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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1110 del 6 febbraio 1997
«In tema di dichiarazione di abitualità nel reato, la omogeneità della natura dei reati commessi, unitamente alla reiterazione della condotta commessa in tempi ravvicinati, può costituire elemento decisivo per essa dichiarazione e, perciò, la...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5416 del 17 maggio 1991
«Con riferimento alla dichiarazione di abitualità nel reato, l'applicazione dell'art. 103 c.p., in sostituzione del contestato art. 102 stesso codice, determina mancanza di correlazione tra la contestazione e la pronuncia, che impone l'annullamento...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 12895 del 25 settembre 1989
«La dichiarazione di abitualità nel reato ritenuta dal giudice ai sensi dell'art. 103 c.p. ha natura costitutiva ed efficacia ex nunc, così che essa deve considerarsi causa che inibisce l'applicazione dell'amnistia solo se sia intervenuta, con...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 535 del 19 gennaio 1989
«In tema di dichiarazione di abitualità del reato, la omogeneità della natura dei reati commessi, unitamente alla reiterazione della condotta commessa in tempi ravvicinati può costituire elemento decisivo per essa dichiarazione e, perciò,...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 5285 del 9 giugno 1986
«La reiterazione, in un determinato ambito cronologico, dell'azione delittuosa può costituire prova dell'abitualità del reato e non dell'unicità del disegno criminoso, in specie quando dei precedenti penali dell'imputato, posti in relazione ai...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 705 del 25 gennaio 1982
«La dichiarazione di abitualità nel reato non è incompatibile con l'attenuante del vizio parziale di mente.»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 38252 del 28 settembre 2004
«La circostanza aggravante dell'essere stato, il reato, commesso da cinque o più persone (art. 112, comma secondo, n. 1 c.p.) trova applicazione unicamente in relazione ai reati che restano realizzati dalla partecipazione di due persone soltanto, e...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3327 del 16 marzo 2000
«In materia di concorso di persone nel reato, con riferimento alla circostanza aggravante di cui all'art. 112 n. 1 c.p., deve ritenersi che essa sia configurabile quando le modalità concrete della condotta implichino o, comunque, manifestino di per...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 3177 del 6 aprile 1993
«Poiché ai sensi dell'art. 114, secondo comma, c.p., l'attenuante della minima partecipazione al fatto non si applica ove il numero dei concorrenti nel reato sia di cinque o più, il divieto della concessione opera anche nell'ipotesi in cui il...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2288 del 25 giugno 1992
«Tra la circostanza aggravante prevista dall'art. 112 comma primo n. 1 c.p. e quella di cui all'art. 74 comma primo n. 2, L. 22 dicembre 1975 n. 685 vi sono solo due differenze. Una riguarda il reato cui la circostanza aggravante può essere...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11531 del 15 novembre 1991
«Ai fini della configurabilità della circostanza aggravante prevista dall'art. 112, primo comma, n. 1, c.p., nel numero dei cinque partecipanti al reato non vanno computati coloro che sono stati assolti per insufficienza o per mancanza di dolo. In...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8767 del 21 giugno 1989
«Nei reati plurisoggettivi l'aggravante di cui all'art. 112 n. 1 c.p. è ravvisabile, salvo previsioni particolari per fattispecie individuate: solo se siano concorse nella fattispecie criminosa non meno di quattro persone, oltre quelle la cui...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2003 del 18 ottobre 1980
«L'aggravante, di cui all'art. 112 n. 1 c.p., non è applicabile ai cosiddetti reati plurisoggettivi necessari, in quanto per la consumazione degli stessi è previsto un numero minimo di persone. (Fattispecie in cui la Suprema Corte ha escluso...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5647 del 4 marzo 1999
«In tema di delitti concernenti il traffico di stupefacenti, la circostanza aggravante di essersi avvalso di un minore nella commissione del delitto non può desumersi dalla semplice contestazione di aver commesso il fatto in concorso con un minore,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4038 del 7 aprile 1994
«Per tutto quanto attiene all'amministrazione del patrimonio fallimentare, compresa in tale amministrazione l'acquisizione e la destinazione degli atti e documenti dell'impresa, il fallito è sottoposto ai poteri di sovraordinazione, autorità e...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2179 del 23 giugno 1997
«In tema di concorso di persona nel reato, con riferimento all'aggravante di cui all'art. 112 cpv. c.p. (essersi il colpevole avvalso di persona non imputabile o non punibile), deve ritenersi che, nell'ipotesi in cui la persona, non imputabile è...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6889 del 14 giugno 1994
«In tema di stupefacenti, l'art. 80, comma 1, lett. b), D.P.R. n. 309/1990, opera un rinvio recettizio all'art. 112 n. 4 c.p. Ne consegue che la circostanza aggravante di «essersi avvalso di un minore nella commissione del reato» non rientra nella...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 15707 del 15 aprile 2009
«Nella cooperazione nel delitto colposo, che si distingue dal concorso di cause colpose indipendenti per la necessaria reciproca consapevolezza dei cooperanti di contribuire alla condotta altrui, la condotta di ognuno dei concorrenti, singolarmente...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1786 del 16 gennaio 2009
«Ai fini della determinazione della pena il giudice, nel valutare la gravità del danno cagionato dal reato, deve fare riferimento non soltanto a quello derivato, con relazione di diretta immediatezza, dalla lesione del bene protetto, ma anche alle...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 44623 del 10 marzo 2005
«In tema di cooperazione nel delitto colposo, perché la condotta di ciascun concorrente risulti rilevante ai sensi dell'art. 113 c.p. occorre che essa, singolarmente considerata, violi la regola di cautela, e che tra le condotte medesime esista un...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 21220 del 17 maggio 2013
«Il direttore di uno studio medico che non accerti che un soggetto operante nella struttura da lui diretta sia in possesso del titolo abilitante risponde non solo di concorso nel reato previsto dall'art. 348 c.p. con la persona non titolata, ma...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 6300 del 27 aprile 1989
«In materia di reati colposi, qualora l'evento, posto ad oggetto del reato scaturisca dal sinergismo di consapevoli condotte colpose, attribuibili alla vittima e a terzi imputati, va applicata la disposizione di cui all'art. 113 c.p., speciale...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 45069 del 22 novembre 2004
«La cooperazione nel delitto colposo si caratterizza per un legame psicologico tra le condotte dei concorrenti, nel senso che ciascuno dei compartecipi deve essere consapevole della convergenza della propria condotta con quella altrui, senza però...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8773 del 6 agosto 1994
«Il principio dell'«indivisibilità» della querela, stabilito dall'art. 123 c.p., trova il limite nel fatto-reato in essa considerato ed opera, quindi, unicamente rispetto ai soggetti che quel fatto hanno commesso, anche se la loro individuazione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4318 del 7 maggio 1985
«La querela è condizione di procedibilità del reato nei confronti di chiunque ne risulta responsabile e conserva validità anche nel caso di erronea indicazione del colpevole fatta dalla persona offesa.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4434 del 24 aprile 1975
«La norma dell'art. 123 c.p. non può essere intesa nel senso che soltanto se viene accertata la colpevolezza del concorrente in seguito al giudizio deve ritenersi che esattamente la querela sia stata estesa anche a lui, ma nel senso che...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 28036 del 26 giugno 2013
«Il termine per la proposizione della querela per il reato di appropriazione indebita ad oggetto le somme consegnate all'agente a scopo di investimento decorre non dal momento della consegna delle stesse o da quello della scadenza dell'obbligo di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 25986 del 22 giugno 2009
«Il termine per la proposizione della querela decorre, per la parte lesa che sia già in possesso di elementi oggettivi per l'identificazione dell'autore del reato, non già dal momento in cui la stessa decida di pervenire a detta, concreta,...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 42891 del 18 novembre 2008
«In tema di condizioni di procedibilità, il diritto di querela decorre, in caso di reato continuato, dal momento in cui la persona offesa ha conoscenza certa del fatto reato e non dall'ultimo momento consumativo della continuazione. (Fattispecie in...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 33466 del 14 agosto 2008
«Ai fini della tempestiva presentazione della querela, grava sulla persona offesa, nell'ipotesi dei cosiddetti «ignoti identificabili » un onere di accertamento in ordine all'identità del soggetto attivo del reato (In motivazione, la S.C. ha...»