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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1017 del 31 marzo 1972
«La violenza che l'art. 122 c.c. contempla come vizio del consenso matrimoniale non è diversa dalla violenza che nella materia delle obbligazioni viene prevista quale causa di annullamento del contratto. Deve, quindi, anche nel caso di violenza...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 17692 del 29 luglio 2009
«La norma di cui all'art. 887 c.c. non individua un diritto diverso da quello, previsto dall'art. 886 c.c., di costringere il vicino a contribuire alle spese di costruzione del muro di cinta, ma specifica soltanto che tali spese devono essere...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1788 del 12 febbraio 1993
«Il diritto di fare protendere i rami degli alberi del proprio fondo in quello confinante non può essere acquistato per usucapione perché l'art. 896 c.c., innovando la disposizione dell'art. 582 del c.c. del 1865, implicitamente lo esclude,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1900 del 13 maggio 1977
«L'accessione «invertita» (art. 938 c.c.) può essere dichiarata soltanto se invocata dal costruttore. In nessun caso il proprietario del suolo può adire il giudice per costringere il costruttore, contro la volontà del medesimo, ad acquistare la...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8245 del 29 agosto 1997
«Il diritto di mantenere i rami di un albero protesi sul fondo altrui (art. 896 c.c.) può costituire oggetto di servitù — potendo questa consistere, ad eccezione di quella coattiva (art. 1032 c.c.), in qualsiasi comodità, o anche mera amenità, del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 14632 del 24 agosto 2012
«Il diritto di far protendere i rami degli alberi del proprio fondo in quello confinante non può essere acquistato per usucapione, riconoscendo espressamente l'art. 896 c.c. al proprietario del fondo, sul quale, essi protendono, il potere di...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 22 del 19 dicembre 1994
«Il nuovo codice di procedura penale, radicalmente innovando rispetto alla precedente disciplina ed ispirandosi, secondo il dettato della direttiva n. 105 della legge delega, all'esigenza di assicurare la continuità dell'assistenza...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4542 del 22 marzo 2012
«L'ente pubblico territoriale, come la persona giuridica e l'ente collettivo in genere, ha titolo al risarcimento del danno non patrimoniale qualora l'altrui inadempimento contrattuale ne leda i diritti immateriali della personalità, compatibili...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2629 del 7 settembre 1994
«Il Gip, cui sia stata richiesta l'archiviazione per difetto di una condizione di proseguibilità o di procedibilità dell'azione penale ovvero per intervenuta estinzione del reato, qualora ritenga di aderire a tale richiesta deve pronunciarsi in...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8453 del 27 luglio 1994
«Deve qualificarsi come tentativo di violenza carnale (e non come diffamazione aggravata) il fatto di chi, minacciando — e poi attuando la minaccia — di inviare ai parenti di una donna foto compromettenti scattate in occasione di incontri amorosi...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9750 del 21 ottobre 1982
«In tema di mancata prestazione dei mezzi di sussistenza, sussiste il dolo quando l'imputato, pur conoscendo lo stato di bisogno, ometta di dare il dovuto solo per costringere ad un comportamento diverso il beneficiario, adoperando l'odioso ed...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 12464 del 24 dicembre 1985
«Concorrono tra loro il delitto di maltrattamenti e quello di violazione degli obblighi di assistenza familiare, allorché l'agente reiteri la violenza e le ingiurie nei confronti dei figli, rendendo intollerabile la vita al punto da costringere le...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4852 del 4 aprile 1990
«L'avere acquisito, mediante cessioni o rapimenti, la padronanza assoluta su dei bambini, tenendoli in stato di soggezione e costringendoli a rubare per portare a casa giornalmente e obbligatoriamente la refurtiva, rappresenta una evidente...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 42789 del 10 novembre 2003
«Il delitto previsto dall'art. 611 c.p. (violenza o minaccia per costringere a commettere un reato) è un reato di pericolo che si consuma nel momento stesso dell'uso della violenza e della minaccia, indipendentemente dal reato fine; comunque,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4131 del 21 marzo 1990
«Il delitto previsto dall'art. 611 c.p. (violenza o minaccia per costringere a commettere un reato) è reato di pericolo che si consuma nel momento stesso dell'uso della violenza o della minaccia, indipendentemente dal realizzarsi del reato-fine....»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1735 del 11 febbraio 1988
«La figura criminosa di cui all'art. 611 c.p. prevede una forma aggravata del reato di violenza privata - a differenza, però, di quest'ultima - che si consuma nel momento e nel luogo in cui l'agente ha costretto taluno a fare, tollerare od omettere...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7499 del 30 luglio 1982
«Il delitto previsto dall'art. 611 c.p. si consuma nel momento stesso della minaccia o violenza esercitata al fine di costringere o determinare altri a commettere un reato. A differenza dell'istigazione non interessa che il reato-fine venga poi...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 6733 del 20 luglio 1984
«Il delitto di cui all'art. 611 c.p. richiede tanto il dolo generico, consistente nella volontà cosciente e libera di usare violenza o minaccia a una persona, quanto il dolo specifico, che è dato dal fine di costringere la persona violentata o...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 13611 del 12 ottobre 1989
«Perché ricorra la circostanza aggravante della minaccia commessa da più persone riunite, di cui all'art. 339 c.p., richiamato dall'art. 611 cpv. c.p. per la sussistenza dell'ipotesi aggravata della violenza o minaccia per costringere a commettere...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 331 del 29 febbraio 1968
«Il reato di cui all'art. 611 c.p. è un reato fine a sé stesso che si esaurisce nell'usare violenza o minaccia per costringere o determinare altri a commettere un fatto costituente reato. Qualora il reato determinato sia connesso con altro reato...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 30570 del 1 luglio 2011
«Il reato di violenza o minaccia per costringere a commettere un reato, commesso in danno di persona in condizione analoga alla schiavitù per indurla a perpetrare furti, concorre con i reati di riduzione in schiavitù e di alienazione e acquisto di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4932 del 9 febbraio 2006
«Nel caso di minaccia ad un testimone, sussiste il reato di minaccia per costringere a commettere un reato (art. 611 c.p.) e non il reato di minaccia a un pubblico ufficiale previsto dall'art. 336 c.p. quando non vi sia certezza dell'avvenuta...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 18380 del 21 aprile 2004
«Il reato di estorsione è a dolo generico, in quanto il procurare a sè o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno non rappresenta soltanto lo scopo in vista del quale il colpevole si determina al comportamento criminoso, ma un elemento della...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 25711 del 12 giugno 2003
«È configurabile il concorso formale di reati tra la minaccia messa in opera per costringere taluno a rendere falsa testimonianza e il concorso nella falsa testimonianza resa dal soggetto minacciato.»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2704 del 21 marzo 1997
«Tra la fattispecie di cui all'art. 611 e quella di cui all'art. 629 c.p., nella forma consumata o tentata, non sussiste alcun rapporto di specialità che si presenti riconducibile alla nozione accolta nell'art. 15 dello stesso codice, in quanto - a...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3909 del 20 marzo 1990
«Il reato di violenza o minaccia per costringere a commettere un reato, di cui all'art. 611 c.p., commesso in danno di persona in condizione analoga alla schiavitù per indurla a perpetrare furti, concorre con i reati di riduzione in schiavitù e di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 39090 del 16 ottobre 2003
«Il comportamento del pubblico ufficiale che usa minacce per costringere un collega del suo ufficio a mostrargli determinati documenti, configura solo il delitto di minaccia, in quanto la pretesa di prendere visione dei documenti non è un'attività...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11525 del 12 novembre 1987
«Il delitto di cui all'art. 610 c.p., il cui elemento soggettivo è il dolo specifico, si differenzia da quello di cui all'art. 612 c.p., punibile a titolo di dolo generico, proprio per il contenuto della minaccia e la sua strumentalizzazione; la...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3931 del 23 marzo 1976
«Sia nel delitto di violenza privata che in quello di minaccia, la tutela penale tende a garantire la libertà psichica dell'individuo nella sua volontaria esplicazione. Per la sussistenza della minaccia è sufficiente che l'agente eserciti la sua...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 25889 del 13 giugno 2013
«Il reato di violenza privata è speciale rispetto al reato di atti persecutori di cui all'art. 612 bis c.p. in considerazione dell'elemento specializzante dato dallo scopo di costringere altri a fare, tollerare od omettere qualcosa, impedendone la...»