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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1683 del 10 gennaio 1989
«Dopo l'entrata in vigore della L. 10 ottobre 1986 n. 663, recante modifiche all'ordinamento penitenziario, la declaratoria di abitualità nel delitto presunta dalla legge e che non ha natura costitutiva, ma semplicemente ricognitiva di uno status...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 10 del 24 novembre 1987
«Il giudice chiamato a pronunciarsi sull'applicabilità dell'indulto non può sospendere la decisione in attesa che l'autorità giudiziaria competente si pronunci su una dichiarazione di abitualità nel delitto ai sensi dell'art. 102 c.p. che...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 295 del 2 maggio 1984
«Dal testo dell'art. 102 c.p. si ricava che la pericolosità si manifesta con la consumazione del reato e non già con il suo accertamento legale, in quanto il legislatore ha voluto condizionare la dichiarazione di abitualità presunta alla frequenza...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 512 del 2 maggio 1984
«In tema di abitualità prevista dalla legge, l'autonomia della disciplina della stessa per quanto riguarda il contrabbando e relativa alle condizioni necessarie per la sua dichiarazione, attiene unicamente al termine finale, che viene rimosso e non...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 10116 del 4 ottobre 1980
«L'abitualità presunta per legge non consente al giudice la possibilità di tenere conto delle motivazioni e dei significati assunti in concreto dalla condotta criminosa. Per la sua sussistenza infatti, basta che si verifichi la condizione che...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2649 del 22 luglio 1980
«Poiché l'essenza dell'abitualità ritenuta dal giudice sta nell'essere il reo dedito al delitto, al fine della relativa dichiarazione l'omogeneità della natura dei reati commessi costituisce un elemento decisivo per la dichiarazione di abitualità,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 9002 del 21 luglio 1980
«La nuova condanna per un delitto, non colposo, della stessa indole, richiesta dall'art. 102 c.p. perché, in presenza delle condizioni soggettive ivi enunciate, debba farsi luogo al giudizio di abitualità può anche consistere in una condanna alla...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5129 del 19 aprile 1980
«L'abitualità nel delitto, anche se presuppone la recidiva, non è a questa assimilabile, giacché essa non realizza una circostanza aggravante del reato, ma un particolare status del reo, che, non influendo sulla quantificazione della pena, mira ad...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 21913 del 13 gennaio 2012
«È punibile, ai sensi del comma primo dell'art. 111 c.p., chi ha determinato alla commissione del delitto una persona che, per essere stata richiesta di fornire informazioni ai fini delle indagini o assunta come teste, si trovi nella condizione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 16058 del 18 novembre 1989
«Ai fini della configurabilità del concorso nel reato «proprio» di concussione di un extraneus è necessario che questi, con la propria condotta o concorra materialmente con il pubblico ufficiale a coartare, con le minacce o con altri mezzi...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9750 del 11 marzo 2010
«Al fine della configurabilità del delitto di illecita concorrenza con violenza o minaccia, che è reato di pericolo, è del tutto irrilevante la mancanza di un concreto effetto della condotta sul piano dei rapporti commerciali, bastando a integrarlo...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 26918 del 3 luglio 2001
«Il reato di illecita concorrenza con minacce o violenza (art. 513 bis c.p.) ha natura di reato proprio, in quanto la norma incriminatrice richiede che il soggetto attivo eserciti un'attività commerciale, industriale o comunque produttiva, anche se...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5793 del 6 febbraio 2014
«Il delitto di illecita concorrenza con violenza o minaccia concorre e non è assorbito nel reato di estorsione, trattandosi di fattispecie preordinate alla tutela di beni giuridici diversi: la disposizione di cui all'art. 513 bis cod. pen. ha come...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 24172 del 23 giugno 2010
«Il delitto di illecita concorrenza con violenza o minaccia, previsto dall'art. 513 bis c.p. e avente natura di reato complesso, non può essere assorbito nel delitto di estorsione, trattandosi di norme con diversa collocazione sistematica e...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 20647 del 1 giugno 2010
«La condotta di chi altera la concorrenza ricorrendo a mezzi fraudolenti non integra il delitto di cui all'art. 513 bis c.p., il quale punisce esclusivamente l'alterazione realizzata mediante minaccia o violenza, ma nemmeno quello di cui all'art....»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 331 del 1 marzo 1993
«Il reato di illecita concorrenza con violenza o minaccia previsto dall'art. 513 bis c.p. può concorrere con il delitto di associazione per delinquere. (Nella specie il principio è stato affermato con riferimento a soci di una società operante nei...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 38906 del 21 maggio 2013
«Ai fini della configurabilità del reato previsto dall'art. 514 c.p., il danno all'industria nazionale, pur potendo riguardare un singolo settore, deve essere comunque di proporzioni consistenti, tali da ingenerare la diminuzione del volume di...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8250 del 12 agosto 1986
«Ai fini della configurabilità del delitto di cui all'art. 514 c.p. («frodi contro le industrie nazionali») è sufficiente la messa in vendita di prodotti con segni alterati o contraffatti (quando cagioni un nocumento all'industria nazionale),...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4351 del 5 febbraio 2004
«In materia alimentare, anche dopo la trasformazione in illecito amministrativo delle sanzioni previste dalla legge 13 febbraio 1990 n. 26 sulla tutela della denominazione d'origine «prosciutto di Parma» la consegna di un diverso tipo di prosciutto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5477 del 12 giugno 1986
«Ai fini della configurabilità del delitto di frode in commercio, previsto dall'art. 515 c.p., è sufficiente anche il compimento di un solo atto di «commercio» inteso nel senso obiettivo di atto di vendita comunque configurato a prescindere dalla...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 36954 del 12 ottobre 2005
«Configura il delitto di frode in commercio la vendita di confezioni di olio di oliva «lampante» recanti la dicitura «vergine» in quanto all'acquirente è stato consegnato un prodotto avente una qualità diversa da quella dichiarata.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 21732 del 16 maggio 2003
«Integra il delitto di frode nell'esercizio del commercio la pratica di massaggi presso centri estetici senza l'utilizzo delle specifiche creme, aventi determinate caratteristiche e un particolare marchio, il cui uso era pubblicizzato, bensì con...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 870 del 26 gennaio 1994
«La denominazione di origine «Emmental» spetta soltanto al formaggio fabbricato in Svizzera, in forza del D.P.R. 18 novembre 1953, n. 1099 che ha reso esecutiva in Italia la convenzione internazionale di Stresa del 1 giugno 1951. Da ciò consegue...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10258 del 12 luglio 1989
«Ai fini dell'esclusione del delitto di frode nell'esercizio del commercio, di cui all'art. 515 c.p.p., non rileva che alla consegna della cosa (una caldaia per impianto di riscaldamento) diversa da quella pattuita si accompagni la relativa...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4333 del 7 maggio 1985
«Sussiste il delitto di frode in commercio, qualora vengano consegnati all'acquirente, senza preventiva informazione, agrumi non maturi, la cui buccia presenti un colore arancione, ottenuto a mezzo di trattamento chimico (cosiddetto...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10913 del 17 settembre 1978
«Risponde del delitto di frode in commercio colui che, nell'esercizio di attività commerciale di deposito di prodotti petroliferi, con il sistema della doppia fatturazione fa ritenere ai clienti di consegnare loro olio combustibile fluido o...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 14806 del 26 marzo 2004
«La detenzione di alimenti congelati o surgelati in un esercizio commerciale e l'omessa indicazione nella lista delle vivande di tale precondizione dell'alimento integra il reato di tentativo di frode in commercio, ed in proposito non è necessario...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10739 del 18 ottobre 1994
«Quando, nello svolgimento di un'attività commerciale avente ad oggetto la vendita al minuto di prodotti surgelati destinati all'alimentazione umana, si effettui la sostituzione dell'etichetta originaria indicante la data di scadenza già superata,...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 23819 del 9 giugno 2009
«Il delitto di frode nell'esercizio del commercio è configurabile anche nel caso in cui l'acquirente non effettui alcun controllo sulla merce offerta in vendita, essendo irrilevanti sia l'atteggiamento, fraudolento o meno, del venditore, che la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6436 del 13 giugno 1975
«L'elemento psicologico del delitto di frode in commercio consiste nel solo dolo generico, ossia nella coscienza e volontà di consegnare cosa diversa da quella pattuita. I moventi dell'azione criminosa sono, invece, estranei ed irrilevanti ai fini...»