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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11000 del 3 novembre 1994
«A norma dell'art. 385, comma 3, c.p., risponde del reato di evasione l'imputato che, essendo agli arresti nella propria abitazione — intesa come il luogo in cui la persona conduce la propria vita domestica e privata, con esclusione di ogni altra...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10270 del 13 marzo 2001
«La violazione delle prescrizioni previste per il regime della detenzione domiciliare a norma dell'art. 47 ter, ottavo comma, dell'ordinamento penitenziario integra automaticamente il reato di evasione di cui all'art. 385 c.p., in quanto alla...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 841 del 11 febbraio 1981
«La violenza e la minaccia considerata nel primo cpv. dell'art. 385 c.p. sono quelle di cui alle previsioni generiche degli artt. 581 e 612 c.p. e, pertanto, non giungono ad integrare una condotta specifica, diversa e più grave, come quella...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11940 del 21 novembre 2000
«L'allontanamento del detenuto, agli arresti domiciliari e autorizzato al lavoro esterno, dal luogo in cui è previsto che egli svolga la propria attività costituisce reato di evasione, (senza che sia invocabile l'inevitabilità dell'ignoranza della...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 15915 del 16 aprile 2015
«Ai fini della configurabilità del reato previsto dall'art. 388, comma sesto, cod. pen., che sanziona la condotta del debitore il quale, invitato dall'ufficiale giudiziario a indicare le cose o i crediti pignorabili, omette di rispondere nel...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 41682 del 25 ottobre 2012
«Ai fini della sussistenza del reato previsto dal comma sesto dell'art. 388 c.p. l'invito dell'ufficiale giudiziario al debitore deve contenere espressamente l'avvertimento della sanzione penale per l'omessa o falsa dichiarazione nonché...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1038 del 9 gennaio 2013
«Non integra il reato previsto dall'art. 388, comma secondo, c.p., l'inadempimento dei provvedimenti di carattere patrimoniale conseguenziali alla pronuncia del giudice civile in tema di affidamento della prole. (Fattispecie relativa...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 17650 del 27 aprile 2015
«Ai fini della configurabilità del reato previsto dall'art. 388, secondo comma, c.p., nella categoria dei provvedimenti del giudice civile che prescrivono misure cautelari a difesa delle proprietà è compreso ogni provvedimento atto ad incidere...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3769 del 25 marzo 1998
«Il provvedimento, adottato ai sensi dell'art. 700 c.p.c., di inibizione a un circolo ricreativo allo svolgimento di attività comportanti una rumorosità superiore a una determinata soglia (nella specie tre decibel) è da ritenere dato sia per la...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 32604 del 23 agosto 2001
«Non sussiste concorso formale fra il reato di cui all'art. 388 c.p. (sottrazione di cose pignorate) e il reato previsto dall'art. 216, primo comma, della legge fallimentare (bancarotta per distrazione), atteso che vi è identità fra la condotta e...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 14334 del 9 aprile 2001
«In tema di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice concernente la sottrazione di cose pignorate o sottoposte a sequestro, il semplice allontanamento del proprietario, alla cui custodia le cose sequestrate o pignorate sono state...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2266 del 24 febbraio 2000
«Integra gli estremi del reato consumato di cui all'art. 388, comma primo, c.p. il comportamento dell'agente che nella procedura di conversione del pignoramento, ottenuto il provvedimento di conversione con l'obbligo di versare la somma residua...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5581 del 13 maggio 1998
«La condotta materiale del reato di sottrazione di beni pignorati o sottoposti a sequestro, previsto dall'art. 388, comma terzo, c.p., è integrata, tra le altre ipotesi, dalla sottrazione della cosa sottoposta a custodia, il che implica la prova...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 31817 del 3 agosto 2009
«Integra il delitto previsto dall'art. 30 L. 13 settembre 1982, n. 646, l'omessa comunicazione alla polizia tributaria di un mutuo o di un affidamento bancario alla cui concessione corrisponda l'assunzione di un debito di pari importo per la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 692 del 19 gennaio 2000
«Il comportamento del proprietario custode dei beni pignorati che non si renda reperibile il giorno dell'accesso fissato dall'ufficiale giudiziario per la sostituzione del custode dei beni pignorati e l'asporto di essi, non integra gli estremi del...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4682 del 29 ottobre 1998
«Il custode di cosa pignorata, pur quando il pignoramento sia stato effettuato ad istanza di un organo della pubblica amministrazione, non risponde di alcuna delle ipotesi di reato previste dall'art. 334 c.p. (riguardando questo, nella sua attuale...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11497 del 15 dicembre 1997
«La condotta materiale del reato di sottrazione di beni pignorati o sottoposti a sequestro, previsto dall'art. 388, commi terzo e quarto c.p., è integrata, tra le altre ipotesi, dalla sottrazione della cosa sottoposta a vincolo, sicché il semplice...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8852 del 1 ottobre 1997
«La omessa consegna all'ufficiale giudiziario per la vendita di alcuni dei beni sottoposti a pignoramento dei quali l'imputato sia stato nominato custode integra il reato previsto dal quinto comma dell'art. 388 c.p. e non quello più grave previsto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 16075 del 18 novembre 1989
«Non sussiste il reato previsto dall'art. 388, quinto comma, c.p. nell'ipotesi in cui il custode di cose sottoposte a pignoramento ometta il trasporto dei beni dal luogo in cui sono custoditi a quello dell'incanto, perché a ciò deve provvedere, ai...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10234 del 12 luglio 1989
«Risponde del reato di sottrazione di beni pignorati, di cui all'art. 334 c.p., e non di quello, previsto dall'art. 388, quinto comma, stesso codice, di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, il custode il quale, invitato —...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 30791 del 17 luglio 2013
«Nel reato di associazione per delinquere, l'interesse protetto è solo l'ordine pubblico per cui la persona offesa va individuata esclusivamente nella P.A., con la conseguenza che il privato che assuma di essere danneggiato dal reato non ha titolo...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7437 del 9 giugno 1999
«In tema di associazione per delinquere, il numero minimo degli associati previsto dalla legge per la configurabilità del reato deve essere valutato in senso oggettivo, ossia come componente umana effettiva ed esistente nel sodalizio e non con...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3834 del 31 gennaio 2001
«Il programma associativo di un'associazione per delinquere va tenuto distinto dal disegno criminoso la cui unicità costituisce presupposto essenziale per la configurabilità della continuazione fra più reati, atteso che quest'ultima richiede la...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3340 del 15 ottobre 1992
«L'associazione per delinquere è compatibile con il reato di esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse previsto dall'art. 4 della L. n. 401 del 1989, in quanto quest'ultimo non necessariamente comporta l'abitualità della condotta o...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2922 del 20 dicembre 1989
«Ai fini dell'estradizione da o verso gli Stati Uniti d'America, il reato di conspiracy previsto dalla legislazione nordamericana non trova riscontro nel reato di associazione per delinquere previsto dall'art. 416 c.p. (Nella specie la Suprema...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 25302 del 16 giugno 2015
«Ai fini della configurabilità del delitto di scambio elettorale politico-mafioso, come previsto dall'art. 416 ter c.p. nel testo vigente dopo le modifiche introdotte dalla L. n. 62 del 2014, non è necessario che l'accordo concernente lo scambio...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 20370 del 14 giugno 2006
«Il delitto di rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro è un delitto, doloso, di pericolo, ove il pericolo consiste nella verificazione, in conseguenza della condotta di rimozione o di omissione, del disastro o...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8899 del 11 ottobre 1985
«In tema di rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, il dolo del reato previsto dall'art. 437 c.p. — che è reato di pericolo — consiste nella coscienza di non adempiere l'obbligo giuridico di collocazione degli...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9630 del 6 novembre 1984
«Ai fini della consumazione del delitto previsto dall'art. 437 c.p. non può essere attribuita rilevanza assoluta alle «ripercussioni vantaggiose derivanti dalla realizzazione di economie per il mancato apprestamento delle apparecchiature» ovvero...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 2699 del 22 marzo 1984
«In tema di rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, il giudice, per affermare la responsabilità dell'agente, deve solo accertare che quest'ultimo abbia dolosamente omesso di collocare (ipotesi omissiva) oppure rimosso...»