(massima n. 1)
L'azione diretta a fare dichiarare la nullità dei legati di cosa determinata, per essere stati i beni, oggetto dei legati, intestati al de cuius in base a un atto nullo, inidoneo a farli entrare nel suo patrimonio (nella specie: donazione tra coniugi) — ove non risulti l'esistenza di creditori ereditari aventi diritto a fondare le eventuali garanzie del loro credito sui beni oggetto dei legati, nei cui confronti debba spiegare effetto la sentenza che dichiara la nullità del legato, né la presenza di eredi legittimati, a cui debba essere opposta l'eventuale nullità dei legati (per inesistenza dei beni nel patrimonio del de cuius) ai fini della determinazione della loro quota di riserva — deve essere esperita nei confronti dei soli legatari, essendo costoro gli unici soggetti che abbiano interesse a contraddire alla domanda. Nella suddetta ipotesi non è neppure configurabile un'ipotesi di litisconsorzio necessario nei confronti degli eredi, ricorrendo questo, oltre che nei casi previsti espressamente dalla legge, solo quando la sentenza abbia valore costitutivo e risulti inutiliter data se non sia pronunciata nei confronti di tutti i soggetti del rapporto, e non anche quando essa si limiti ad accertare la idoneità o meno del negozio a produrre effetti nel rapporto tra litiganti e sia perciò, relativamente ad esso, suscettibile di pratica attuazione: e ciò anche se la pronuncia possa poi restare inopponibile — in attuazione dei limiti soggettivi della cosa giudicata — nei confronti di altri soggetti che, ancorché abbiano preso parte al negozio o siano titolari di posizioni incompatibili con la situazione accertata nel processo, siano rimasti estranei al giudizio.