AUTORE:
Francesco Anastasi
ANNO ACCADEMICO: 2019
TIPOLOGIA: Tesi di Master
ATENEO: Universitą Cattolica del Sacro Cuore di Milano
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
L’efficacia delle attività di contrasto alla criminalità organizzata (e in particolare di tipo mafioso) è intimamente connessa alla capacità delle stesse di recidere il legame tra i capitali accumulati illecitamente dalle organizzazioni criminali determinando, conseguentemente, l’impossibilità di un loro reimpiego nei circuiti dell’economia legale.
Difatti, nell'organizzazione degli strumenti e dell’azione di contrasto alla criminalità organizzata di tipo mafioso, non può trascurarsi il costante pericolo di interferenze e contaminazioni del mondo imprenditoriale “sano” con investimenti costituiti dai proventi delle attività illecite.
In questo quadro, le azioni di contrasto alla corruzione sono divenute sempre di maggiore attualità e necessità nel nostro Paese.
In particolare, a partire dal periodo di “Mani Pulite”, si è compreso come non si possa continuare a convivere con la corruzione da un lato, e con la criminalità organizzata e l’economia sommersa (il cosiddetto “nero”) dall’altra. Queste ultime sono facce di un’unica realtà: sono strettamente connesse tra loro, senza soluzione di continuità e con una forte sinergia reciproca. Rappresentano, riprendendo le parole del Presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, “un triangolo delle Bermude (Mafiacity, Tangentopoli e Nerolandia) in cui si è perso il senso della legalità e dei valori fondamentali necessari per la convivenza e per la coesione sociale” .
In questo contesto, il superamento di logiche emergenziali e di deroga alla legalità per le grandi opere e i grandi eventi ha consentito allo stato attuale di creare un assetto in grado di garantire un primo argine di tutela dalle infiltrazioni mafiose, che alla prova dei fatti risulta essere effettivo ed efficace anche se spesso ridondante e eccessivamente gravoso per le imprese, in termini di costi economici e burocratici.
Le intuizioni della L. 190/2012 sono comunque state ben proseguite dalle successive normative che hanno contribuito ad affinare il sistema e gli strumenti di contrasto alla corruzione e alla prevenzione dell’ingresso di capitale mafioso nelle procedure di appalto. In particolare si segnalano: il D. Lgs, 33/2013 recante “Riordino della disciplina riguardante il diritto di accesso civico e gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”; il D.L. 90/2014 recante “Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari”; e il D. Lgs. 97/2016 recante “Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza, correttivo della legge 6 novembre 2012, n. 190 e del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, ai sensi dell'articolo 7 della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”.
In questo contesto, il presente lavoro mira a ricostruire ed analizzare come in concreto gli strumenti richiamati siano stati in grado di affrontare la prova dei fatti, eventualmente segnalando laddove si siano manifestati alcuni limiti di questi stessi strumenti, efficaci ma pur sempre perfettibili.
Difatti, nell'organizzazione degli strumenti e dell’azione di contrasto alla criminalità organizzata di tipo mafioso, non può trascurarsi il costante pericolo di interferenze e contaminazioni del mondo imprenditoriale “sano” con investimenti costituiti dai proventi delle attività illecite.
In questo quadro, le azioni di contrasto alla corruzione sono divenute sempre di maggiore attualità e necessità nel nostro Paese.
In particolare, a partire dal periodo di “Mani Pulite”, si è compreso come non si possa continuare a convivere con la corruzione da un lato, e con la criminalità organizzata e l’economia sommersa (il cosiddetto “nero”) dall’altra. Queste ultime sono facce di un’unica realtà: sono strettamente connesse tra loro, senza soluzione di continuità e con una forte sinergia reciproca. Rappresentano, riprendendo le parole del Presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, “un triangolo delle Bermude (Mafiacity, Tangentopoli e Nerolandia) in cui si è perso il senso della legalità e dei valori fondamentali necessari per la convivenza e per la coesione sociale” .
In questo contesto, il superamento di logiche emergenziali e di deroga alla legalità per le grandi opere e i grandi eventi ha consentito allo stato attuale di creare un assetto in grado di garantire un primo argine di tutela dalle infiltrazioni mafiose, che alla prova dei fatti risulta essere effettivo ed efficace anche se spesso ridondante e eccessivamente gravoso per le imprese, in termini di costi economici e burocratici.
Le intuizioni della L. 190/2012 sono comunque state ben proseguite dalle successive normative che hanno contribuito ad affinare il sistema e gli strumenti di contrasto alla corruzione e alla prevenzione dell’ingresso di capitale mafioso nelle procedure di appalto. In particolare si segnalano: il D. Lgs, 33/2013 recante “Riordino della disciplina riguardante il diritto di accesso civico e gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”; il D.L. 90/2014 recante “Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari”; e il D. Lgs. 97/2016 recante “Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza, correttivo della legge 6 novembre 2012, n. 190 e del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, ai sensi dell'articolo 7 della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”.
In questo contesto, il presente lavoro mira a ricostruire ed analizzare come in concreto gli strumenti richiamati siano stati in grado di affrontare la prova dei fatti, eventualmente segnalando laddove si siano manifestati alcuni limiti di questi stessi strumenti, efficaci ma pur sempre perfettibili.