AUTORE:
Marcella Laghezza
ANNO ACCADEMICO: 2022
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Trento
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
La presente tesi è incentrata sulle sanzioni internazionali adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ai sensi del Capitolo VII della Carta ONU, quale principale strumento di contrasto al terrorismo internazionale.
La trattazione verte, in modo particolare, su una specifica tipologia di sanzioni, le c.d. targeted o smart sanctions, il cui obbiettivo principale non è costituito da uno Stato nella sua interezza, come nel caso delle c.d. sanzioni generalizzate, ma da persone ed entità individualmente considerate.
Nel primo capitolo della trattazione saranno analizzate le principali risoluzioni antiterrorismo adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con specifico riguardo alla creazione dei Sanctions Committees e alla procedura di listing.
Successivamente, la tesi si incentrerà su due questioni fondamentali: l’implementazione dei regimi sanzionatori nel sistema multilivello, nazionale e sovranazionale, che caratterizza la Comunità internazionale e la tutela dei fondamentali diritti umani, passibili di subire gravi violazioni a causa delle sanzioni individuali. In modo particolare, nel secondo capitolo saranno analizzati i principali modelli di implementazione statali, nonché il ruolo cardine ricoperto dall’Unione Europea, che agisce come interfaccia tra i regimi sanzionatori onusiani e statali.
Saranno inoltre oggetto di trattazione diversi organismi e organizzazioni, come l’Analytical Support and Sanctions Monitoring Team e la Financial Action Task Force i quali, pur non disponendo di poteri coercitivi ma potendo adottare unicamente misure di soft law, ricoprono, cionondimeno, un ruolo cruciale in punto di implementazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, soprattutto favorendo la compliance degli Stati.
Sebbene il passaggio dalle sanzioni generalizzate alle sanzioni individuali sia stato accolto più che positivamente dalla Comunità internazionale, è stato ben presto evidente come le smart sanctions portassero con sé il rischio concreto di violare taluni dei fondamentali diritti dei soggetti sanzionati.
Tanto le corti nazionali quanto quelle internazionali, a partire dai primi anni duemila, hanno dovuto interfacciarsi con le asserite violazioni dei diritti umani dei soggetti sanzionati, perpetrate per il tramite di atti, nazionali o sovranazionali, attuativi delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Il terzo capitolo della trattazione sarà incentrato sulla vicenda giudiziale in tale senso più emblematica, quella che ha interessato per quasi un decennio il cittadino saudita Yassin Abdullah Kadi. Alla luce delle decisioni del Tribunale e della Corte di Lussemburgo saranno infine esaminate le più rilevanti, seppur ancora insufficienti, modifiche apportate ai procedimenti di de-listing in seno alle Nazioni Unite, quale diretta conseguenza del celebre "caso Kadi".
La trattazione verte, in modo particolare, su una specifica tipologia di sanzioni, le c.d. targeted o smart sanctions, il cui obbiettivo principale non è costituito da uno Stato nella sua interezza, come nel caso delle c.d. sanzioni generalizzate, ma da persone ed entità individualmente considerate.
Nel primo capitolo della trattazione saranno analizzate le principali risoluzioni antiterrorismo adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con specifico riguardo alla creazione dei Sanctions Committees e alla procedura di listing.
Successivamente, la tesi si incentrerà su due questioni fondamentali: l’implementazione dei regimi sanzionatori nel sistema multilivello, nazionale e sovranazionale, che caratterizza la Comunità internazionale e la tutela dei fondamentali diritti umani, passibili di subire gravi violazioni a causa delle sanzioni individuali. In modo particolare, nel secondo capitolo saranno analizzati i principali modelli di implementazione statali, nonché il ruolo cardine ricoperto dall’Unione Europea, che agisce come interfaccia tra i regimi sanzionatori onusiani e statali.
Saranno inoltre oggetto di trattazione diversi organismi e organizzazioni, come l’Analytical Support and Sanctions Monitoring Team e la Financial Action Task Force i quali, pur non disponendo di poteri coercitivi ma potendo adottare unicamente misure di soft law, ricoprono, cionondimeno, un ruolo cruciale in punto di implementazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, soprattutto favorendo la compliance degli Stati.
Sebbene il passaggio dalle sanzioni generalizzate alle sanzioni individuali sia stato accolto più che positivamente dalla Comunità internazionale, è stato ben presto evidente come le smart sanctions portassero con sé il rischio concreto di violare taluni dei fondamentali diritti dei soggetti sanzionati.
Tanto le corti nazionali quanto quelle internazionali, a partire dai primi anni duemila, hanno dovuto interfacciarsi con le asserite violazioni dei diritti umani dei soggetti sanzionati, perpetrate per il tramite di atti, nazionali o sovranazionali, attuativi delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Il terzo capitolo della trattazione sarà incentrato sulla vicenda giudiziale in tale senso più emblematica, quella che ha interessato per quasi un decennio il cittadino saudita Yassin Abdullah Kadi. Alla luce delle decisioni del Tribunale e della Corte di Lussemburgo saranno infine esaminate le più rilevanti, seppur ancora insufficienti, modifiche apportate ai procedimenti di de-listing in seno alle Nazioni Unite, quale diretta conseguenza del celebre "caso Kadi".