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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 23449 del 19 giugno 2002
«Il reato previsto dall'art. 2621 c.c. (false comunicazioni sociali), come modificato dall'art. 1 del decreto legislativo 11 aprile 2002 n. 61, si distingue da quello di cui all'art. 2622 stesso codice (false comunicazioni sociali in danno dei soci...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 38110 del 7 ottobre 2003
«Ed infatti, la disposizione del terzo comma del menzionato art. 2634 c.c. (secondo cui non è ingiusto il profitto della società collegata o del gruppo se compensato da vantaggi, conseguiti o fondatamente prevedibili, derivanti dal collegamento o...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 155 del 10 gennaio 2012
«Ai fini della configurabilità del delitto di truffa, l'atto di disposizione patrimoniale, quale elemento costitutivo implicito della fattispecie incriminatrice, consiste in un atto volontario, causativo di un ingiusto profitto altrui a proprio...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2123 del 3 marzo 1993
«Il venir meno dell'associato è, invero, fonte di pregiudizio all'immagine, di minore competitività e capacità di incidere nel contesto sociale e, pertanto, costituisce un fatto ingiusto fonte certa di un danno altrettanto ingiusto e per ciò stesso...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3529 del 4 dicembre 1997
«.... Il privato che abbia eventualmente subito un danno ingiusto, è semplicemente soggetto danneggiato, legittimato a costituirsi parte civile nel processo penale, ma destinato a rimanere assente nella fase delle indagini preliminari. Pertanto...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11441 del 7 ottobre 1999
«In tema di truffa, poiché il delitto si consuma anche a mezzo di un negozio giuridico apparentemente valido, ma, nella sua essenza, viziato dalla mancanza di un corretto processo volitivo del soggetto passivo (determinatosi alla stipulazione del...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 14828 del 16 aprile 2010
«Anche a seguito dell'entrata in vigore del D.L.vo 3 aprile 2006, n. 152 (cosiddetto Testo Unico ambientale) che ha attribuito in via esclusiva la richiesta risarcitoria per danno ambientale al Ministero dell'Ambiente, le associazioni ecologiste...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4597 del 5 maggio 1993
«Poiché la legge del 26 aprile 1990, n. 86 non ha cancellato la figura criminosa della malversazione in danno dei privati ma le ha solo dato una diversa ristrutturazione, trasfusa nella modificata ipotesi di peculato di cui all'art. 314 c.p., come...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4026 del 28 febbraio 2000
«Pertanto, il sequestro preventivo non può essere utilizzato per fini diversi da quelli previsti dalla norma, ovvero non può surrogare altri istituti propri del diritto civile: in particolare, non può tutelare i privati interessi del debitore...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2379 del 31 gennaio 2008
«L'art. 3 della direttiva n. 84/5/CEE, che vieta di escludere, a motivo del legame di parentela, i membri della famiglia (anche) del conducente dal beneficio dell'assicurazione per la responsabilità civile riguardante i danni alla persona, è norma...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 5701 del 11 aprile 2012
«...proc. civ., bensì in tutti quelli in cui sia ravvisabile un interesse proprio del magistrato, o di un suo prossimo congiunto, a conseguire un ingiusto vantaggio patrimoniale o a farlo conseguire ad altri, o a cagionare un danno ingiusto ad altri.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 48744 del 30 dicembre 2011
«È integrata la fattispecie di sequestro di persona a scopo di estorsione, e non quella di cui all'art. 574 c.p., qualora, mediante una "abductio" o una ritenzione violenta o fraudolenta, "l'infans" o "l'amens" siano sottratti alla custodia o...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2422 del 4 febbraio 2014
«Gli elementi costitutivi dell'illecito aquiliano sono la condotta, l'elemento psicologico, il danno ingiusto e il nesso causale. Ne consegue che, ove il giudice ritenga insussistente uno qualsiasi di tali elementi, la domanda di risarcimento del...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 42789 del 10 novembre 2003
«Tuttavia, nel delitto di estorsione, l'autore mira a che la vittima compia una condotta «innominata» — ossia generica come quella della fattispecie di violenza privata — che procuri all'autore stesso o ad altri un ingiusto profitto con altrui...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 18380 del 21 aprile 2004
«Il reato di estorsione è a dolo generico, in quanto il procurare a sè o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno non rappresenta soltanto lo scopo in vista del quale il colpevole si determina al comportamento criminoso, ma un elemento della...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2704 del 21 marzo 1997
«Tra la fattispecie di cui all'art. 611 e quella di cui all'art. 629 c.p., nella forma consumata o tentata, non sussiste alcun rapporto di specialità che si presenti riconducibile alla nozione accolta nell'art. 15 dello stesso codice, in quanto - a...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8251 del 8 marzo 2006
«...idea» — era stata pronunciata nell'ambito di un contrastato rapporto lavorativo, in riferimento ad obbligazioni assunte ed è stata perciò reputata inidonea a comportare una comminatoria di «ingiusto» danno anche in ragione della sua genericità).»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5593 del 12 maggio 2000
«Al contrario della minaccia che ha natura formale, la violenza privata è un reato di danno, nel quale la condotta sanzionata si realizza con la coartazione della volontà altrui e l'evento lesivo si concretizza nel comportamento coartato di colui...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7382 del 23 luglio 1985
«Nel delitto di minaccia, il dolo, quale componente del fatto contestato, consiste nella cosciente volontà di minacciare ad altri un ingiusto danno ed è diretto a provocare l'intimidazione del soggetto passivo, senza che sia necessario che in tale...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3067 del 14 dicembre 1999
«...a eludere il blocco del centralino nei confronti di tali telefonate internazionali, così abusivamente introducendosi nella linea telefonica e contestualmente procurandosi ingiusto profitto con danno per la società di esercizio telefonico).»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3065 del 14 dicembre 1999
«Anche la frode informatica si consuma nel momento in cui l'agente consegue l'ingiusto profitto con correlativo danno patrimoniale altrui. (Nella specie l'agente, utilizzando il sistema telefonico fisso installato in una filiale della società...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3869 del 30 giugno 1997
«Il momento consumativo del delitto di truffa, anche agli effetti della competenza territoriale, è quello dell'effettivo conseguimento dell'ingiusto profitto, con correlativo danno alla persona offesa, e tale momento si verifica all'atto...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 16304 del 27 novembre 1989
«Il delitto di truffa si consuma esclusivamente allorché dalla induzione in errore di un soggetto, mediante gli artifici e raggiri, l'autore consegua un ingiusto profitto con altrui danno; danno che deve avere contenuto patrimoniale, deve...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 11652 del 7 settembre 1989
«Per la ravvisabilità della sussistenza o meno della circostanza attenuante della speciale tenuità del danno, nella ipotesi di truffa continuata ai danni di un ente pubblico per indebita percezione di quanto erogato a titolo di rimborso medicinali,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7730 del 28 luglio 1986
«Il reato di truffa si consuma nel momento in cui l'agente consegue l'ingiusto profitto, con contestuale verificazione del danno altrui. (Nella specie è stato ritenuto che il reato di truffa si consumò con la consegna, da parte del soggetto attivo...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2228 del 10 marzo 1984
«Il reato di truffa è per sua natura istantaneo e si consuma nel momento in cui l'agente realizza l'ingiusto profitto, con correlativo danno patrimoniale altrui. Pertanto in caso di assunzione a un pubblico impiego ottenuta mediante false...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8043 del 8 ottobre 1983
«In tema di delitto di truffa, al fine di stabilire se l'azione criminosa abbia realizzato il profitto ingiusto, col correlativo danno, con il quale profitto il delitto di truffa diviene perfetto, non è sufficiente accertare se vi sia stata...»
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Cassazione penale, Sez. Feriale, sentenza n. 51760 del 23 dicembre 2013
«In tema di truffa contrattuale, l'ingiusto profitto, con correlativo danno del soggetto passivo, consiste essenzialmente nel fatto costituito dalla stipulazione del contratto, indipendentemente dallo squilibrio oggettivo delle rispettive...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 41073 del 20 ottobre 2004
«In materia di truffa contrattuale il mancato rispetto da parte di uno dei contraenti delle modalità di esecuzione del contratto, rispetto a quelle inizialmente concordate con l'altra parte, con condotte artificiose idonee a generare un danno con...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 16737 del 8 aprile 2004
«...espletata, integra il requisito degli artifici e raggiri idonei a indurre in errore la vittima sull'effettiva consistenza dei lavori medesimi e sul loro importo, che costituisce il profitto ingiusto con corrispondente danno del contraente.»