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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 13270 del 27 novembre 1999
«I diritti reali si identificano in base alla sola indicazione del loro contenuto (ossia il bene che ne forma l'oggetto) e non in base al titolo che ne costituisce la fonte, onde l'allegazione nel corso del giudizio di rivendicazione, sia in primo...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9851 del 10 ottobre 1997
«La proprietà e gli altri diritti reali di godimento appartengono alla categoria dei diritti «autodeterminati», individuati in base alla sola indicazione del loro contenuto, rappresentato dal bene che ne forma l'oggetto, sicché nelle azioni ad essi...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 13902 del 3 giugno 2013
«In una controversia risarcitoria in cui si discuta circa l'effettiva quantificazione dei pretesi danni, non configura come domanda nuova, inammissibile in appello, la prospettazione di un concorso di colpa del danneggiato, trattandosi soltanto di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4591 del 22 febbraio 2008
«La domanda di affermazione della responsabilità per cosa in custodia (in virtù dell'art. 2051 c.c.) deve essere considerata, dal giudice d'appello, diversa e nuova e, dunque, inammissibile, rispetto a quella che in primo grado aveva avuto ad...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 14930 del 18 novembre 2000
«Il divieto di proporre domande nuove in appello, operante sia nel rito ordinario sia nel rito del lavoro (v. artt. 345 e 437 c.p.c.) è rivolto ad assicurare il principio del doppio grado di giurisdizione ed, al contempo, a garantire che il...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 11760 del 6 settembre 2000
«Nell'ipotesi di versamento di una somma di danaro a titolo di caparra confirmatoria, la parte adempiente che abbia agito per l'esecuzione o risoluzione del contratto e per la condanna al risarcimento del danno ai sensi dell'art. 1453 c.c., può, in...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8095 del 14 giugno 2000
«Avuto riguardo ai diversi presupposti e finalità che contraddistinguono rispettivamente le azioni di risoluzione del contratto per mutuo consenso e per inadempimento, costituisce domanda nuova, inammissibile in appello, la richiesta di risoluzione...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8070 del 4 settembre 1996
«L'art. 1453 c.c. contiene una deroga al divieto generale di mutamento della domanda nel corso del processo, limitatamente al petitum e non anche alla causa petendi. Pertanto, la risoluzione di un contratto preliminare di vendita non può essere...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1090 del 30 gennaio 1995
«La richiesta di risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta del contratto con prestazioni corrispettive (art. 1467 c.c.) costituisce, anche quando proviene dalla parte convenuta per l'esecuzione del contratto, una vera e propria domanda, e...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7668 del 6 settembre 1994
«L'azione di risoluzione del contratto in applicazione dell'art. 1456 c.c. tende ad una pronuncia dichiarativa dell'avvenuta risoluzione di diritto a seguito dell'inadempimento di una delle parti previsto come determinante per la sorte del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 17227 del 9 ottobre 2012
«Nel giudizio in appello, la richiesta di restituzione delle somme pagate alla controparte in esecuzione della sentenza di primo grado non configura una domanda nuova, essendo conseguente alla richiesta di modifica della decisione impugnata. Ne...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7656 del 30 luglio 1990
«La disposizione dell'art. 345 secondo comma ultima parte c.p.c. che derogando al fondamentale principio del divieto di domande nuove in appello, autorizza la proponibilità di quelle aventi ad oggetto gli interessi, i frutti, gli accessori maturati...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4846 del 14 maggio 1998
«Il giudice di appello è legittimato a liquidare la rivalutazione monetaria maturata successivamente alla data della sentenza di primo grado se, in quella prima sede, tale rivalutazione sia stata già riconosciuta fino alla data della decisione e...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4382 del 19 aprile 1995
«Il potere-dovere del giudice d'appello, che sia chiamato a pronunciarsi sulla liquidazione del danno da illecito (contrattuale od extracontrattuale), di tenere conto dell'ulteriore svalutazione verificatasi dopo la sentenza di primo grado, senza...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9763 del 18 novembre 1994
«L'ammissibilità nel giudizio di appello, a norma dell'art. 345, comma 2, primo periodo, c.p.c., della domanda di risarcimento (o di ulteriore risarcimento) dei danni sofferti dopo la sentenza impugnata comporta una deroga al principio...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 7028 del 27 luglio 1994
«Nel caso in cui venga proposto appello per ottenere una riduzione di quanto dovuto alla controparte per responsabilità di tipo contrattuale e l'appello venga accolto, l'appellato non può mai pretendere, a titolo di risarcimento del danno, per il...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 17257 del 12 luglio 2013
«Proposte eccezioni di nullità del contratto nel primo grado (nella specie, di abusivo riempimento dei moduli da parte della banca nelle parti riguardanti le dichiarazioni di aumento della fideiussione), è ammissibile in appello, alla stregua del...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 10531 del 7 maggio 2013
«Il rilievo d'ufficio delle eccezioni in senso lato non è subordinato alla specifica e tempestiva allegazione della parte ed è ammissibile anche in appello, dovendosi ritenere sufficiente che i fatti risultino documentati "ex actis", in quanto il...»
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Cassazione civile, Sez. VI-5, ordinanza n. 6391 del 13 marzo 2013
«Il divieto di nuove eccezioni in appello, introdotto per il giudizio contenzioso ordinario con la legge 26 novembre 1990, n. 353, tramite la riforma dell'art. 345 c.p.c., e successivamente esteso al giudizio tributario dall'art. 57 del d.l.vo 31...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 27906 del 21 dicembre 2011
«L'eccezione di giudicato può legittimamente essere allegata dopo l'udienza di precisazione delle conclusioni (nella specie in sede di appello), se soltanto dopo tale momento esso si è formato. Ricorrendo tale ipotesi, il giudice non può ritenere...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6350 del 16 marzo 2010
«La formula "somma maggiore o minore ritenuta dovuta" o altra equivalente, che accompagna le conclusioni con cui una parte chiede la condanna al pagamento di un certo importo, non può essere considerata, di per sé, come una clausola meramente di...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 20178 del 24 settembre 2010
«La proposizione di domande nuove in appello è inammissibile, anche se la stessa questione sia stata sollevata in primo grado con eccezione riconvenzionale, perché questa, pur ampliando il tema della controversia, tendendo a paralizzare il diritto...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4456 del 8 aprile 2000
«La parte che abbia eccepito in primo grado la prescrizione quinquennale non può in appello eccepire la prescrizione decennale, né il giudice può applicare d'ufficio detta prescrizione, atteso che colui contro il quale è stata eccepita la...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 15832 del 19 luglio 2011
«In tema di impugnazioni, la deduzione, ad opera dell'appellato, del proprio difetto di titolarità passiva del rapporto fatto valere in giudizio dall'attore, risolvendosi nella contestazione dei requisiti di fondatezza della domanda, non rientra...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4277 del 21 luglio 1984
«Mentre la legittimazione ad causam, costituendo una condizione dell'azione, intesa come diritto potestativo di ottenere una qualsiasi decisione di merito, è riscontrabile d'ufficio, in ogni stato e grado, alla stregua della prospettazione della...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8663 del 25 giugno 2001
«L'eccezione di compensazione, costituendo un'eccezione in senso proprio, è proponibile per la prima volta anche in appello, con lo stesso atto di impugnazione che segna i limiti del giudizio di secondo grado pur se amplia l'oggetto della...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2413 del 23 aprile 1981
«La proposizione, da parte dell'appellante, di eccezioni nuove nel giudizio di secondo grado deve, per essere rituale e quindi ammissibile, effettuarsi con l'atto d'appello.»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 511 del 15 gennaio 2004
«La produzione di documenti nel primo grado del giudizio non ne comporta la definitiva acquisizione al processo, restando la parte interessata, che abbia sottoposto tali documenti all'esame del giudice di prime cure, libera di non avvalersene nel...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 11383 del 11 novembre 1998
«Il giudice d'appello che abbia dichiarato la contumacia dell'appellato non può fondare la propria decisione su documenti inseriti nel fascicolo di parte del contumace, già attore in primo grado, atteso che tali documenti, da ritenersi non prodotti...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 14338 del 19 giugno 2009
«I documenti prodotti nel corso di un procedimento per sequestro conservativo, introdotto in pendenza del giudizio di merito, sono utilizzabili anche in quest'ultimo processo, alla sola condizione che la produzione sia avvenuta prima che nel...»