Lo Stato romano era privo di una burocrazia addetta all'esazione delle imposte, e pertanto era costretto a servirsi di intermediari privati: i publicani, i quali prendevano in appalto la riscossione delle imposte, pagando anticipatamente a Roma l'importo totale, e poi si rivalevano sui contribuenti, estorcendo loro il doppio, il triplo o il quadruplo. Man mano che il dominio romano si ingrandiva, la categoria di questi appaltatori, appartenenti al ceto equestre, divenne sempre più potente. Essa, però, alimentò la corruzione e si rese odiosa ai provinciali.