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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 24458 del 24 novembre 2007
«La riduzione della penale pattuita ex contractu ove invocata dalla parte interessata non in via di azione ma in via di eccezione, può essere proposta per la prima volta anche nel giudizio di appello; peraltro il relativo potere del giudice,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5324 del 4 aprile 2003
«In tema di contratto di mutuo, l'art. 1 della L. n. 108 del 1996, che prevede la fissazione di un tasso soglia al di là del quale gli interessi pattuiti debbono essere considerati usurari, riguarda sia gli interessi corrispettivi che gli interessi...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 14070 del 15 dicembre 1999
«Il potere di ridurre la penale a norma dell'art. 1384 c.c. non può essere esercitato dal giudice di appello quando l'appellante sia incorso nella decadenza di cui all'art. 346 c.p.c. per avere riformulato detta istanza soltanto nella comparsa...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 553 del 14 gennaio 2009
«In tema di contratti cui acceda la consegna di una somma di denaro a titolo di caparra confirmatoria, qualora il contraente non inadempiente abbia agito per la risoluzione (giudiziale o di diritto) ed il risarcimento del danno, costituisce domanda...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 11256 del 18 luglio 2003
«In tema di nullità del contratto prevista dall'art. 1418 c.c. la natura imperativa della norma violata deve essere individuata in base all'interesse pubblico tutelato. (La Corte, nel formulare il principio sopra richiamato, ha confermato la...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11673 del 21 maggio 2007
«In materia di contratti, agli effetti dell'interpretazione della disposizione contenuta nell'art. 1419 c.c., vige la regola secondo cui la nullità parziale non si estende all'intero contenuto della disciplina negoziale se permane l'utilità del...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 10121 del 2 maggio 2007
«La regola dettata dall'art. 157 c.p.c., secondo cui la nullità non può essere opposta dalla parte che vi ha dato causa, è propria della materia processuale ma è estranea alla materia sostanziale, nella quale l'azione è concessa anche a chi abbia...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 18540 del 20 agosto 2009
«Sebbene sia consentito al giudice rilevare d'ufficio la nullità del contratto anche quando ne sia stata domandata la risoluzione per inadempimento, tale rilievo resta precluso quando sulla questione della validità del contratto si sia formato il...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 6003 del 17 marzo 2006
«È improponibile in appello la domanda di risarcimento danni, che, a seguito della dichiarata nullità, da parte del giudice di primo grado, del contratto di cessione volontaria, in relazione al quale si fondava la pretesa di pagamento del residuo...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11483 del 21 giugno 2004
«La possibilità per il giudice civile, a seguito dell'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, di accertare autonomamente, con pienezza di cognizione, i fatti dedotti in giudizio e di pervenire a soluzioni e qualificazioni non...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 11847 del 6 agosto 2003
«Nelle controversie promosse per far valere diritti che presuppongono la validità di un determinato contratto, la nullità del contratto stesso è rilevabile d'ufficio, anche in grado di appello, rientrando nel potere-dovere del giudice la verifica...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6004 del 5 marzo 2008
«Per decidere se ricorra la possibilità di conversione del contratto nullo, ai sensi dell'articolo 1424 c.c., deve procedersi ad una duplice indagine, l'una rivolta ad accertare la obiettiva sussistenza di un rapporto di continenza tra il negozio...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 22900 del 11 novembre 2005
«La domanda di annullamento di un contratto fondata sulla contestuale allegazione dei vizi di errore, dolo e violenza si rende inammissibile, stante l'inconciliabilità dei rispettivi elementi costitutivi, perché la falsa rappresentazione della...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2104 del 12 febbraio 2003
«Il dolo che vizia la volontà e causa l'annullamento del contratto implica la conoscenza da parte dell'agente delle false rappresentazioni che si producono nella vittima ed il convincimento che sia possibile determinare con artifici, menzogne e...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1682 del 7 aprile 1989
«Nei contratti di diritto privato degli enti pubblici, l'eccesso di potere dell'organo dell'ente con rilevanza esterna ove concluda un contratto di contenuto in tutto od in parte diverso da quello deliberato dall'organo competente, che si traduce...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 15573 del 26 luglio 2005
«La parte che abbia proposto azione di annullamento del contratto e sia destinataria, in via riconvenzionale, della domanda della controparte di esecuzione dello stesso, non può validamente opporre, in grado di appello, l'eccezione di annullabilità...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 6733 del 30 marzo 2005
«La categoria dell'accertamento costitutivo in via incidentale si può considerare categoria generale, in quanto le norme degli artt. 1442 quarto comma, e 1449, secondo comma, c.c., che espressamente la prevedono, sono suscettibili di applicazione...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1027 del 28 gennaio 1995
«L'annullamento ( rectius : l'annullabilità), a norma dell'ultimo comma dell'art. 1442 c.c. (il quale recepisce il principio secondo cui quae temporalia ad agendum perpetua sunt ad excipiendum ), può essere opposta in via d'eccezione, senza limiti...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6450 del 1 aprile 2004
«Al di fuori delle eccezioni in senso stretto, che sono condizionate dalla legge alla manifestazione di volontà espressa della parte di volersene avvalere, di talché non possono essere rilevate d'ufficio anche se sia acquisita alla causa la prova...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 204 del 10 gennaio 2003
«In tema di rappresentanza, l'applicabilità del principio dell'apparenza del diritto richiede che il rappresentato abbia tenuto un comportamento colposo tale da ingenerare nel terzo il ragionevole convincimento che al rappresentante apparente fosse...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3644 del 20 dicembre 1972
«Il termine per la dichiarazione di nomina della persona contraente (art. 1402 c.c.) è da qualificare termine di decadenza, e dalla inosservanza di esso consegue che il contratto produce i suoi effetti fra i contraenti originari. La relativa...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 13003 del 27 maggio 2010
«La facoltà, di cui all'art. 1453, secondo comma, c.c., di poter mutare nel corso del giudizio di primo grado, nonché in appello, e persino in sede di rinvio la domanda di adempimento in quella di risoluzione in deroga al divieto di "mutatio...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4164 del 26 aprile 1999
«La previsione del secondo comma dell'art. 1453 c.c., in forza della quale è possibile, in deroga alle norme processuali che dispongono il divieto della mutatio libelli nel corso del processo, la sostituzione — anche in appello ed eventualmente...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8192 del 22 luglio 1993
«La disposizione dell'art. 1453, secondo comma, c.c. secondo cui nei contratti con prestazioni corrispettive la risoluzione può essere domandata anche quando inizialmente sia stato chiesto l'adempimento, fissa un principio di contenuto processuale...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 962 del 18 febbraio 1989
«L'art. 1453 secondo comma c.c., il quale consente alla parte adempiente di chiedere la risoluzione del contratto anche quando il giudizio sia stato promosso per ottenere l'adempimento della controparte, introduce una deroga al divieto della...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7829 del 19 maggio 2003
«In tema di risoluzione del contratto per inadempimento, qualora la parte adempiente abbia proposto domanda di risoluzione e di risarcimento dei danni da inadempimento, non limitandosi a chiedere la condanna generica, il danno può essere liquidato...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6880 del 18 giugno 1991
«L'art. 1453 comma terzo non introduce per il convenuto un divieto assoluto di adempimento dopo la proposizione della domanda di risoluzione ma si limita a sancire l'inefficacia di un adempimento tardivo a sanare o a lenire le conseguenze del...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 167 del 5 gennaio 2005
«L'azione di risoluzione del contratto in applicazione dell'art. 1456 c.c. tende ad una pronuncia dichiarativa dell'avvenuta risoluzione di diritto a seguito dell'inadempimento di una delle parti previsto come determinante per la sorte del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2962 del 11 maggio 1982
«La retroattività ex art. 1458 c.c. della pronuncia (costitutiva) di risoluzione fa venir meno la causa delle attribuzioni patrimoniali derivanti dal contratto, determinando a carico della parte non colpevole un obbligo, non risarcitorio, ma...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10506 del 7 dicembre 1994
«Per la legittima proposizione dell'eccezione di inadempimento ( exceptio inadimpleti contractus ) è necessario che il rifiuto di adempimento — oltre a trovare concreta giustificazione nei legami di corrispettività e interdipendenza tra...»