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Articolo 1857 Codice Civile

(R.D. 16 marzo 1942, n. 262)

[Aggiornato al 25/09/2024]

Norme applicabili

Dispositivo dell'art. 1857 Codice Civile

Alle operazioni regolate in conto corrente si applicano le norme degli articoli 1826, 1829(1) e 1832.

Note

(1) A differenza dall'art. 1829 c.c., qui la clausola "salvo incasso" non opera come condizione sospensiva, ma come condizione risolutiva mista e, quindi, l'acquisto del credito in capo alla banca si produce sin dall'inizio salva la possibilità che venga meno.

Ratio Legis

Atteso che il conto corrente bancario e quello ordinario sono diversi, il legislatore ha esplicitato quali norme del secondo si estendono al primo: l'applicazione dell'art. 1826 c.c.si spiega in quanto anche il conto corrente bancario dà corso a delle spese; l'estensione dell'art. 1829 c.c. dipende dal fatto che anche la banca, di regola, decide di cautelarsi con la clausola "salvo incasso"; infine, la natura bancaria del conto corrente in esame non esclude che l'istituto di credito possa procedere al sistema di cui all'art. 1832 c.c. per l'approvazione del conto.

Spiegazione dell'art. 1857 Codice Civile

Rinvio alla disciplina del contratto di conto corrente

La disposizione in questione
poteva essere anche messa dal legislatore senza che ne derivassero pericoli di qualche sorta. Una volta ammesso e disciplinato in linea di principio il regolamento in conto corrente delle diverse operazioni bancarie, ne discendeva immediatamente la perfetta applicazione di tutte quelle norme specifiche del contratto di conto corrente riferite alle spese, al diritto di commissione, ai crediti verso i terzi ed alla approvazione del conto.

Pertanto, è evidente che alle diverse operazioni regolate in conto corrente saranno applicabili le norme specifiche di quel rapporto giuridico, a meno che l'applicazione stessa non venga ad essere inibita dalla natura e struttura tecnica delle operazioni alle quali il regolamento in conto corrente viene sovrapposto.

Per quanto non si abbia un esplicito richiamo, si ritiene legittimamente, sempre entro i limiti consentiti dalla natura e dalla struttura delle diverse operazioni regolate in conto corrente, che possa trovare applicazione anche la norma di cui all' art. 1830 del c.c. sul sequestro e pignoramento del saldo.

Relazione al Codice Civile

(Relazione del Ministro Guardasigilli Dino Grandi al Codice Civile del 4 aprile 1942)

Massime relative all'art. 1857 Codice Civile

Cass. civ. n. 37800/2022

Nei rapporti di conto corrente bancario, ove il correntista, agendo in giudizio per la ripetizione di quanto indebitamente trattenuto dalla banca, ometta di depositare tutti gli estratti conto periodici e non sia possibile accertare l'andamento del conto mediante altri strumenti rappresentativi delle movimentazioni (come le contabili bancarie riferite alle singole operazioni o le risultanze delle scritture contabili), va assunto, come dato di partenza per il ricalcolo, il saldo iniziale a debito, risultante dal primo estratto conto disponibile o da quelli intermedi dopo intervalli non coperti, che, nel quadro delle risultanze, è il dato più sfavorevole al cliente, sul quale si ripercuote tale incompletezza, in quanto gravato dall'onere della prova degli indebiti pagamenti. (Nella specie la S.C. ha cassato con rinvio la sentenza di merito che aveva rigettato integralmente la domanda del correntista, poiché non aveva prodotto la sequenza completa degli estratti conto, risultando mancanti alcuni intervalli temporali).

Cass. civ. n. 35979/2022

Nei rapporti di conto corrente bancario, il correntista che agisca in giudizio per la ripetizione di danaro, che afferma essere stato indebitamente corrisposto all'istituto di credito nel corso dell'intera durata del rapporto - sul presupposto di dedotte nullità di clausole del contratto di conto corrente o per addebiti non previsti in contratto - è onerato della prova degli avvenuti pagamenti e della mancanza di una valida "causa debendi" mediante deposito degli estratti periodici di tale conto corrente, riferiti all'intera durata del rapporto, con la conseguenza che, qualora egli depositi solo alcuni di essi, da un lato non adempie a detto onere per la parte di rapporto non documentata e, dall'altro, tale omissione non costituisce fatto impediente il sollecitato accertamento giudiziale del dare e dell'avere fra le parti, a partire dal primo saldo dal cliente documentalmente riscontrato.

Cass. civ. n. 15219/2019

Qualora una banca intenda insinuarsi al passivo di un fallimento prospettando una ragione di credito derivante da un rapporto obbligatorio regolato in conto corrente, ha l'onere, nel giudizio di opposizione allo stato passivo, di dare piena prova del suo credito, secondo il disposto della norma generale dell'art. 2697 c.c., depositando la documentazione relativa allo svolgimento del conto, senza poter pretendere di opporre al curatore, stante la sua posizione di terzo, gli effetti che, ex art. 1832 c.c., derivano, tra le parti del contratto, dall'approvazione anche tacita del conto da parte del correntista, poi fallito, e dalla di lui decadenza dalle impugnazioni. (Rigetta, TRIBUNALE LAGONEGRO, 15/09/2015).

Cass. civ. n. 11749/2006

Nel contratto di conto corrente, l'approvazione anche tacita dell'estratto conto, ai sensi dell'art. 1832, primo comma, c.c., preclude qualsiasi contestazione in ordine alla conformità delle singole annotazioni ai rapporti obbligatori dai quali derivano gli accrediti e gli addebiti iscritti nell'estratto conto (salva l'impugnazione per errori, omissioni e duplicazioni di carattere formale, ai sensi del secondo comma della medesima disposizione), ma non impedisce di sollevare contestazioni in ordine alla validità ed all'efficacia dei rapporti obbligatori dai quali derivano i suddetti addebiti ed accrediti, e cioè quelle fondate su ragioni sostanziali attinenti alla legittimità, in relazione al titolo giuridico, dell'inclusione o dell'eliminazione di partite del conto corrente.

Cass. civ. n. 7662/2005

L'istituto di credito, che abbia pagato un assegno bancario di conto corrente, su di esso tratto, alterato nell'importo, è responsabile verso il traente del pagamento della maggior somma risultante dall'alterazione ove questa sia rilevabile con l'uso della normale diligenza, senza poter invocare la decadenza del correntista ex art. 1832 c.c. (richiamato per le operazioni bancarie in conto corrente dal successivo art. 1857), dal diritto di impugnare le partite incluse negli estratti-conto, in quanto l'intestabilità delle risultanze del conto, derivante dal mancato tempestivo esercizio di detto diritto, non si riferisce alla validità ed efficacia dei rapporti da cui i rispettivi accrediti ed addebiti derivano; né la mancata contestazione (o approvazione) del conto comporta che il debito fondato su negozio nullo od annullabile o comunque su situazione illecita divenga per ciò"nuovo"e, come tale, incontestabile.

Cass. civ. n. 9579/2000

Le risultanze dell'estratto di conto corrente allegate a sostegno della domanda di pagamento del saldo legittimano l'emissione di decreto ingiuntivo, ed hanno efficacia fino a prova contraria nel relativo giudizio di opposizione, con la conseguenza che possono essere disattese solo in presenza di circostanziate contestazioni specifiche dirette contro determinate annotazioni, non già attraverso un nuovo rifiuto del conto o la generica affermazione di nulla dovere: a tal fine, è irrilevante che dette risultanze non siano già state stragiudizialmente rese note al correntista, in quanto anche la produzione in giudizio costituisce trasmissione ai sensi dell'art. 1832 c.c., ed onera il correntista di provvedere alle necessarie contestazioni specifiche per superare l'efficacia probatoria della produzione.

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