AUTORE:
Stefania Ida Bonifacio
ANNO ACCADEMICO: 2022
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Università degli Studi Guglielmo Marconi - Roma
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il concetto di prevenzione è arrivato tardi nella lotta statale alla criminalità organizzata. Dagli anni '90 in poi si è cercato di intervenire tempestivamente nell'espansione del fenomeno mafioso: i Prefetti acquisiscono competenza in ambito pubblico anche dal punto di vista dell'antimafia, che non è più soltanto un movimento sociale di ribellione alle stragi che hanno insanguinato l'Italia, ma diventa un vero e proprio settore della Pubblica Amministrazione che ha tentato di - o, almeno, avrebbe dovuto - operare in rappresentanza della legalità. Diversi Magistrati di spessore già indagavano sui flussi di denaro e sulle prime imprese nere che iniziavano a distinguersi nell'economia locale, ma non esisteva una legge che disciplinasse misure di prevenzione applicabili in presenza di indizi; occorrevano prove certe per "stoppare" un'operazione mafiosa.
Alla base di questa tesi vi è l'attenzione rivolta all'evoluzione del fenomeno mafioso. Nel primo capitolo si sviluppa un'analisi di ciò che oggi è la mafia; si ripercorrono le conquiste normative in ambito preventivo antimafia per elaborare, nel secondo capitolo, proposte orientate al rafforzamento della prevenzione nella lotta alla criminalità mafiosa senza comprimere le libertà costituzionali, cercando, quindi, di rintracciare - mediante le pronunce e i pareri delle Corti - un bilanciamento tra i diritti e gli interessi coinvolti. Il terzo capitolo, infine, argomenta le criticità e le lacune della disciplina vigente, cercando di trovare un equilibrio tra la norma e la prassi. Le motivazioni che mi hanno condotta ad approfondire tale tema hanno una duplice natura. La preoccupazione verso la politica espansionistica della mafia e su come lo Stato stia intervenendo per depurare il nostro tessuto sociale, politico ed economico, e l'attenzione rivolta al modus in cui il legislatore è intervenuto e interviene per formalizzare tale depurazione. L'obiettivo prefissato è, dunque, quello di fornire un'analisi accurata della disciplina, mettendone in evidenza le peculiarità, ma anche le criticità e le lacunosità, sollecitando il legislatore a modificare i contenuti delle disposizioni in vigore, nel tentativo di armonizzare la competenza penale con quella amministrativa in maniera funzionale e sempre nella logica della prevenzione.
Dal colloquio intercorso con il Viceprefetto Aggiunto della Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Catania, sono emersi punti limite oltre i quali non si è in grado di applicare la recente disciplina, poiché contrastante con altri istituti tuttora in vigore e che presentano procedure identiche, ma rispetto ai quali la competenza è affidata a due diverse autorità giurisdizionali. Grazie al presente lavoro di ricerca è stato possibile argomentare e prevedere dei correttivi, al fine di snellire la procedura preventiva antimafia e di rendere armoniosa la collaborazione tra le due autorità, giudiziaria e amministrativa, per non allontanarsi dall'obiettivo unico di debellare il potere della criminalità mafiosa, sia dal punto di vista repressivo che, ancor più importante, da quello preventivo.
Alla base di questa tesi vi è l'attenzione rivolta all'evoluzione del fenomeno mafioso. Nel primo capitolo si sviluppa un'analisi di ciò che oggi è la mafia; si ripercorrono le conquiste normative in ambito preventivo antimafia per elaborare, nel secondo capitolo, proposte orientate al rafforzamento della prevenzione nella lotta alla criminalità mafiosa senza comprimere le libertà costituzionali, cercando, quindi, di rintracciare - mediante le pronunce e i pareri delle Corti - un bilanciamento tra i diritti e gli interessi coinvolti. Il terzo capitolo, infine, argomenta le criticità e le lacune della disciplina vigente, cercando di trovare un equilibrio tra la norma e la prassi. Le motivazioni che mi hanno condotta ad approfondire tale tema hanno una duplice natura. La preoccupazione verso la politica espansionistica della mafia e su come lo Stato stia intervenendo per depurare il nostro tessuto sociale, politico ed economico, e l'attenzione rivolta al modus in cui il legislatore è intervenuto e interviene per formalizzare tale depurazione. L'obiettivo prefissato è, dunque, quello di fornire un'analisi accurata della disciplina, mettendone in evidenza le peculiarità, ma anche le criticità e le lacunosità, sollecitando il legislatore a modificare i contenuti delle disposizioni in vigore, nel tentativo di armonizzare la competenza penale con quella amministrativa in maniera funzionale e sempre nella logica della prevenzione.
Dal colloquio intercorso con il Viceprefetto Aggiunto della Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Catania, sono emersi punti limite oltre i quali non si è in grado di applicare la recente disciplina, poiché contrastante con altri istituti tuttora in vigore e che presentano procedure identiche, ma rispetto ai quali la competenza è affidata a due diverse autorità giurisdizionali. Grazie al presente lavoro di ricerca è stato possibile argomentare e prevedere dei correttivi, al fine di snellire la procedura preventiva antimafia e di rendere armoniosa la collaborazione tra le due autorità, giudiziaria e amministrativa, per non allontanarsi dall'obiettivo unico di debellare il potere della criminalità mafiosa, sia dal punto di vista repressivo che, ancor più importante, da quello preventivo.