AUTORE:
Antonio Caso
ANNO ACCADEMICO: 2018
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Salerno
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
La tutela della parte debole si candida, prospetticamente, a costituire oggetto di un interesse qualificabile come generale, perseguibile tramite la tecnica della normazione inderogabile, ed espressione di un valore fondamentale dell’ordinamento, non altrimenti attuabile. Se, ad ogni modo, con impeto ecumenico, si è voluto, innovativamente, ridimensionare il dogma dell’autonomia privata, nell’intento di scongiurare l’insorgenza di rapporti contrattuali radicalmente iniqui, allora si sarebbe pur dovuto fare appello ad un criterio normativamente affidabile, giuridicamente pregno di soddisfacenti risvolti applicativi, individuato nel concetto di “gross disparity”, ricalcante, nei rapporti commerciali, il modo tipico di atteggiarsi del canone generale di buona fede. Altrimenti, si sarebbe rischiato di vagare, desolatamente, lungo il crinale, labirintico ed ovattato, della mera enunciazione di formule astratte, irrimediabilmente infertile sul piano dei presupposti per la concreta applicazione del principio. L’opera di concretizzazione affidata alla giurisprudenza creativa, non si converte, pertanto, in un sindacato straripante ed incontrollato, ispirato alla massima discrezionalità, ma si fonda su parametri, meditatamente ricavati dalle clausole dell’ordinamento motivate dal senso della giustizia, adeguatamente elastici e logicamente coerenti.