(massima n. 1)
È configurabile il dolo omicidiario nella condotta dell'agente che, dopo avere ripetutamente colpito con calci, pugni e un corpo contundente parti vitali del corpo della vittima, la trasporti sino a una spiaggia, per ivi abbandonarla bocconi sulla battigia in condizione di mare mosso che ne determinano l'annegamento. (In motivazione la Corte osserva che lo stretto contatto con il corpo della vittima — dopo che questa aveva perso conoscenza in conseguenza delle gravi lesioni subite costituenti concausa dell'evento letale — nella fase del trasporto e del trascinamento sino alla riva della mare aveva consentito all'imputato di percepire estremi segni di perdurante vitalità della vittima, che decedeva per asfissia da annegamento, con la conseguenza che anche quest'ultimo atto doveva ritenersi sorretto da dolo omicidiario, quanto meno nella forma del dolo eventuale).