Ci sono possibilità di andare in pensione anticipata dopo aver ricevuto la Naspi?
Innanzitutto, bisogna precisare che la NASPI è l’indennità mensile di disoccupazione che è riconosciuta, su domanda, al lavoratore che ha perso involontariamente l’occupazione.
Invece, la pensione anticipata è il trattamento pensionistico che permette ai lavoratori, che hanno maturato un determinato requisito contributivo, di uscire dal lavoro con un’età inferiore a quella prevista per la pensione di vecchiaia (che, attualmente, è pari a 67 anni).
In realtà, devi sapere che, a seguito della Naspi, solo due misure consentono di poter andare prima in pensione: l’Ape sociale e la quota 41 per lavoratori precoci.
L’APE sociale è un’indennità a carico dello Stato, erogata dall’INPS a soggetti con almeno 63 anni e 5 mesi di età e almeno 30 anni di anzianità contributiva e che non sono titolari di alcuna pensione diretta.
Invece, quando si parla di “quota 41 per lavoratori precoci”, ci si riferisce alla possibilità dei lavoratori “precoci” (ossia, coloro che hanno lavorato prima dei 19 anni di età per almeno 12 mesi effettivi) di andare prima in pensione con requisiti ridotti pari 41 anni di contributi.
Al di fuori di queste due ipotesi, per la pensione anticipata cosa succede?
La pensione anticipata può essere ottenuta da coloro che sono iscritti presso la generalità delle gestioni previdenziali amministrate dall’INPS, con un minimo di anni di contributi: 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini; 41 anni e 10 mesi di contribuzione per le donne.
Allora, tra i contributi utili per la pensione anticipata, rientrano anche quelli riconosciuti durante la fruizione della Naspi?
Nel corso dei periodi di ricezione della Naspi, vengono riconosciuti contributi figurativi.
Volendo semplificare, i contributi figurativi sono quelli che riguardano periodi in cui il lavoratore è impossibilitato a lavorare: questi contributi non sono versati dal datore, ma sono riconosciuti dall’INPS.
Invece, i contributi effettivi sono quei contributi che il datore versa all’INPS e fanno riferimento ad un periodo in cui il lavoratore è regolarmente impiegato.
In linea generale, i contributi figurativi della Naspi sono validi sia per il diritto, sia per la misura della pensione: cioè, per il raggiungimento del requisito pensionistico, tutti gli accrediti contributivi sono utili (quindi, anche quelli figurativi).
Tuttavia, ci sono ipotesi in cui questi contributi figurativi non possono essere utilizzati. Vediamo quando ci sono questi limiti.
È vero che tutti i contributi maturati servono, ma c’è un vincolo da rispettare.
La legge (art. 22, comma 1 della L. n. 153/1969) e l’INPS (con la circolare n. 180/2014) hanno precisato che, per quanto riguarda il periodo di contribuzione, l’interessato deve avere conseguito almeno 35 anni di contribuzione, con l’esclusione degli accrediti contributivi figurativi per disoccupazione indennizzata (ossia, proprio la Naspi), malattia e infortunio non integrati dal datore di lavoro
In pratica, se il soggetto in Naspi ha maturato i 35 anni di contributi effettivi, questa misura non preclude l’accesso alla pensione anticipata.
Al contrario, se l’interessato non ha raggiunto il requisito dei 35 anni, allora la Naspi impedisce la pensione anticipata. Ciò vuol dire che l’uomo dovrà ancora lavorare un ulteriore periodo, fino alla maturazione dei 35 anni di contribuzione effettiva.
Però, che fine faranno i contributi figurativi in più versati? Andranno persi?
La risposta è no.
Come detto, i contributi figurativi sono validi sia per acquisire il diritto alla pensione, sia per calcolarne l’importo.