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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4490 del 2 dicembre 1992
«Allorché al giudice di appello viene denunciata la nullità del provvedimento per carenza di pronuncia o di motivazione su uno dei punti che hanno formato oggetto in primo grado di specifica domanda di decisione egli, proprio perché giudice di...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5144 del 4 maggio 1992
«In tema di continuazione, l'identità del disegno criminoso, prevista come condizione necessaria ed ineludibile per l'unificazione di più reati ai sensi dell'art. 81, cpv., c.p., richiede che tutte le condotte, integratrici delle diverse...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5166 del 4 maggio 1992
«All'annullamento, da parte della Cassazione, del provvedimento di inammissibilità dell'impugnazione, ancorché emesso con sentenza, consegue il rinvio allo stesso giudice che lo ha pronunciato, poiché si tratta di un provvedimento per il quale è...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5808 del 15 maggio 1992
«Il legislatore ha dato al giudice il potere discrezionale di valorizzare circostanze non specificamente prevedute come attenuanti ovvero elementi compresi tra quelli indicati nell'art. 133 c.p., quando si presentino con connotazioni, positivamente...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 581 del 31 marzo 1992
«L'art. 242 comma terzo, ultima parte, del D.L.vo 28 luglio 1989, n. 271 (norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale), nel prevedere che, entro il termine ivi indicato, il giudice istruttore pronunci sentenza...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6200 del 22 maggio 1992
«La concessione od il diniego delle attenuanti generiche rientra nel potere del giudice di merito. Questi quindi non è tenuto ad una analitica valutazione di tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli, dedotti dalle parti o ricavabili dagli atti...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6908 del 11 giugno 1992
«Ancorché l'applicazione di ufficio del beneficio della sospensione condizionale della pena sia compatibile, per effetto dell'art. 597 comma quinto c.p.p., con i limiti attribuiti alla cognizione del giudice di appello, la mancata applicazione del...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7524 del 26 giugno 1992
«Per i giudizi che in grado di appello si celebrano con la procedura della camera di consiglio a norma dell'art. 599 c.p.p., che richiama le forme previste dall'art. 127 dello stesso codice, il giudice può riservarsi di depositare il provvedimenti...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7842 del 8 luglio 1992
«Pur costituendo la adeguatezza della pena nella sua concretezza più il risultato di una intuizione che di un processo logico di natura analitica, il giudice, nell'esercizio del suo potere discrezionale di determinazione di essa, per evitare che la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7872 del 9 luglio 1992
«I precedenti penali dell'imputato, in quanto indice di pericolosità sociale, legittimano di per sé il diniego delle attenuanti generiche che è, invece, illegittimo se fondato sul semplice riferimento al pessimo comportamento processuale...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 79 del 10 marzo 1992
«In sede di incidente di esecuzione, l'indagine affidata al giudice di merito è limitata al controllo dell'esistenza di un titolo esecutivo e della legittimità della sua emissione. A tal fine, il giudice dell'esecuzione non può attribuire rilievo...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7988 del 16 luglio 1992
«L'attenuante dell'avvenuto risarcimento del danno di regola non può essere concessa sulla base della sola dichiarazione della persona offesa di essere stata integralmente risarcita dei danni sul rilievo che la dichiarazione della vittima potrebbe...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8042 del 16 luglio 1992
«La circostanza attenuante della minima partecipazione al fatto, di cui all'art. 114 c.p., non può trovare applicazione in relazione a fattispecie di partecipazione ad associazioni delinquenziali, consistendo la detta partecipazione nell'adesione...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8072 del 17 luglio 1992
«Il giudice di merito non può negare le attenuanti generiche solo perché, indipendentemente dalla loro applicazione, considera adeguata la pena, ma deve prima stabilire se le attenuanti generiche devono essere applicate, poi, quando occorre,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8169 del 22 luglio 1992
«Qualora due o più reati debbano unificarsi con il vincolo della continuazione, il giudice è tenuto ad esaminare se e quali circostanze (aggravanti o attenuanti) ricorrano in relazione ad ogni singolo reato, non solo per stabilire quale sia in...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 865 del 29 gennaio 1992
«Il principio del divieto della reformatio in peius è un principio di portata generale, applicabile quindi anche al giudizio di rinvio e a tale fine va operato il raffronto tra la pena inflitta con la sentenza annullata e quella applicata dal...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8869 del 6 agosto 1992
«I limiti del doveroso controllo del giudice penale sulla «legalità» del provvedimento che è oggetto della tutela penale apprestata dall'art. 650 c.p. sono costituiti da tre tradizionali vizi di incompetenza, di violazione di legge e di eccesso di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9373 del 4 settembre 1992
«Nel caso in cui essendo stati proposti avverso la stessa sentenza appello da una delle parti e ricorso per cassazione dall'altra e non essendosi fatto luogo a conversione del ricorso in appello ai sensi dell'art. 580 c.p.p., si sia giudicato del...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9398 del 4 settembre 1992
«Ai fini del giudizio di comparazione delle circostanze attenuanti ed aggravanti, il giudice di merito non è tenuto a prendere in considerazione tutti gli elementi prospettati dalle parti, essendo sufficiente, invece, che egli dia rilievo a quelli...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9700 del 8 ottobre 1992
«Nel caso di procedimento di natura indiziaria il giudice non può prescindere dall'osservanza delle regole di cui all'art. 192, comma primo e secondo, c.p.p., ed in particolare dalla necessità di dar conto della ricorrenza, negli indizi utilizzati...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9920 del 17 ottobre 1992
«Quando ricorrano i presupposti per ritenere la continuazione nel reato, l'art. 81, cpv., c.p., può trovare applicazione anche in riferimento a reati per i quali siano previste rispettivamente la pena detentiva per il reato più grave ed una pena...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 108 del 17 marzo 1993
«Le norme che disciplinano l'esecuzione della pena e le misure alternative alla detenzione (ivi comprese le condizioni richieste per la concessione di queste ultime), non possono essere ritenute di natura penale sostanziale, non prevedendo esse...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 10834 del 26 novembre 1993
«Il sindacato della Corte di cassazione deve limitarsi a verificare la correttezza logico-razionale del ragionamento seguito e delle argomentazioni svolte dal giudice di merito per qualificare come indizio una circostanza, non potendo la Suprema...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10977 del 29 novembre 1993
«Il codice del 1988, con la disposizione innovativa di cui all'art. 597, quarto comma, c.p.p. ha inteso rendere effettivo il divieto di reformatio in peius, imponendo al giudice di appello «di diminuire corrispondentemente la pena complessiva...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1099 del 23 giugno 1993
«Avverso l'ordine di carcerazione di cui si deduce l'illegittimità è possibile proporre incidente di esecuzione innanzi al giudice all'uopo competente e non avanti al tribunale di sorveglianza, al quale è attribuita in modo tassativo la trattazione...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1122 del 27 aprile 1993
«Non sono autonomamente impugnabili né il decreto con cui il giudice dell'udienza preliminare dispone il giudizio a chiusura delle indagini preliminari né atti o provvedimenti propedeutici allo svolgimento dell'udienza preliminare; e ciò anche se...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11294 del 9 dicembre 1993
«Ai fini del giudizio di responsabilità in ordine al reato di cui all'art. 650 c.p. (inosservanza dei provvedimenti dell'autorità), il giudice deve sempre valutare la «legalità» del provvedimento rimasto inosservato e verificare, quindi, oltre i...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11401 del 14 dicembre 1993
«In tema di patteggiamento ex art. 444 c.p.p., il procedimento che il giudice deve seguire nel determinare in concreto la pena da applicare comporta che i vari reati da unificare ex art. 81 cpv. c.p. siano valutati nella loro entità e consistenza...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1153 del 11 maggio 1993
«In tema di reato continuato, per l'individuazione della violazione più grave, il giudice deve tener conto anche di tutte le circostanze, aggravanti e attenuanti, ravvisabili nel caso concreto, e operare gli aumenti o le diminuzioni di pena che,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1268 del 29 marzo 1993
«Costituisce provvedimento abnorme, come tale suscettibile, in difetto di altra possibile impugnazione, di immediato ricorso per cassazione, quello con il quale il giudice dell'udienza preliminare, investito di richiesta di rinvio a giudizio...»