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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2574 del 17 marzo 1994
«La confessione giudiziale ha piena efficacia di prova legale solo quando, quale riconoscimento puro e semplice della verità di fatti sfavorevoli alla parte dichiarante, assume carattere di univocità e di incontrovertibilità, vincolante per il...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4337 del 9 aprile 1993
«La confessione, resa nel giudizio penale, non costituisce fonte di prova neppure nel processo civile. Essa può tuttavia essere utilizzata dal giudice come elemento di riscontro di altri elementi se non oppugnata da contrarie e più attendibili...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 26686 del 6 dicembre 2005
«Pur essendo vero che le ammissioni contenute nella comparsa di risposta — così come in uno degli atti processuali di parte indicati dall'art. 125 c.p.c. — siccome facenti parte del processo, possono assumere anche il carattere proprio della...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4744 del 4 marzo 2005
«Le dichiarazioni contenute nella comparsa di risposta, contenenti affermazioni relative a fatti sfavorevoli al proprio rappresentato e favorevoli all'altra parte, non hanno efficacia di confessione ma possono soltanto fornire elementi indiziari...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3244 del 10 febbraio 2009
«Le ammissioni rese in sede di interrogatorio formale, ove siano accompagnate da dichiarazioni aggiunte idonee a modificare o estinguere gli effetti della confessione, non hanno efficacia confessoria piena, ai sensi degli artt. 2733 e 2734 c.c., e...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2903 del 27 febbraio 2001
«Non viola l'art. 2734 c.c. il giudice di merito che, diversamente dalla dichiarazione resa dalla parte in sede di interrogatorio formale, non ritenga raggiunto un accordo negoziale con la controparte perché la confessione è un atto giuridico che...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11048 del 24 ottobre 1995
«Il principio della cosiddetta inscindibilità della confessione sancito dall'art. 2734 c.c. — per il quale le «dichiarazioni aggiunte alla confessione», relative a fatti o circostanze tendenti ad infirmare, modificare o estinguere gli effetti del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9339 del 16 dicembre 1987
«Il significato ampio e comprensivo della formula usata dal legislatore nell'art. 2734 c.c. circa il contenuto e la portata della dichiarazione aggiunta alla confessione ed il carattere unitario della relativa disciplina comportano che rientrano...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 11745 del 1 agosto 2003
«In tema di confessione giudiziale, il valore probatorio della dichiarazione — in essa contenuta — di fatti o circostanze idonee ad infirmare l'efficacia del fatto confessato ovvero a modificarne o estinguerne gli effetti, è, ai sensi degli artt....»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1453 del 29 marzo 1978
«In caso di dichiarazioni aggiunte dal confitente alla confessione, ai sensi dell'art. 2734 c.c., la contestazione della controparte — che impedisce alle dichiarazioni del confitente di fare piena prova nella loro integrità e permette al giudice di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 12463 del 25 agosto 2003
«La confessione stragiudiziale fatta ad un terzo costituisce mezzo di prova su cui il giudice può fondare il proprio convincimento anche in via esclusiva. (In applicazione di tale principio di diritto, la S.C. ha confermato la sentenza di merito...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4204 del 25 marzo 2002
«Ai sensi del combinato disposto degli artt. 2733 e 2735 c.c., il riconoscimento di una delle parti della verità di un fatto dal quale derivino conseguenze svantaggiose per il dichiarante in materia di diritti disponibili, anche se fatta all'altra...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10581 del 10 agosto 2000
«La confessione stragiudiziale fatta alla parte, una volta provata (con qualsiasi mezzo, ivi compresa la confessione, valendo in tal caso le ordinarie regole probatorie), ha il medesimo valore di prova legale della confessione giudiziale, ed è...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9368 del 14 luglio 2000
«La confessione stragiudiziale fatta ad un terzo non ha valore di prova legale e può essere, quindi, liberamente apprezzata dal giudice.»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2339 del 10 marzo 1994
«Gli effetti di una dichiarazione avente valore di confessione stragiudiziale si producono se — e nei limiti in cui — essa sia fatta valere nella controversia in cui sono parti, anche in senso processuale, gli stessi soggetti, rispettivamente,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1901 del 27 gennaio 2009
«Il giudice del merito deve sempre ammettere il giuramento decisorio, sia esso de scientia o de ventate , ed, in particolare, anche quando dalla confessione giudiziale o stragiudiziale o da altra prova privilegiata, già risulti provata una...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 38 del 27 novembre 1995
«Il rinvio a giudizio dell'imputato disposto a conclusione dell'udienza preliminare, implicando un accertamento positivo della sussistenza di elementi tali da integrare quella qualificata probabilità di affermazione della responsabilità che è...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2733 del 5 febbraio 2013
«In tema di appalto, il riconoscimento da parte dell'appaltatore dei vizi e delle difformità dell'opera, agli effetti dell'art. 1667, secondo comma, c.c., non richiede la confessione giudiziale o stragiudiziale della sua responsabilità, né formule...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1824 del 28 gennaio 2013
«La forma del contratto di agenzia, essendo prevista da una fonte negoziale, deve ritenersi prescritta "ad probationem" con la conseguenza che, in mancanza di essa, è valida l'esecuzione volontaria del contratto, la conferma di esso e la sua...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13689 del 31 luglio 2012
«La promessa di pagamento, al pari della ricognizione di debito, comporta la presunzione fino a prova contraria del rapporto fondamentale, differenziandosi dalla confessione,che ha per oggetto l'ammissione di fatti sfavorevoli al dichiarante e...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6473 del 24 aprile 2012
«La ricognizione di debito e la promessa di pagamento, pur non avendo natura giuridica di confessione, consistendo la prima in una dichiarazione di scienza e la seconda in una dichiarazione di volontà, devono comunque provenire da soggetto...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 7381 del 25 marzo 2013
«Una dichiarazione è qualificabile come confessione ove sussistano un elemento soggettivo, consistente nella consapevolezza e volontà di ammettere e riconoscere la verità di un fatto a sé sfavorevole e favorevole all'altra parte, ed un elemento...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7015 del 8 maggio 2012
«Le dichiarazioni rese in giudizio dal difensore, contenenti affermazioni relative a fatti sfavorevoli al proprio rappresentato e favorevoli all'altra parte, non hanno efficacia di confessione, ma possono essere utilizzate dal giudice come elementi...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2721 del 5 febbraio 2013
«Le circostanze sfavorevoli all'attore, riportate nell'atto di citazione, in quanto atto di parte, sono necessariamente addotte con "animus confitendi" e costituiscono, quindi, confessione stragiudiziale nei confronti di colui al quale l'atto è...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1676 del 17 luglio 1999
«In tema di procedimento d'appello de libertate, il giudice investito ai sensi dell'art. 310 c.p.p. dell'impugnazione avverso il rigetto di un'istanza di revoca della misura della custodia in carcere nella quale siano stati dedotti cessazione o...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 649 del 19 gennaio 1996
«L'inutilizzabilità dibattimentale delle dichiarazioni rese dall'arrestato alla polizia giudiziaria stabilita dall'art. 350 comma 7 (con la salvezza relativa alla possibilità di contestazioni) è determinata da specifiche finalità di tutela del...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5709 del 4 giugno 1993
«Il requisito probatorio necessario per l'instaurazione del giudizio immediato e quello richiesto per il giudizio abbreviato sono tra loro distinti, dal momento che la prova evidente, idonea all'accoglimento - da parte del giudice - della richiesta...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1984 del 6 maggio 2000
«L'art. 12 bis del D.L. 8 giugno 1992 n. 306, convertito con modificazioni in legge 7 agosto 1992 n. 356, prevede per i reati concernenti le armi e gli esplosivi la celebrazione del giudizio direttissimo anche fuori dei «casi», ma non dei «modi»,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9326 del 28 giugno 1990
«Il giudizio direttissimo atipico previsto per i reati in materia di armi è svincolato dalle condizioni e dai presupposti che legittimano il procedimento direttissimo ordinario perché è imposto dalla normativa speciale. Ne consegue che è...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11625 del 4 dicembre 1992
«In tema di giudizio immediato, l'art. 453, primo comma, c.p.p., si limita a porre la condizione oggettiva che la persona sottoposta alle indagini sia stata interrogata sui fatti dai quali emerge l'evidenza della prova e non impone uno specifico...»