(massima n. 1)
Non è fondata, con riferimento all'art. 3 Cost., la questione di legittimità costituzionale dell'art. 110 d.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917 (Approvazione del t.u. delle imposte sui redditi), nella parte in cui non prevede la facoltà, per gli enti non commerciali, di dedurre, dal reddito impossibile, le indennità per la perdita dell'avviamento corrisposte, per disposizione di legge, al conduttore, in caso di cessazione della locazione di immobili urbani adibiti ad usi diversi da quello di abitazione, in quanto - posto che il legislatore gode di ampia discrezionalità nella previsione della deducibilità degli oneri ai fini della imposizione sui redditi, secondo criteri volti a conciliare (sulla base di valutazioni politico-economiche) le esigenze finanziarie dello Stato con quelle del cittadino. chiamato a contribuire ai bisogni della vita collettiva (esigenze non meno importanti di quelle della vita individuale); che l'art. 10, lett. s), t.u.i.r. [ora lett. h)] prevede espressamente che, dal reddito complessivo delle persone fisiche, possa essere dedotta, quale onere personale, la spesa sostenuta dal locatore per il pagamento, in caso di cessazione del contratto di locazione, della indennità per la perdita di avviamento commerciale subita dal locatario; e che di consimile vantaggio, pur in mancanza di espressa previsione, beneficiano anche coloro che siano titolari di reddito d'impresa, derivando in tal caso la deducibilità dell'indennità di avviamento, quale costo di produzione, dagli stessi principi che, in base all'art. 52 t.u.i.r., regolano la tassazione dell'utile di bilancio, a prescindere dalla qualità giuridica del soggetto percettore (persona fisica: art. 52 t.u.i.r.; persona giuridica - ente commerciale: artt. 89 e 95, comma primo; ente non commerciale che abbia tra i componenti del proprio reddito complessivo anche quello d'impresa: artt. 108 e 109) - la diversificazione posta in essere dal legislatore, non prevedendo la deduzione della spesa suddetta per gli enti non economici che non svolgano anche una attività commerciale, non determina alcuna irragionevolezza della disciplina ne' rispetto alle persone fisiche, per l'evidente fondamentale diversità di natura sostanziale che non può non riflettersi anche nel campo tributario, ne' rispetto agli enti commerciali, per la peculiarità delle regole che ne disciplinano la tassazione in base alle risultanze del bilancio; ed in quanto, a riprova ulteriore della incomparabilità delle situazioni poste a raffronto, sta anche lo specifico regime tributario degli stessi enti non commerciali, oggetto di particolare considerazione da parte del legislatore, al fine di tener conto, fra l'altro, del rilievo sociale dell'attività dei medesimi, come e' dimostrato anche dalla normativa di natura agevolativa di cui all'art. 6 d.P.R. n. 601 del 1973 ed al d.lgs. n. 460 del 1997. - S. nn. 107/1971, 123/1982, 134/1982, 143/1982, 108/1983, 574/1988, 21/1996; O. nn. 368/1987, 556/1987, 52/1988, 26/1989. red.: S. Di Palma