AUTORE:
Michele Larotonda
ANNO ACCADEMICO: 2024
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli studi di Guglielmo Marconi di Roma
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il D.lgs. n. 28 del 4 marzo 2010 ha introdotto nel nostro ordinamento una disciplina organica e dettagliata del procedimento di mediazione nelle controversie di natura civile e commerciale. L’istituto, di origini nordamericane, si iscrive a pieno titolo tra gli strumenti di Alternative Dispute Resolution (ADR) e mira alla composizione bonaria di una controversia con l’ausilio di un soggetto terzo, equiprossimo e privo del potere di rendere giudizi vincolanti: il mediatore.
A differenza dei classici metodi di risoluzione delle controversie affidati all’autorità giurisdizionale, la mediazione valorizza il rapporto tra le parti che, nell’ambito della propria autonomia negoziale, possono porre fine ad una controversia in materia di diritti disponibili senza l’intervento del giudice. La possibilità di autoregolamentare i propri interessi è la cifra distintiva della mediazione. L’efficacia del procedimento, tuttavia, è massima in presenza di soggetti disposti ad andare oltre la semplice questione giuridica; la logica di fondo che anima l’istituto è quella win-win, contrapposta nettamente a quella win-lose.
Entrambe le parti, dunque, possono trarre dal procedimento di mediazione vantaggi maggiori rispetto a quelli che avrebbero potuto ottenere in giudizio; l’approccio integrativo della mediazione si contrappone nettamente a quello distributivo del processo.
L’obiettivo del presente lavoro è quello di analizzare a 360 gradi la disciplina della mediazione e di comprendere se, allo stato attuale e a distanza di oltre un decennio dalla sua introduzione, l’istituto abbia acquisito una propria autonomia, ovvero sia ancora uno strumento utile al solo fine di risolvere l’annoso problema dell’inefficienza della giustizia italiana e della deflazione del contenzioso.
A differenza dei classici metodi di risoluzione delle controversie affidati all’autorità giurisdizionale, la mediazione valorizza il rapporto tra le parti che, nell’ambito della propria autonomia negoziale, possono porre fine ad una controversia in materia di diritti disponibili senza l’intervento del giudice. La possibilità di autoregolamentare i propri interessi è la cifra distintiva della mediazione. L’efficacia del procedimento, tuttavia, è massima in presenza di soggetti disposti ad andare oltre la semplice questione giuridica; la logica di fondo che anima l’istituto è quella win-win, contrapposta nettamente a quella win-lose.
Entrambe le parti, dunque, possono trarre dal procedimento di mediazione vantaggi maggiori rispetto a quelli che avrebbero potuto ottenere in giudizio; l’approccio integrativo della mediazione si contrappone nettamente a quello distributivo del processo.
L’obiettivo del presente lavoro è quello di analizzare a 360 gradi la disciplina della mediazione e di comprendere se, allo stato attuale e a distanza di oltre un decennio dalla sua introduzione, l’istituto abbia acquisito una propria autonomia, ovvero sia ancora uno strumento utile al solo fine di risolvere l’annoso problema dell’inefficienza della giustizia italiana e della deflazione del contenzioso.