AUTORE:
Umberto Battaglia
ANNO ACCADEMICO: 2008
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Pavia
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il presente lavoro si prefigge l’obiettivo di delineare, nel suo divenire storico, i profili primari ed essenziali delle relazioni intercorrenti tra il magistrato del pubblico ministero e le plurime forze di polizia giudiziaria, scorgendo in tal modo, da un angolo visuale piuttosto originale, uno degli aspetti fondamentali del nostro complessivo assetto ordinamentale, ovverosia il rapporto tra autorità e libertà.
Le modalità concrete secondo le quali gli organi inquirenti (p.m. e p.g.) si organizzano internamente, si coordinano e correlazionano, incidono infatti, in maniera significativa, sulla effettività dell’azione di repressione dei reati e sulla realizzazione materiale dei principi costituzionali di obbligatorietà dell’azione penale e di tutela dei diritti fondamentali di libertà.
Sebbene la carta fondamentale non preveda l’istituzione di un corpo di polizia giudiziaria alle esclusive dipendenze dell’ordine giudiziario (tema che rimase sullo sfondo del dibattito in Assemblea Costituente e che fu accantonato per ragioni di convenienza), in virtù della disposizione di cui all’articolo 109 (“L’autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria”), la Costituzione prevede significativamente ed in correlazione con l’autonomia ed indipendenza della magistratura la primazia, ratione materiae, del soggetto esercente le funzioni di autorità giudiziaria rispetto a coloro che svolgono l’attività materiale di polizia giudiziaria, preservando in tal maniere il potere giudiziario da interferenze esterne.
Compito primario dell’elaborato è appunto quello di fornire una sintetica analisi delle modalità con le quali il legislatore ha ritenuto di adempiere al precetto costituzionale, mettendo in luce le differenze esistenti tra modelli storicamente avvicendatisi.
Le modalità concrete secondo le quali gli organi inquirenti (p.m. e p.g.) si organizzano internamente, si coordinano e correlazionano, incidono infatti, in maniera significativa, sulla effettività dell’azione di repressione dei reati e sulla realizzazione materiale dei principi costituzionali di obbligatorietà dell’azione penale e di tutela dei diritti fondamentali di libertà.
Sebbene la carta fondamentale non preveda l’istituzione di un corpo di polizia giudiziaria alle esclusive dipendenze dell’ordine giudiziario (tema che rimase sullo sfondo del dibattito in Assemblea Costituente e che fu accantonato per ragioni di convenienza), in virtù della disposizione di cui all’articolo 109 (“L’autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria”), la Costituzione prevede significativamente ed in correlazione con l’autonomia ed indipendenza della magistratura la primazia, ratione materiae, del soggetto esercente le funzioni di autorità giudiziaria rispetto a coloro che svolgono l’attività materiale di polizia giudiziaria, preservando in tal maniere il potere giudiziario da interferenze esterne.
Compito primario dell’elaborato è appunto quello di fornire una sintetica analisi delle modalità con le quali il legislatore ha ritenuto di adempiere al precetto costituzionale, mettendo in luce le differenze esistenti tra modelli storicamente avvicendatisi.