Un insegnante ha diritto a essere risarcito per abuso dei contratti di lavoro a tempo determinato?
Secondo una recente sentenza del giudice del lavoro, la risposta è positiva. La vicenda, che ha portato un supplente a fare causa al Ministero dell'Istruzione, evidenzia nuovamente una prassi che non rispetta pienamente i diritti dei lavoratori.
Ma cosa è successo esattamente?
Ebbene, in Romagna un 41enne prof di religione, supplente per otto anni scolastici consecutivi e stanco dei continui contratti da precario della scuola, ha ottenuto un risarcimento pari a 27mila euro - ossia l'equivalente di dodici mensilità del suo ultimo stipendio - per la mancata assunzione a tempo indeterminato.
Secondo una recente sentenza del giudice del lavoro, la risposta è positiva. La vicenda, che ha portato un supplente a fare causa al Ministero dell'Istruzione, evidenzia nuovamente una prassi che non rispetta pienamente i diritti dei lavoratori.
Ma cosa è successo esattamente?
Ebbene, in Romagna un 41enne prof di religione, supplente per otto anni scolastici consecutivi e stanco dei continui contratti da precario della scuola, ha ottenuto un risarcimento pari a 27mila euro - ossia l'equivalente di dodici mensilità del suo ultimo stipendio - per la mancata assunzione a tempo indeterminato.
A settembre di ogni anno, il docente - per poter continuare a lavorare - era costretto a firmare un contratto della durata di dodici mesi (per 18 ore settimanali di lavoro), con la consapevolezza che il 31 agosto dell'anno successivo sarebbe scaduto. La prassi era stata finora quella della riconferma, ma ovviamente senza la sicurezza assoluta del rinnovo. Una situazione tipica del precariato, che aveva a lungo accompagnato l'uomo insieme alla cronica assenza di concorsi pubblici periodici per il suo specifico ruolo.
La mancanza di stabilizzazione era durata per ben 17 anni, ma - in verità - avendo l'uomo sempre cambiato scuola per i primi nove anni di attività di insegnamento, la legge non impediva la possibilità di ricorrere al contratto annuale.
Differentemente, negli ultimi otto anni il prof aveva lavorato sempre per la stessa struttura scolastica: proprio questo fattore si è rivelato determinante ai fini dell'ottenimento del risarcimento danni nei confronti del Ministero.
Infatti, il suo ricorso in tribunale faceva espresso riferimento proprio a questi ultimi 8 anni di ripetizione di contratti di dodici mesi, considerato che - quando un docente è stabile in un istituto - il contratto precario di soli dodici mesi non ha giustificazione a livello giuridico. Per legge, la reiterazione dei contratti annuali è possibile per 36 mesi consecutivi, non di certo per un lasso di tempo così lungo come quello riferito all'insegnante di religione.
Differentemente, negli ultimi otto anni il prof aveva lavorato sempre per la stessa struttura scolastica: proprio questo fattore si è rivelato determinante ai fini dell'ottenimento del risarcimento danni nei confronti del Ministero.
Infatti, il suo ricorso in tribunale faceva espresso riferimento proprio a questi ultimi 8 anni di ripetizione di contratti di dodici mesi, considerato che - quando un docente è stabile in un istituto - il contratto precario di soli dodici mesi non ha giustificazione a livello giuridico. Per legge, la reiterazione dei contratti annuali è possibile per 36 mesi consecutivi, non di certo per un lasso di tempo così lungo come quello riferito all'insegnante di religione.
Ecco perché il tribunale, chiamato a pronunciarsi sulla disputa, ha dato ragione all'uomo (oggi preside in un istituto paritario): nell'ambito dei fatti di causa, era effettivamente emerso che, nella costanza di un rapporto di lavoro pluriennale con la stessa struttura scolastica, il professore era stato impiegato - di volta in volta - con meri contratti annuali.
La situazione in qualche modo paradossale e questa sorta di eccesso di precariato hanno spinto il magistrato del tribunale di Rimini a redigere una sentenza di risarcimento danni a favore del professore docente. Il Ministero è stato altresì condannato al pagamento delle spese legali. Concludendo, in aula è stato così accertato che l'uomo ha subito una illegittima precarizzazione del suo rapporto di impiego: ora questa sentenza fungerà sicuramente da apripista per tantissimi precari della scuola che si trovano in simili condizioni.