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Pensione anticipata 2025, con questa patologia andrai in pensione prima: ecco quale e le possibilità in base alla gravità

Pensione anticipata 2025, con questa patologia andrai in pensione prima: ecco quale e le possibilità in base alla gravità
I diabetici possono ottenere il riconoscimento di un’invalidità, con percentuali variabili in base alla gravità della patologia, accedendo così a prestazioni previdenziali come pensione anticipata, Ape sociale o assegno ordinario d’invalidità, purché soddisfino i requisiti sanitari e contributivi previsti
Le persone affette da diabete possono ottenere il riconoscimento di un certo grado di invalidità, in base alla gravità della patologia e al suo impatto sulla salute generale. L’invalidità concessa può essere di carattere generale (civile) o legata specificamente alla possibilità di percepire un trattamento pensionistico.
Sebbene il nostro sistema previdenziale non preveda una pensione anticipata dedicata esclusivamente a chi è diabetico, il riconoscimento di un’invalidità può consentire l’accesso a prestazioni agevolate, come il pensionamento anticipato, l’Ape sociale o l’incremento contributivo.
Di seguito, riportiamo le principali opzioni previdenziali disponibili per i lavoratori diabetici che soddisfano sia i requisiti sanitari - accertati dalla commissione medica - sia le condizioni normative previste:
  • accesso alla pensione anticipata per lavoratori precoci con un’invalidità del 74% o superiore;
  • possibilità di usufruire dell’Ape sociale a partire dai 63 anni e 5 mesi, se l’invalidità è almeno del 74%;
  • assegno ordinario d’invalidità per chi ha una ridotta capacità lavorativa;
  • pensione anticipata per chi presenta un’invalidità pari o superiore all’80%;
  • maggiorazione contributiva per invalidità riconosciuta dal 75%;
  • pensione per inabilità al lavoro o alle mansioni assegnate;
  • trattamenti pensionistici per chi è affetto da inabilità totale e permanente.
Differenze tra invalidità civile e pensionabile
Affinché un soggetto diabetico possa beneficiare di agevolazioni previdenziali, è necessaria la valutazione di una commissione medica, che determina il grado di invalidità. Tale condizione consiste in una riduzione della capacità lavorativa o, nel caso di minori, della possibilità di svolgere attività consone all’età.
L’invalidità civile generale consiste nella compromissione della capacità di svolgere qualsiasi lavoro, mentre l’invalidità pensionabile specifica concerne l’incapacità di esercitare una professione compatibile con le esperienze e le competenze acquisite.
L’invalidità non deve essere confusa né con la disabilità, che si riferisce a limitazioni sociali derivanti da menomazioni fisiche, psichiche o sensoriali che ostacolano l’integrazione lavorativa e sociale, né con la non autosufficienza, che implica l’impossibilità di compiere autonomamente le normali attività quotidiane, richiedendo un’assistenza costante.

Percentuali di invalidità riconosciute per il diabete
Il grado di invalidità attribuito ai diabetici dipende dalla tipologia della patologia e dalla gravità delle sue conseguenze. L’INPS stabilisce specifiche percentuali sulla base delle proprie tabelle di riferimento, valutate in sede di richiesta di prestazioni previdenziali.
Ecco le principali classificazioni:
  • diabete mellito con complicanze gravi → 91%-100%;
  • diabete mellito scompensato con complicanze di grado moderato → 81%-90%;
  • diabete mellito in mediocre compenso con complicanze di grado moderato → 71%-80%;
  • diabete mellito in buon compenso con complicanze di grado moderato → 61%-70%;
  • diabete mellito scompensato con complicanze di grado lieve → 51%-60%;
  • diabete mellito in mediocre compenso con complicanze di grado lieve → 41%-50%;
  • diabete mellito tipo 2 insulino trattato non complicato scompensato → 31%-40%;
  • diabete mellito in buon compenso con complicanze di grado lieve → 21%-30%;
  • diabete mellito tipo 1 in mediocre compenso glicemico e/o con complicanze rilevate solo strumentalmente → 11%-20%;
  • diabete mellito tipo 2 insulino trattato e diabete mellito tipo 1 non complicato → 6%-10%;
  • diabete mellito tipo 2 non complicato → 0%-5%.
Chi ha un’invalidità pari o superiore all’80% può accedere alla pensione di vecchiaia anticipata o ad altri trattamenti pensionistici, a condizione che vengano soddisfatti i requisiti contributivi previsti dalla normativa vigente.

Invalidità civile e diabete
Nel contesto dell’invalidità civile, le commissioni mediche attribuiscono percentuali differenti a seconda della condizione clinica. Alcuni esempi:
  • diabete insipido renale → 0%-46%;
  • diabete mellito tipo 1° o 2° con complicanze micro-macroangiopatiche di grado medio (classe III) → 41%-50%;
  • diabete mellito insulino dipendente con mediocre controllo metabolico e iperlipidemia o con crisi ipoglicemiche frequenti (classe III) → 51%-60%;
  • diabete mellito con grave nefropatia e/o retinopatia proliferante, maculopatia, emorragie vitreali e/o arteriopatia ostruttiva (classe IV) → 91%-100.
Se il soggetto è incapace di svolgere autonomamente le attività quotidiane, può essere riconosciuto il diritto all’indennità di accompagnamento.
Il riconoscimento dell’invalidità civile, se accompagnato da altri requisiti, consente l’accesso a misure di assistenza economica, come pensione d’invalidità civile o d’inabilità; accesso all’Ape sociale; pensionamento anticipato per lavoratori precoci; maggiorazioni contributive.

Pensione di vecchiaia anticipata e assegno ordinario d’invalidità
I lavoratori privati affetti da diabete con invalidità pensionabile almeno pari all’80% possono accedere alla pensione di vecchiaia anticipata.
Nel 2025, i requisiti richiesti sono:
  • età di 61 anni per gli uomini e 56 anni per le donne, con una finestra di attesa di 12 mesi;
  • almeno 20 anni di contributi versati;
  • possibilità di accedere con 15 anni di contributi in caso di deroghe specifiche, come ad esempio se versati prima del 1992, oppure 25 anni di anzianità contributiva, con minimo 15 anni da lavoro dipendente e 10 anni non continuativi.
L’assegno ordinario d’invalidità è concesso a chi ha una capacità lavorativa ridotta di oltre due terzi (superiore al 66,67%) e almeno cinque anni di contribuzione, di cui tre maturati negli ultimi cinque anni. L’importo viene calcolato sulla base della contribuzione effettiva e può subire riduzioni se il reddito personale supera determinate soglie.
Chi ha un’invalidità pari o superiore al 74% può richiedere benefici previdenziali aggiuntivi, come:
  • pensione anticipata per lavoratori precoci, con 41 anni di contributi e almeno 12 mesi di versamenti effettuati prima del compimento dei 19 anni;
  • Ape sociale, che permette di smettere di lavorare a partire dai 63 anni e 5 mesi con un’anzianità contributiva minima di 30 anni (con riduzioni per le donne con figli).
Per i diabetici con invalidità totale (100%) sono previste specifiche misure, tra cui:
  • pensione d’invalidità civile, erogata se il reddito personale annuo non supera i limiti previsti;
  • pensione d’inabilità lavorativa, per chi non è più in grado di svolgere alcuna attività professionale, a condizione di avere almeno cinque anni di contributi, di cui tre negli ultimi cinque;
  • maggiorazione contributiva, che consente di ottenere due mesi aggiuntivi di contribuzione figurativa per ogni anno lavorato con invalidità superiore al 74%, fino a un massimo di cinque anni.


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