AUTORE:
Giulia Deveronico
ANNO ACCADEMICO: 2021
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Milano
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il tema affrontato in questa tesi è un’analisi dell’attuale disciplina penale antidiscriminatoria alla luce della sempre maggiore diffusione del fenomeno dei cc.dc. hate crimes, con uno specifico riferimento al tema della lotta all’odio omotransfobico.
L’idea nasce dalla lettura di un articolo del professor Bartoli pubblicato nella rivista "Sistema Penale" relativo alla sospetta incostituzionalità sollevata nell’ambito del recente dibattito sul d.d.l. Zan; Bartoli, a ragione, ricorda che i dubbi riguardanti le nuove incriminazioni proposte da tale decreto sono certamente legittimi, ma non sono una novità nel panorama dell’art. 604 bis del c.p..
L’obiettivo del lavoro è infatti quello di analizzare la tematica dei crimini d’odio in relazione al nostro diritto penale, al fine di studiarne pregi e difetti in vista di una ristrutturazione de iure condendo della materia.
Nel primo capitolo verrà offerta una panoramica dell’attuale quadro sovra e internazionale in relazione alla tematica della lotta all’omotransfobia, in modo tale da porre le basi per la nostra trattazione; vedremo così come il tema viene affrontato nelle varie Convenzioni internazionali e soprattutto nel quadro dell’Unione Europea, con un focus particolare sulla giurisprudenza offertaci dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.
In seguito, verrà illustrato il quadro dei progetti di legge anti-omotransfobia che sono stati presentati negli ultimi quindici anni al nostro Parlamento e le motivazioni che sono state addotte per il loro respingimento, fino a giungere al recentissimo arenarsi del d.d.l. Zan in Senato.
Nel secondo capitolo si procederà ad un esame dell’attuale disciplina antidiscriminatoria, con un’analisi della nuova sezione I bis del Codice Penale, significativamente dedicata ai Delitti contro l’eguaglianza.
Una volta richiamata la genesi della normativa e individuato il bene giuridico da essa tutelato, si procederà ad una disamina degli articoli 604 bis e 604 ter c.p. al fine di evidenziarne gli aspetti più problematici.
I dubbi inizialmente prospettati da Bartoli sono infatti riscontrabili nella formulazione stessa di questi due articoli che stanno alla base dell’impianto antidiscriminatorio nel nostro ordinamento.
Nel terzo capitolo volgeremo lo sguardo al di fuori della nostra penisola, andando ad effettuare un’analisi diacronica delle legislazioni di contrasto agli hate crimes sviluppate da altri sistemi giuridici; l’attenzione verrà posta sia su Paesi di common law che su Paesi di civil law, in modo tale da avere un maggior raggio di comparazione.
Si vedrà come l’approccio della tradizione anglosassone – approfondito in relazione a Inghilterra, Galles e Stati Uniti d’America – risulti maggiormente improntato alla difesa e all’esaltazione del free speech, mentre la tradizione dell’Europa continentale – esaminata in relazione a Germania e Francia – rinunci più frequentemente a tale aspetto in nome della salvaguardia di diritti ritenuti parimenti meritevoli di tutela.
Infine, nell’ultimo capitolo ci si propone di offrire alcune prospettive per una possibile soluzione delle principali criticità evidenziate in relazione agli hate crimes nel nostro Paese alla luce degli insegnamenti comparatistici, individuando alcune possibili direttrici per il futuro legislatore.
L’idea nasce dalla lettura di un articolo del professor Bartoli pubblicato nella rivista "Sistema Penale" relativo alla sospetta incostituzionalità sollevata nell’ambito del recente dibattito sul d.d.l. Zan; Bartoli, a ragione, ricorda che i dubbi riguardanti le nuove incriminazioni proposte da tale decreto sono certamente legittimi, ma non sono una novità nel panorama dell’art. 604 bis del c.p..
L’obiettivo del lavoro è infatti quello di analizzare la tematica dei crimini d’odio in relazione al nostro diritto penale, al fine di studiarne pregi e difetti in vista di una ristrutturazione de iure condendo della materia.
Nel primo capitolo verrà offerta una panoramica dell’attuale quadro sovra e internazionale in relazione alla tematica della lotta all’omotransfobia, in modo tale da porre le basi per la nostra trattazione; vedremo così come il tema viene affrontato nelle varie Convenzioni internazionali e soprattutto nel quadro dell’Unione Europea, con un focus particolare sulla giurisprudenza offertaci dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.
In seguito, verrà illustrato il quadro dei progetti di legge anti-omotransfobia che sono stati presentati negli ultimi quindici anni al nostro Parlamento e le motivazioni che sono state addotte per il loro respingimento, fino a giungere al recentissimo arenarsi del d.d.l. Zan in Senato.
Nel secondo capitolo si procederà ad un esame dell’attuale disciplina antidiscriminatoria, con un’analisi della nuova sezione I bis del Codice Penale, significativamente dedicata ai Delitti contro l’eguaglianza.
Una volta richiamata la genesi della normativa e individuato il bene giuridico da essa tutelato, si procederà ad una disamina degli articoli 604 bis e 604 ter c.p. al fine di evidenziarne gli aspetti più problematici.
I dubbi inizialmente prospettati da Bartoli sono infatti riscontrabili nella formulazione stessa di questi due articoli che stanno alla base dell’impianto antidiscriminatorio nel nostro ordinamento.
Nel terzo capitolo volgeremo lo sguardo al di fuori della nostra penisola, andando ad effettuare un’analisi diacronica delle legislazioni di contrasto agli hate crimes sviluppate da altri sistemi giuridici; l’attenzione verrà posta sia su Paesi di common law che su Paesi di civil law, in modo tale da avere un maggior raggio di comparazione.
Si vedrà come l’approccio della tradizione anglosassone – approfondito in relazione a Inghilterra, Galles e Stati Uniti d’America – risulti maggiormente improntato alla difesa e all’esaltazione del free speech, mentre la tradizione dell’Europa continentale – esaminata in relazione a Germania e Francia – rinunci più frequentemente a tale aspetto in nome della salvaguardia di diritti ritenuti parimenti meritevoli di tutela.
Infine, nell’ultimo capitolo ci si propone di offrire alcune prospettive per una possibile soluzione delle principali criticità evidenziate in relazione agli hate crimes nel nostro Paese alla luce degli insegnamenti comparatistici, individuando alcune possibili direttrici per il futuro legislatore.