Brocardi.it - L'avvocato in un click! CHI SIAMO   CONSULENZA LEGALE
Diritto costituzionale -

Il cibo di Dio. Aspetti religiosi e giuridici in tema di alimentazione

AUTORE:
ANNO ACCADEMICO: 2019
TIPOLOGIA: Laurea liv. I
ATENEO: Universitą degli Studi della Calabria
FACOLTÀ: Scienze Politiche
ABSTRACT
Quella tra uomo e cibo è una relazione ancestrale caratterizzata, tuttavia, da un errore concettuale di fondo, ovverosia l’errore di ritenere il cibo come un elemento utile al solo fine di soddisfare un’esigenza biologica primaria.
In realtà, un’analisi più puntuale fa emergere la sua essenza di elemento necessario alla realizzazione di ulteriori bisogni umani, fisici e spirituali, giacché esso, dotato di straordinaria resilienza, si è dimostrato capace di accostare e mettere in comunicazione epoche e culture diverse tra loro, dando così vita ad un universo di usi, costumi, culti e tradizioni.
Ripercorrendo i passi dell’impronta sociologica di Max Weber, il cibo diviene fattore essenziale per la costruzione di un’etnia, di una cultura, di una religione o, ancora, di una comunità, formando, dunque, una realtà intrinsecamente politica capace di plasmare identità e trasmettere memorie condivise.
Il cibo, come detto, incide talmente tanto nelle vicende antropiche degli esseri umani che non sarebbe, dunque, inopportuno affermare che lo stesso contribuisca alla formazione del patrimonio culturale, ideologico e simbolico delle società. A riprova di ciò, la diversità alimentare tende a concepire identità distinte e separate, andando a creare delle sub-culture che si differenziano tra loro non soltanto sulla base di proprietà squisitamente geografiche, economiche e religiose, ma anche per l’affermarsi al loro interno di norme comportamentali che sembrano preferire il consumo di alimenti specifici, vietandone altrettanti, conferendo ad essi, conseguentemente, un’aura di purezza o, nel caso, di illegittimità.
Il cibo, quale fil rouge tra individuo e società, ha altresì evidenziato tutte quelle contraddizioni che emergono nel rapporto tra giurisprudenza e religione o, per meglio dire, tra l’ambizione della prima di tutelare tutti gli aspetti della vita umana e la difficoltà della seconda di adattarsi alle stringenti maglie di un diritto comunitario che, nonostante tutto, non può spogliarsi di quella veste di laicità confezionata dagli Stati membri.
Affrontando il tema del “cibo religiosamente qualificato” non possiamo, pertanto, estraniarci dal riflettere sulle sue trasformazioni e manifestazioni nei vari contesti spaziali e temporali, bensì risulta necessario – al fine di una comprensione totalitaria del tema – soffermarsi ad osservare come questo aspetto sociale produca i suoi effetti anche – e soprattutto – sui i diritti statuali di libertà religiosa, cercando in tal senso di superare le difficoltà che si sollevano allorquando si desidera osservare il proprio patrimonio culturale e, al contempo, perseguire le proprie autonome scelte personali.
Inevitabilmente, come spesso accade quando si vuole definire una questione abbinandole un abito definitorio chiaro, ci si rende conto dell’impossibilità di spiegare le dinamiche della stessa estraniandole dal quadro generale senza, tuttavia, disseppellire questioni contraddittorie ad esso gravitanti e dunque legate.
In conclusione, cercando un punto di contatto tra la materia religiosa e il diritto, anche in ordine alla tematica del cibo religiosamente qualificato, non si può non andare incontro dal sollevare ulteriori questioni ad esso affini come le politiche di integrazione e, più latamente, di cittadinanza.

Indice (COMPLETO)Apri

Tesi (ESTRATTO)Apri

Norme di riferimento

  • CEDU
    Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europe (Carta di Nizza) del 7 dicembre 2000
Acquista questa tesi
Inserisci il tuo indirizzo email: