Il dubbio è lecito: in situazioni come queste, quando il dipendente si assenta per riprendersi, possono esserci conseguenze negative sul lavoro? In altre parole, il lavoratore può rischiare di subire sanzioni disciplinari e, nei casi più gravi, il licenziamento?
Il dipendente può mettersi in malattia e assentarsi dal lavoro quando, al di fuori del lavoro, ha avuto un comportamento tale da non permettergli poi di lavorare?
La malattia, che può giustificare un’assenza dal posto di lavoro, non deve necessariamente trarre origine da cause connesse allo svolgimento dell’attività lavorativa.
In quest’ultimo caso, si è dinanzi ad una c.d. malattia professionale: ossia un evento dannoso che agisce sulla capacità lavorativa della persona e che è dovuto a cause collegate allo svolgimento della prestazione lavorativa.
In realtà, quando si parla di “malattia”, si fa riferimento a situazioni direttamente collegate all’alterazione psico-fisica del lavoratore: cioè uno stato patologico che determina un’incapacità lavorativa temporanea o una totale impossibilità temporanea della prestazione.
Inoltre, nel concetto di “malattia” rientrano anche situazioni non direttamente collegabili all'alterazione psico-fisica del dipendente come, ad esempio, la necessità di particolari terapie oppure i periodi di convalescenza.
Quindi, il dipendente, che si sente male per aver bevuto e fatto festa, può assentarsi?
Occorre capire se la condotta extra-lavorativa del dipendente sia o meno inappropriata. Infatti, molti giudici hanno stabilito che il datore possa licenziare il lavoratore anche per comportamenti inappropriati al di fuori del lavoro. Ad esempio, si pensi alla commessa di un supermercato che è stata condannata per furto in un altro negozio.
Allora, avere una condotta fuori dal lavoro tale da determinare un’incapacità lavorativa (ad esempio, prendersi una sbronza) è un comportamento inappropriato?
Devi sapere che, quando si stipula un contratto di lavoro, il lavoratore deve rispettare una serie di obblighi.
Ovviamente, l’obbligo principale è quello di svolgere l’attività lavorativa in modo conforme alle mansioni assegnate, secondo l’orario stabilito e nel luogo concordato.
Però, accanto a quest’obbligo principale, la legge prevede altri obblighi accessori a carico del dipendente, tra cui c'è l’obbligo di diligenza.
Infatti, secondo l'art. 2104 del c.c., il lavoratore deve usare la diligenza richiesta dalla natura dell’attività da svolgere e dalle esigenze organizzative del datore.
Proprio l’obbligo di diligenza impone al dipendente di comportarsi in modo da essere in grado di eseguire la prestazione lavorativa nel miglior modo possibile.
Di conseguenza, anche al di fuori del contesto lavorativo, c’è l’obbligo di fare attenzione a quelle condotte che possono incidere sull’obbligazione di lavoro. In altre parole, se il lavoratore vuole essere diligente, egli – anche al di fuori del posto di lavoro e dell’orario lavorativo – deve comunque adottare un atteggiamento che non metta a rischio la sua integrità psico-fisica.
Quindi, è possibile assentarsi dal lavoro per un’alterazione psico-fisica che può trarre origine da qualsiasi causa (ad esempio, una patologia oncologica o un sinistro), ma è chiaro che possono esserci dei rischi quando le azioni extra-lavorative incidono negativamente sulla quantità e sulla qualità della prestazione.
Pertanto, il lavoratore può anche mettersi in malattia per riprendersi da una sbornia, ma nulla esclude che il datore possa valutare un tale comportamento in modo negativo e, magari, contestare una violazione disciplinare (soprattutto se la natura dell’attività lavorativa da svolgere impone al dipendente di non tenere certe condotte).
D’altronde, una condotta simile espone il datore ad una serie di pregiudizi: innanzitutto, il datore non potrà contare sul lavoratore assente; inoltre, se stabilito nel contratto di lavoro, i primi tre giorni di malattia (c.d. periodo di carenza) sono indennizzati direttamente dal datore e non dall’INPS.
In conclusione, si può rischiare il licenziamento?
Come detto, il lavoratore, che non abbia adempiuto all’obbligo di diligenza, può subire sanzioni disciplinari.
È ovvio che queste sanzioni dovranno essere proporzionate alla gravità dell’inadempimento.
Ciò vuol dire che, nelle situazioni più gravi, ci potrà addirittura essere il pericolo di un licenziamento per giustificato motivo soggettivo o per giusta causa.