. civ. che in quella di più ampia portata contenuta nell'art. 153, secondo comma, cod. proc. civ., richiede la dimostrazione che la decadenza sia stata determinata...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 14627 del 17 giugno 2010
«Alla luce del principio costituzionale del giusto processo, la parte che abbia proposto ricorso per cassazione facendo affidamento su una consolidata giurisprudenza di legittimità in ordine alle norme regolatrici del processo, successivamente...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1014 del 23 gennaio 2003
«L'art. 184 bis c.p.c. (introdotto dall'art. 19 della legge 26 novembre 1990, n. 353 e modificato quanto al primo comma dall'art. 6 del decreto legge 18 ottobre 1995, n. 432, convertito nella legge 29 dicembre 1995, n. 534) consente, nella sua...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11279 del 28 agosto 2000
«La rimessione in termini è un istituto certamente non incompatibile con il rito del lavoro che, prima della novella introdotta dalla legge n. 353 del 1990 (in vigore dal 30 aprile 1995), trovava il suo fondamento nell'art. 421 c.p.c., e, a seguito...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3974 del 27 febbraio 2004
«In tema di principi costituzionali d'imparzialità e d'indipendenza del giudice (artt. 25 e 101 Cost.), a meno che il giudice abbia un interesse proprio e diretto nella causa, che lo ponga nella condizione sostanziale di parte e determini la...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5905 del 24 marzo 2004
«Il provvedimento camerale ex art. 26 legge fall., con cui il tribunale rigetta il reclamo proposto contro il decreto del giudice delegato relativo alla liquidazione del compenso al difensore, per l'assistenza prestata alla curatela fallimentare in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2787 del 23 maggio 1997
«In tema di conflitto di competenza, l'espressione «medesimo fatto» è assunta nel suo significato comune per designare l'elemento materiale del reato, nelle sue tre componenti costituite dalla condotta, dall'evento e dal rapporto di causalità,...»