Nel diritto romano repubblicano, il tutore era colui che veniva incaricato della tutela, ossia di fare le veci del capofamiglia nei riguardi di un minorenne o di una donna. Il diritto di età imperiale stabilì che la donna maggiorenne non dovesse essere soggetta a tutela. In caso di assenza o di incapacità del pater familias, il tutore legittimo era considerato il parente più stretto per via patrilineare; ma la persona del tutore poteva anche essere designata per testamento o nominata dal magistrato. Nel diritto postclassico, l'istituto della tutela cessò di essere una forma di autorità vicaria rispetto a quella del capofamiglia, per divenire una misura di assistenza e di protezione nei confronti dei soggetti più deboli (significato attuale dell'istituto).