(massima n. 1)
Il principio secondo il quale il momento intellettivo del dolo (previsione, consapevolezza) non può riguardare l'antigiuridicità del fatto — che è conseguenza dell'inescusabilità dell'ignoranza della legge penale — non ha validità assoluta. E invero la previsione, nel dolo, deve riguardare tutti gli elementi del «fatto tipico», inteso quale descrizione che fa la singola fattispecie incriminatrice della condotta vietata oppure imposta e costituente, quindi, la necessaria linea di confine tra ciò che è penalmente lecito e ciò che non lo è. Ne consegue che, laddove l'antigiuridicità si pone come elemento normativo della fattispecie criminosa — ciò che avviene allorché si prevede in modo espresso che il fatto sia commesso illegittimamente, arbitrariamente (senza autorizzazione), senza giustificato motivo — la consapevolezza dell'agente non può non concernere anche il valore di tale elemento. (Fattispecie in tema di diserzione, in ordine alla quale i giudici di merito avevano mandato assolto l'imputato, sul rilievo che trattavasi di soggetto di livello culturale estremamente basso, con mentalità di un bambino di 6-7 anni, non in grado di percepire soggettivamente gli obblighi di una realtà, come quella militare, che era assolutamente al di fuori della sua coscienza).