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Articolo 296 Codice Civile

(R.D. 16 marzo 1942, n. 262)

[Aggiornato al 25/09/2024]

Consenso per l'adozione

Dispositivo dell'art. 296 Codice Civile

Per l'adozione si richiede il consenso(1) dell'adottante e dell'adottando(2)(3).

Note

(1) Sulla natura del consenso, dibattuto è se esso costituisca un presupposto per il provvedimento del giudice, o se abbia caratteristiche negoziali e pertanto rimesso all'autonomia privata.
(2) Per prestare valido consenso è necessario che la persona abbia la piena capacità di agire.
(3) I commi II e III sono stati abrogati dall'art. 67 della L. 4 maggio 1983 n. 184.

Relazione al Codice Civile

(Relazione del Ministro Guardasigilli Dino Grandi al Codice Civile del 4 aprile 1942)

Massime relative all'art. 296 Codice Civile

Cass. civ. n. 3462/2022

In tema di adozione di persone maggiori di età, la "valenza solidaristica" della relativa disciplina legittima un'interpretazione costituzionalmente orientata degli artt. 296 e 311, comma 1, c.c., nel senso di consentire all'adottando maggiorenne, che si trovi in stato di interdizione giudiziale, di manifestare il proprio consenso anche per il tramite del suo rappresentante legale, trattandosi di atto personalissimo che non gli è espressamente vietato, considerato anche quanto complessivamente sancito dagli artt. 1 e 12 della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con disabilità, approvata il 13 dicembre 2006 e ratificata dall'Italia con l. n. 18 del 2009.

Cass. civ. n. 12556/2012

Il decreto che pronunzia l'adozione di persone di maggiore età (art. 314 c.c.) ha natura costitutiva, produce effetti direttamente incidenti sullo "status" dell'adottato ed è connotato dalla stabilità, comprovata dalla circostanza della previsione della sua revocabilità soltanto in casi tassativi e specifici (artt. 305-309 c.c.), in conseguenza di fatti sopravvenuti e con efficacia "ex tunc"; pertanto, poiché siffatto decreto ha natura di provvedimento decisorio e definitivo, i vizi, sia processuali sia sostanziali, che eventualmente lo inficiano e ne determinano la nullità si convertono in motivi di impugnazione e possono essere fatti valere esclusivamente con il mezzo previsto dall'ordinamento, con la conseguenza che la decadenza dall'impugnazione comporta che gli stessi, in applicazione del principio stabilito dall'art. 161 c.p.c., non possono essere più dedotti neppure con l'"actio nullitatis".

Cass. civ. n. 4420/2008

In tema di adozione di persone maggiori di età, ai fini della prova del consenso dell'adottante, non può essere applicata la normativa regolante l'istituto del cosiddetto domicilio ai soccorso, previsto dall'art. 72 della legge 17 luglio 1980, n. 6972, abrogato dalla legge 8 novembre 2000, n. 323, che, in quanto riconducibile al sistema di assistenza sociale, non è invocabile con riferimento ad una richiesta di adozione di maggiorenne.

Cass. civ. n. 2520/1975

Pur considerando la natura del procedimento d'adozione, in cui si dà il massimo rilievo al potere inquisitorio del giudice e all'efficacia costitutiva del provvedimento rispetto al potere dispositivo delle parti, non può negarsi carattere negoziale all'atto di consenso dell'adottante, con la conseguenza che ad esso si applica la disciplina concernente i negozi giuridici privatistici, la quale inquadra l'incapacità naturale della parte tra i motivi di annullamento. Tuttavia, considerata la natura prevalentemente morale dell'interesse tutelato dalla norma che richiede il consenso dell'adottante nonché il carattere personalissimo del rapporto adottivo, la legittimazione ad impugnare il provvedimento d'adozione per incapacità naturale dell'adottante spetta soltanto ai partecipanti al rapporto stesso e l'azione che non sia stata esercitata in vita dal soggetto partecipante al rapporto adottivo è intrasmissibile.

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