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Partite iva, al via i nuovi controlli dell'Agenzia delle Entrate sul regime forfettario: ecco cosa controlleranno

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Partite iva, al via i nuovi controlli dell'Agenzia delle Entrate sul regime forfettario: ecco cosa controlleranno
L'Agenzia delle Entrate ha emanato il PIAO 2024, dal quale emergono nuovi controlli nei confronti di chi abbia una Partita IVA in regime forfettario. Ma vediamo cosa andranno a controllare nello specifico
Dalla lettura del PIAO 2024-2026, emanato dall'Agenzia delle Entrate, emerge che ci saranno presto controlli a tappeto per chiunque abbia una partita IVA in regime forfettario. I controlli verteranno su:
  • requisiti di accesso;
  • requisiti di permanenza;
  • dichiarazioni.
Prima di passare all'analisi dei controlli e a come evitare di ricevere sanzioni, è bene ricordare in cosa consiste il regime forfettario per le partite IVA. Questo è un regime agevolato di tassazione, che presenta un'aliquota del 15% o del 5%, la prima per coloro che abbiano un'attività da più di 5 anni e dichiarino un reddito non superiore agli 85mila euro, la seconda riservata a coloro che, invece, abbiano un'attività da meno di 5 anni e un reddito sempre inferiore agli 85mila euro.
Questa soglia di reddito è stata innalzata con la Legge di Bilancio 2023; infatti, prima di questo intervento, la soglia reddituale non poteva essere superiore ai 65mila euro annui, anche se si sta pensando di innalzarla a 100mila euro per ricavi e compensi. In questo modo si va ad ampliare la platea di soggetti che possono accedere al regime forfettario e, di conseguenza, essere oggetto dei controlli.
Ricordiamo che, una volta superata la soglia massima di reddito prevista per il regime forfettario, si passa automaticamente al regime ordinario: ma c'è una particolarità, perché il passaggio al regime ordinario avviene nel corso del periodo fiscale; quindi i contribuenti si ritrovano due regimi contributivi diversi nel corso dello stesso periodo d'imposta, regimi che comportano anche un cambio di adempimenti.

I controlli, però, non si focalizzeranno solo sui redditi - che sono facilmente controllabili - ma andranno a guardare aspetti che spesso vengono sottovalutati, come:
  • i costi di lavoro dipendente, che non devono superare i 20mila euro annui;
  • l'aver avuto un reddito da lavoro dipendente o da pensione superiore a 30mila euro nel periodo d'imposta precedente, condizione che farebbe venir meno la possibilità di rientrare nel regime forfettario.
Ulteriori controlli si concentreranno sulle startup. Queste molto spesso aderiscono al regime forfettario con l'aliquota del 5%, ma la normativa non concede questo trattamento indistintamente perché, nei tre anni precedenti all'avvio della startup, non si può aver svolto attività artistica, imprenditoriale o professionale. Invece, la semplice apertura di una partita IVA non comporta automaticamente l'esclusione dalla possibilità di accedere al regime forfettario.
In definitiva, per passare i controlli sull'aliquota al 5% è necessario che la startup non sia prosecuzione dell'attività che si svolgeva precedentemente, sotto forma di lavoro autonomo o dipendente.

Infine, i controlli a tappeto riguarderanno il Quadro RS rientrante nella dichiarazione dei redditi. Questo quadro raccoglie varie tipologie di spese che il professionista sostiene durante il periodo d'imposta, quali:
  • spese per servizi telefonici, materie prime ed energia elettrica;
  • spese per autoveicoli o automezzi e conseguenti spese di carburante;
  • canoni di leasing, noleggio e affitto d'azienda;
  • royalties.


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