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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1151 del 15 febbraio 1980
«Il principio di cui all'art. 266 c.p.c., secondo cui la revisione del conto che la parte ha approvato può essere chiesta soltanto in caso di errore materiale, omissione, falsità o duplicazione di partite si applica non solo nell'ipotesi di normale...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5251 del 27 agosto 1986
«Il giuramento decisorio deve essere verbalizzato secondo le prescrizioni dell'art. 230 c.p.c. e la sua espressione da parte del giurante non può essere riassunta e riportata nel verbale di udienza nella forma del discorso indiretto. In tal caso il...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 12292 del 7 giugno 2011
«Le prove per interrogatorio formale e per testi, secondo quanto richiesto negli artt. 230 e 244 c.p.c. devono essere dedotte per articoli separati e specifici. Ne consegue l'inammissibilità della richiesta di ammissione su tutto il contenuto della...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1938 del 24 febbraio 1987
«La deduzione della prova per testi non può avvenire in modo generico ed impreciso, ma deve essere fatta mediante l'indicazione specifica dei fatti da provare, al duplice scopo di consentire al giudice la valutazione della concludenza della prova...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 35217 del 21 settembre 2007
«In base al principio di tassatività delle impugnazioni sotto il profilo soggettivo, la facoltà di impugnazione spetta soltanto a colui al quale la legge espressamente lo conferisce, restando dunque inibita tale facoltà agli eredi dell'imputato...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 10310 del 4 marzo 2004
«L'impugnazione (nella specie, ricorso per cassazione) proposta dal difensore dell'imputato già deceduto è inammissibile per difetto di legittimazione, ma la declaratoria di inammissibilità non può comportare condanna alle spese né della parte...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 26058 del 20 novembre 2013
«La regola di cui all'art. 244 cod. proc. civ., la quale stabilisce che la prova per testimoni deve essere dedotta mediante indicazione specifica delle persone da interrogare (e dei fatti, formulati in articoli separati, sui quali ciascuna deve...»
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Cassazione civile, Sez. VI, sentenza n. 20997 del 12 ottobre 2011
«La richiesta di provare per testimoni un fatto esige non solo che questo sia dedotto in un capitolo specifico e determinato, ma anche che sia collocato univocamente nel tempo e nello spazio, al duplice scopo di consentire al giudice la valutazione...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9150 del 7 giugno 2003
«L'indicazione dei testimoni può avvenire mediante individuazione indiretta di essi tramite la funzione espletata nell'ufficio o nell'ente di cui fanno parte, a condizione che questa consenta una sicura identificazione della persona che si intende...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2446 del 4 marzo 2000
«La specificazione, nei relativi capitoli, dei fatti da provare mediante testi, prevista dall'art. 244 c.p.c., è diretta a soddisfare la duplice esigenza di consentire al giudice di valutare, prima dell'ammissione del mezzo istruttorio, l'influenza...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1315 del 20 febbraio 1996
«Qualora la parte nel richiedere la prova testimoniale non abbia indicato i testi da escutere ed il giudice non si sia avvalso del potere discrezionale conferitogli dalla legge di concedere alla parte un termine per la indicazione degli stessi, la...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10272 del 29 settembre 1995
«Al fine della ammissione della prova testimoniale, l'indagine del giudice di merito sui requisiti di specificità e rilevanza dei capitoli formulati dalla parte istante, va condotta non soltanto alla stregua della letterale formulazione dei...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4426 del 20 aprile 1995
«La disposizione dell'art. 244 c.p.c. sulla necessità di un'indicazione specifica dei fatti da provare per testimoni non va intesa in modo rigorosamente formalistico, ma in relazione all'oggetto della prova, cosicché, qualora questa riguardi un...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 6515 del 29 maggio 1992
«L'assunzione di testi che non siano stati preventivamente indicati in modo specifico può essere consentita soltanto nei casi previsti dall'art. 257 c.p.c., la cui enunciazione deve ritenersi tassativa, dal momento che l'obbligo della rituale...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 143 del 19 gennaio 1985
«Per la specificità di una prova testimoniale avente ad oggetto il rilascio da parte di una persona determinata di un determinato documento, prodotto in atti, non è necessaria la trascrizione del contenuto del documento nel capitolo di prova,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9902 del 6 ottobre 1998
«In materia di responsabilità aquiliana, qualora la sentenza di primo grado contenente una statuizione di condanna venga impugnata unicamente sull'accertamento della responsabilità e sull'esistenza del danno, il giudice d'appello, se non accoglie...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 12419 del 16 maggio 2008
«Qualora il giudice ammetta la prova testimoniale e fissi l'udienza per la relativa assunzione, senza stabilire un termine perentorio per l'indicazione dei testi, deve ritenersi che egli abbia concesso alla parte la possibilità di indicare i testi...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3280 del 12 febbraio 2008
«L'indagine del giudice di merito, sui requisiti di specificità e rilevanza dei capitoli formulati dalla parte istante, va condotta non solo alla stregua della loro formulazione letterale, ma anche in correlazione all'adeguatezza fattuale e...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2692 del 10 settembre 1999
«In tema di impugnazione da parte dell'imputato contumace, dall'elezione di domicilio presso il difensore non può in alcun modo dedursi il conferimento di uno specifico mandato ad impugnare, poiché non vi è alcuna correlazione logico-giuridica tra...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3863 del 10 febbraio 1998
«In caso di impugnazioni di sentenze contumaciali da parte del difensore, questi deve essere munito di specifico mandato rilasciato dall'interessato con la nomina, o anche successivamente, ma comunque entro il termine utile per proporre la detta...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5035 del 19 novembre 1997
«Atteso il principio dell'unicità del diritto di impugnazione, pur quando il suo esercizio sia consentito tanto alla parte personalmente quanto al suo difensore, deve ritenersi che la valida proposizione di impugnazione da parte del difensore...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2745 del 3 ottobre 1995
«Il conferimento del mandato difensivo, da parte dell'imputato contumace, dopo la pronuncia della sentenza implica di per sé anche in assenza di esplicita formulazione, il mandato ad impugnare previsto dall'art. 571, comma 3, c.p.p.»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 20652 del 25 settembre 2009
«In tema di giudizio di appello, il principio della corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato, come il principio del "tantum devolutum quantum appellatum", non osta a che il giudice renda la pronuncia richiesta in base ad una ricostruzione dei...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 194 del 9 gennaio 2002
«Le nullità concernenti l'ammissione e l'espletamento della prova testimoniale hanno carattere relativo, derivando dalla violazione di formalità stabilita non per ragioni di ordine pubblico, bensì nell'esclusivo interesse delle parti e, pertanto,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6432 del 1 luglio 1998
«I vizi attinenti alla deduzione, alla tempestività, alla ammissione e all'assunzione della prova testimoniale, in quanto concernenti materia affidata alla disponibilità delle parti, sono relativi e quindi sanabili per acquiescenza della parte a...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2101 del 8 marzo 1997
«L'inammissibilità di una prova testimoniale per contrasto con le norme che la vietano (artt. 2722 e 2725 c.c.) non è sanata dalla mancata tempestiva opposizione della parte interessata perché la sanatoria per acquiescenza riguarda soltanto le...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 12577 del 12 novembre 1999
«Poiché le nullità procedurali di carattere relativo devono essere tempestivamente eccepite dalla parte interessata, ove sia dedotta con il ricorso per cassazione la nullità della assunzione della prova testimoniale per mancata specificazione dei...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9427 del 18 dicembre 1987
«Le formalità relative all'assunzione della prova testimoniale sono stabilite non per ragioni di ordine pubblico, bensì per la tutela degli interessi delle parti e, pertanto, eventuali nullità derivanti dall'inosservanza di tali formalità (nella...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5149 del 19 ottobre 1985
«Le nullità concernenti l'ammissione e l'espletamento della prova testimoniale hanno carattere relativo e, pertanto, ai sensi dell'art. 157, secondo comma, c.p.c., vanno denunciate dalla parte interessata nella prima istanza o difesa successiva al...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5754 del 30 ottobre 1981
«In materia di prova testimoniale, il potere del giudice di dichiarare inammissibile una prova irritualmente dedotta, in luogo di assegnare alla parte un termine perentorio per formulare od integrare le indicazioni volute dalla legge (art. 244...»