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Bonus Befana anticipato, 100 euro in busta paga per i lavoratori nella tredicesima di dicembre: ecco la proposta

Bonus Befana anticipato, 100 euro in busta paga per i lavoratori nella tredicesima di dicembre: ecco la proposta
Il Governo è al lavoro per ridurre le tasse a carico del ceto medio e incrementare i sostegni economici a favore delle famiglie per contrastare il calo demografico
Tra le priorità del Governo in vista dell’approvazione della Legge di bilancio 2025, il vice-ministro dell’Economia Maurizio Leo ha parlato di una riduzione delle tasse per il ceto medio e di maggiori supporti per le famiglie.
Tra le diverse opzioni in discussione, l’esecutivo sta prendendo in considerazione la possibilità di anticipare il “Bonus Befana” già nella tredicesima.
Scopriamo, quindi, in cosa consiste questa proposta del Governo.
Il viceministro Leo ha dichiarato che le intenzioni dell’esecutivo sono quelle di proseguire con le iniziative adottate negli ultimi due anni, sempre però tenendo d’occhio l’equilibrio delle finanze pubbliche. Il governo Meloni sta valutando l'ipotesi di erogare già a dicembre il bonus da 100 euro lordi (pari a 80 euro netti), la cui emissione inizialmente era prevista per gennaio. In particolare, il “Bonus Befana” dovrebbe essere integrato con la tredicesima percepita dagli italiani in occasione del Natale. Il viceministro ha, infatti, dichiarato che la volontà del Governo è quella di “dare un sostegno concreto alle famiglie, soprattutto in un momento cruciale dell’anno.”

Al momento, la nuova disposizione non è stata ancora approvata ed è in fase di esame presso il ministero, che ha intenzione di includerla nel decreto Omnibus. L’obiettivo infatti è di introdurla entro il 2024.
I criteri per accedere a questo bonus sono i seguenti:
  • reddito complessivo non superiore a 28.000 euro annui;
  • essere sposati, non separati o divorziati e avere almeno un figlio a carico. In alternativa, i richiedenti devono essere genitori single con un figlio a carico, in assenza dell’altro genitore o senza che quest’ultimo abbia riconosciuto il figlio. Le stesse condizioni valgono per figli adottivi o in affido;
  • imposta lorda sui redditi da lavoro dipendente superiore alle detrazioni spettanti.
Leo ha anche ribadito la necessità di alleggerire la pressione fiscale sul ceto medio, sottolineando l’importanza di tale misura, vista l’elevata pressione del cuneo fiscale su questa fascia della popolazione. Secondo il viceministro, chi ha un reddito fino a 50.000 euro annui non può essere considerato ricco, motivo per cui è fondamentale ridurre le imposte gravanti su questa categoria di contribuenti. Tuttavia, problematica si preannuncia l’individuazione delle risorse finanziarie necessarie per sostenere tali misure.

Tra le varie proposte rileva quella relativa alla riduzione dell'aliquota Irpef dal 35% al 33% per i contribuenti con redditi fino a 60.000 euro. Tuttavia, abbassare le tasse è solo il primo passo; Leo ha infatti dichiarato che “per fare la differenza, dobbiamo rafforzare il potere d’acquisto, migliorare l’accesso ai servizi e creare più opportunità di lavoro. Serve una riforma fiscale completa che porti più equità e sostenga la crescita economica”.

Un altro tema affrontato da Leo riguarda la crisi demografica e le soluzioni che si stanno valutando per contrastarla. Un’idea del Governo è quella di incrementare l’Assegno unico o introdurre nuove detrazioni per i figli. L’obiettivo infatti è sostenere le famiglie, che sono al centro delle nostre politiche.
L’attenzione dell’esecutivo si concentra però anche sulle imprese. Nelle intenzioni del Governo, infatti, vi è quella di ridurre le tasse per gli imprenditori che assumono. Il viceministro ha menzionato l’introduzione di una super deduzione del costo del lavoro per le assunzioni a tempo indeterminato: il 120% per tutti, con un aumento fino al 130% per chi assume mamme, giovani under 30, ex percettori del Reddito di cittadinanza (che la Corte europea ha recentemente dichiarato “discriminatorio”) e persone con disabilità.
Infine, il viceministro ha parlato dell’Ires, dichiarando che il Consiglio dei ministri è al lavoro per effettuare alcune modifiche e ha già approvato una prima versione del decreto, per cui la competenza ora spetta al Parlamento.


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