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Legge 104, addio all'obbligo della convivenza per chi si prende cura del familiare disabile: ecco le possibili novitā

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Legge 104, addio all'obbligo della convivenza per chi si prende cura del familiare disabile: ecco le possibili novitā
Nelle audizioni svoltesi alla Camera, è stata avanzata la proposta di eliminare il requisito della convivenza. Le possibili conseguenze per i caregiver familiari
Negli ultimi tempi, la figura dei cc.dd. caregiver familiari è finita al centro dell’attenzione generale. Questo perché il Parlamento è al lavoro per scrivere una legge unitaria, per il riconoscimento e il sostegno dell’attività di assistenza e di cura svolta dal caregiver familiare.

In generale, quando si parla di caregiver familiare, si fa riferimento a colui che assiste e si prende cura, in maniera continuativa, di un familiare che non è in grado di badare direttamente alla propria situazione.

Queste prospettive di legge interessano molti. D’altronde, basta ricordare che la Legge 104 riconosce svariate agevolazioni sia alle persone con disabilità ai sensi dell’art. 3 della legge 104, sia ai familiari che le assistono. Ad esempio, pensiamo al congedo straordinario: ossia, un periodo massimo di due anni durante il quale il lavoratore, che assiste un familiare disabile grave, può assentarsi dal lavoro.

Lo scopo è quello di arrivare in tempi brevi a una legge nazionale di sostegno ai caregiver familiari. Ciò per il riconoscimento di diritti soggettivi a coloro che svolgono questo compito di assistenza, al fine di permettere loro di conciliare realmente le esigenze di vita, di cura e di lavoro.

Tra le novità più importanti potrebbe esserci l’eliminazione del vincolo della convivenza.

C’è da dire che, a livello normativo, la figura del caregiver è stata riconosciuta e delineata dalla Legge di Bilancio del 2018 (la Legge n. 205 del 2017).

Nello specifico, la normativa (art. 1, commi da 254 a 256 della Legge n. 205 del 2017) stabilisce che il caregiver è la persona che, a livello familiare, presta assistenza al coniuge (o all’altra parte dell’unione civile o al convivente di fatto) oppure al familiare o affine entro il secondo grado oppure, in presenza di una disabilità grave, al familiare entro il terzo grado che – a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative – non è autosufficiente e in grado di prendersi cura di se stesso o che è titolare di indennità di accompagnamento.

Negli ultimi tempi, sono stati presentati progetti di legge in materia, ma in queste proposte ci sono alcuni punti critici.

Come evidenziato dall’Associazione CARES ETS durante l’audizione in Commissione Affari sociali della Camera dello scorso 10 luglio 2024, un primo elemento critico è la presenza o meno del requisito della convivenza nella definizione di caregiver.

Questo cosa potrebbe significare per chi assiste un familiare fragile?

Se si dovesse stabile il vincolo della convivenza, il rischio sarebbe quello di creare una vera e propria discriminazione rispetto a coloro che assistono un familiare, ma non sono conviventi con quest’ultimo.

Peraltro, ciò potrebbe avere ricadute anche sui benefici che potrebbero essere riconosciuti.

Infatti, direttamente collegato al profilo della convivenza è anche il tema delle modalità di riconoscimento dei sostegni: cioè, ci si chiede se le misure di sostegno ai caregiver saranno riconosciute in base alla presenza di determinati requisiti (come, ad esempio, proprio la convivenza) oppure verranno attribuite in relazione alla funzione eseguita e all’impegno di cura espresso nel Piano Assistenziale Individuale o nel Progetto di Vita.

Anche in tal caso, adottare una soluzione o l’altra porterebbe a conseguenze diverse: da un lato, nel primo caso, si determinerebbe una riduzione a priori di chi può beneficiare dei sostegni; dall’altro lato, nella seconda ipotesi, ci si legherebbe a funzioni e carichi concretamente svolti e che, comunque, potrebbero cambiare nel caso di attività di cura a lungo termine.
Proprio queste incertezze hanno portato l’Associazione CARER ETS a ribadire – tra le varie proposte avanzate – la necessità di una definizione ampia e inclusiva del caregiver: ossia, una definizione che non preveda il requisito della convivenza, ma che vada a ricomprendere le relazioni affettive e amicali (non solo quelle familiari e parentali).

In conclusione, anche se la volontà è quella di arrivare a una legge nazionale unitaria, la situazione resta spinosa e i punti da discutere restano molteplici. Solo il tempo ci dirà se i lavori parlamentari accoglieranno o meno le sollecitazioni che stanno arrivando.


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