AUTORE:
Massimiliano Argenio
ANNO ACCADEMICO: 2010
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea (vecchio ordinamento)
ATENEO: Universitą degli Studi di Salerno
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Straniero è colui il quale non appartiene al luogo in cui si trova.
La stessa etimologia della parola straniero, che deriva dall’antico francese estrangier, da estranee - “estraneo”, indica colui che è alieno rispetto ad una data realtà territoriale e giuridica. Prima facie una sola, semplice parola; nella sostanza, invece, così tanto densa di significato da essere evocativa di problematiche e riflessioni, da trovare omologhi e sinonimi ad ogni latitudine. Straniero, foreign, étranger, extranjero, gaijin, tutti modi diversi per sottolineare un unico concetto: qualcuno o qualcosa di diverso, di altro rispetto a noi.
Chi affronta questo tema sa di confrontarsi con un argomento articolato, allo stesso tempo complesso e complicato, un tema che oggigiorno assume caratteristiche del tutto peculiari. Occorre, però, evitare di cadere nell’errore di ritenerle novità assolute per la società e per il diritto. Gli stranieri rappresentano sempre un qualcosa di nuovo per la società in cui giungono, un quid pluris, per usare un latinismo. Ecco perché il diritto, che è il massimo fenomeno sociale pur non appiattendosi esso sul dato sociale, poiché è allo stesso tempo ordo ordinans ed ordo ordinatus, non può che provare a regolare le relazioni e le conflittualità che vengono a generarsi laddove questo quid si configura.
In uno scenario politico che si confronta quotidianamente con migrazioni di massa, crisi economiche, tutte aggravate ed amplificate attraverso quel processo che va sotto il nome di globalizzazione, vengono in crisi tutte le tradizionali categorie e differenziazioni. Così il diritto, inteso come insieme delle regole che presiedono all’ingresso e stabilizzazione degli immigrati, nonché alla definizione dei diritti e doveri, non può non prenderne coscienza.
La presente tesi mira quindi a fare un punto della situazione, per proporre degli spunti di riflessione peculiari. In particolare, l'elaborato affronta la tematica con un taglio prettamente ermeneutico, cercando di analizzare se e quanto la disciplina attuale sia corrispondente al dettato costituzionale; se e quanto sia possibile rinvenire nel testo della Carta previsioni di garanzia costituzionale per le nuove e rinnovate istanze che la condizione giuridica dello straniero oggi pone.
Prioritario, quindi, un primo capitolo in cui si cercherà di dare una definizione, rectius una ri-definizione, della nozione di straniero: da antagonista necessario al “cittadino”, al progressivo livellamento delle due diverse figure.
Nel secondo capitolo, si sottolinea la difficoltà di rinvenire nella Costituzione italiana il binomio cittadino-straniero in un’ottica di schietta antinomia, nonché l’impossibilità di trovare anche semplici definizioni di tali nozioni.
Nel terzo capitolo, non si è potuto non affrontare il tema dell’immigrazione - l’aspetto più problematico della disciplina della condizione giuridica dello straniero - nella trattazione necessariamente differenziata della disciplina dell’ingresso, del soggiorno e dell’espulsione, trattando analiticamente quelle che sono le norme di riferimento contenute nel D.lgs. n. 286 del 25 Luglio del 1998, “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero.”, c.d. Testo unico sull'immigrazione, ma, soprattutto, evidenziando i profili costituzionali che vi si riscontrano.
Il quarto capitolo, invece, prospetta un primo bilancio delle tesi prospettate, proponendo la tematica del bilanciamento degli interessi (par. 4.1); analizzando la forza espansiva dell’art. 2 Cost. alla luce della continua e costante giurisprudenza (par. 4.2) come previsione implicita di riconoscimento di “nuovi” diritti per gli stranieri; offrendo notevoli spunti giurisprudenziali prodotti nell’ultimo decennio (par. 4.3).
Il quinto capitolo rappresenta l’ineludibile, e ancora una volta “necessaria”, chiosa sul diritto comunitario, sia dal punto di vista delle istituzioni coinvolte nella regolamentazione della materia, sia alla luce della disciplina che ha profondamente impattato sulla definizione stessa di straniero, senza riuscire, però, ad offrire un adeguato supporto effettivo agli Stati membri nell’affrontare le tematiche in esame.
L’elaborato fluisce così nella sua naturale conclusione, proponendo ipotesi e prospettive che si strutturano però in maniera, lo si consenta, non scontata. Non un banale “sommario” di quanto esposto nelle pagine precedenti; ma la ricerca di una proposta concreta di risoluzione di alcune conflittualità incardinata sul binomio voto-cittadinanza. Cittadinanza attiva e diritti politici: di qui passa lo straniero.
La stessa etimologia della parola straniero, che deriva dall’antico francese estrangier, da estranee - “estraneo”, indica colui che è alieno rispetto ad una data realtà territoriale e giuridica. Prima facie una sola, semplice parola; nella sostanza, invece, così tanto densa di significato da essere evocativa di problematiche e riflessioni, da trovare omologhi e sinonimi ad ogni latitudine. Straniero, foreign, étranger, extranjero, gaijin, tutti modi diversi per sottolineare un unico concetto: qualcuno o qualcosa di diverso, di altro rispetto a noi.
Chi affronta questo tema sa di confrontarsi con un argomento articolato, allo stesso tempo complesso e complicato, un tema che oggigiorno assume caratteristiche del tutto peculiari. Occorre, però, evitare di cadere nell’errore di ritenerle novità assolute per la società e per il diritto. Gli stranieri rappresentano sempre un qualcosa di nuovo per la società in cui giungono, un quid pluris, per usare un latinismo. Ecco perché il diritto, che è il massimo fenomeno sociale pur non appiattendosi esso sul dato sociale, poiché è allo stesso tempo ordo ordinans ed ordo ordinatus, non può che provare a regolare le relazioni e le conflittualità che vengono a generarsi laddove questo quid si configura.
In uno scenario politico che si confronta quotidianamente con migrazioni di massa, crisi economiche, tutte aggravate ed amplificate attraverso quel processo che va sotto il nome di globalizzazione, vengono in crisi tutte le tradizionali categorie e differenziazioni. Così il diritto, inteso come insieme delle regole che presiedono all’ingresso e stabilizzazione degli immigrati, nonché alla definizione dei diritti e doveri, non può non prenderne coscienza.
La presente tesi mira quindi a fare un punto della situazione, per proporre degli spunti di riflessione peculiari. In particolare, l'elaborato affronta la tematica con un taglio prettamente ermeneutico, cercando di analizzare se e quanto la disciplina attuale sia corrispondente al dettato costituzionale; se e quanto sia possibile rinvenire nel testo della Carta previsioni di garanzia costituzionale per le nuove e rinnovate istanze che la condizione giuridica dello straniero oggi pone.
Prioritario, quindi, un primo capitolo in cui si cercherà di dare una definizione, rectius una ri-definizione, della nozione di straniero: da antagonista necessario al “cittadino”, al progressivo livellamento delle due diverse figure.
Nel secondo capitolo, si sottolinea la difficoltà di rinvenire nella Costituzione italiana il binomio cittadino-straniero in un’ottica di schietta antinomia, nonché l’impossibilità di trovare anche semplici definizioni di tali nozioni.
Nel terzo capitolo, non si è potuto non affrontare il tema dell’immigrazione - l’aspetto più problematico della disciplina della condizione giuridica dello straniero - nella trattazione necessariamente differenziata della disciplina dell’ingresso, del soggiorno e dell’espulsione, trattando analiticamente quelle che sono le norme di riferimento contenute nel D.lgs. n. 286 del 25 Luglio del 1998, “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero.”, c.d. Testo unico sull'immigrazione, ma, soprattutto, evidenziando i profili costituzionali che vi si riscontrano.
Il quarto capitolo, invece, prospetta un primo bilancio delle tesi prospettate, proponendo la tematica del bilanciamento degli interessi (par. 4.1); analizzando la forza espansiva dell’art. 2 Cost. alla luce della continua e costante giurisprudenza (par. 4.2) come previsione implicita di riconoscimento di “nuovi” diritti per gli stranieri; offrendo notevoli spunti giurisprudenziali prodotti nell’ultimo decennio (par. 4.3).
Il quinto capitolo rappresenta l’ineludibile, e ancora una volta “necessaria”, chiosa sul diritto comunitario, sia dal punto di vista delle istituzioni coinvolte nella regolamentazione della materia, sia alla luce della disciplina che ha profondamente impattato sulla definizione stessa di straniero, senza riuscire, però, ad offrire un adeguato supporto effettivo agli Stati membri nell’affrontare le tematiche in esame.
L’elaborato fluisce così nella sua naturale conclusione, proponendo ipotesi e prospettive che si strutturano però in maniera, lo si consenta, non scontata. Non un banale “sommario” di quanto esposto nelle pagine precedenti; ma la ricerca di una proposta concreta di risoluzione di alcune conflittualità incardinata sul binomio voto-cittadinanza. Cittadinanza attiva e diritti politici: di qui passa lo straniero.