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Diritto del lavoro e previdenza sociale -

Il lavoro intermittente

TESI MOLTO VENDUTA
AUTORE:
ANNO ACCADEMICO: 2019
TIPOLOGIA: Laurea liv. I
ATENEO: Universitą degli Studi di Torino
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
La globalizzazione, le evoluzioni tecnologiche e l’aumento della pressione fiscale, che hanno reso elevato il costo del lavoro subordinato, hanno generato una evidente domanda di flessibilità complessiva, che ha portato gli studiosi e gli addetti ai lavori a ricercare nuovi modelli contrattuali caratterizzati da una minore rigidità, superando l’idea che l’unico lavoro possibile fosse quello a tempo pieno e indeterminato. Dagli anni ottanta sino ad oggi, sono stati promulgati numerosi provvedimenti volti a disciplinare nuove forme di lavoro c.d. “flessibili”, in grado di rispondere meglio alle esigenze di contenimento dei costi e di recupero di efficienza delle imprese. Si tratta di nuove forme contrattuali di lavoro atipiche, lontane dal modello standard del contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Il processo di flessibilizzazione1 del mercato del lavoro in Italia è iniziato esattamente nel 1984 con la legge n. 863/198. Tra le varie novità viene introdotto il c.d. “contratto di solidarietà” stipulato fra datore di lavoro e rappresentanze sindacali. Di qui in avanti tale processo è stato oggetto di notevoli evoluzioni, ma la legge che più di tutte ha sancito in modo definitivo il via libera alle flessibilità totale della domanda di lavoro da parte delle imprese è la legge n. 196/1997 (c.d. “Pacchetto TREU”) che ha iniziato a ridefinire l’intero assetto delle politiche attive e della formazione professionale, prevedendo una serie di strumenti atti ad adattare l’offerta di lavoro alle esigenze sempre più diversificate nel mercato del lavoro favorendo in tal modo l’occupazione. In questo studio dedicheremo la nostra attenzione al contratto di lavoro intermittente che, insieme ad altri contratti (ad esempio: Job sharing, somministrazione a tempo indeterminato, lavoro occasionale di tipo accessorio), è stato introdotto nel mercato del lavoro con l’obbiettivo di migliorare la capacità di inserimento professionale dei disoccupati e di quanti sono in cerca di prima occupazione. Per poter raggiungere un equilibrio tra le esigenze di flessibilità delle imprese e la tutela delle garanzie per i lavoratori era necessaria una riforma strutturale del mercato del lavoro. Tale riforma, anticipata dalla già richiamata legge 196/1997, ha preso avvio con la legge n. 30 del 14 febbraio 2003, legge con cui il Parlamento delegò il Governo a riscrivere molte regole in materia di occupazione e mercato del lavoro, seguita dal d.lgs. 10 settembre 2003 n. 276, c.d. “riforma Biagi”, di attuazione della delega ricevuta. Mediante questa riforma è stato introdotto nel mercato di lavoro il contratto c.d. “a chiamata”, di ispirazione anglosassone, come dimostra l’altra espressione adoperata per definirlo, quella di job on call.

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Norme di riferimento

  • D.lgs. 276/2003
    D.lgs. n. 81/2015

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