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Assistenza genitori anziani, ecco quando puoi chiedere un rimborso ai tuoi fratelli per le cure prestate: la Cassazione

Eredità - -
Assistenza genitori anziani, ecco quando puoi chiedere un rimborso ai tuoi fratelli per le cure prestate: la Cassazione
Non sono rari i casi in cui un solo figlio si prende cura del genitore anziano. Cerchiamo di capire se, in queste situazioni, chi presta assistenza può richiedere un rimborso spese agli altri fratelli
Immaginiamo il caso di un anziano malato e vedovo, accudito da uno dei suoi due figli, mentre l’altro si mostra indifferente. Alla morte del genitore, tra i due fratelli nasce una disputa sull'eredità. Il figlio che ha prestato assistenza chiede all’altro di coprire parte delle spese mediche e riconoscerne il sacrificio per l'assistenza fornita. Ma è possibile chiedere questo tipo di rimborso?

Secondo l'art. 2034 del c.c., il figlio che si è preso cura del genitore non può esigere un risarcimento dal fratello. Le spese affrontate per doveri morali e sociali sono considerate un’obbligazione naturale e, quindi, non rimborsabili. Anche la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35738/2023 del 21 dicembre 2023, conferma che quanto fatto per dovere di solidarietà familiare non può essere reclamato.
Inoltre, il sistema giuridico italiano prevede alcune forme di compensazione indiretta per chi assiste familiari disabili, come i permessi lavorativi retribuiti garantiti dalla Legge 104/1992, che consentono ai caregiver di assentarsi dal lavoro per un massimo di tre giorni al mese.
Quando un figlio accoglie il genitore nella propria casa e si occupa del suo mantenimento, può chiedere il contributo economico degli altri fratelli. Il Codice Civile stabilisce che i figli sono tenuti a fornire gli alimenti ai genitori in difficoltà. Se uno di loro si rifiuta, il genitore può rivolgersi al Tribunale per chiedere che gli altri figli partecipino alle spese.
L’obbligo alimentare nei confronti dei genitori
Se i genitori anziani si trovano in una condizione economica precaria, i figli sono obbligati per legge a provvedere agli alimenti, come stabilito dall'art. 433 del c.c.. Questo obbligo nasce quando il genitore non ha i mezzi necessari per coprire spese essenziali quali cibo, alloggio, abbigliamento e cure mediche. Non rileva se le difficoltà economiche del genitore derivano da errori o cattiva gestione del proprio patrimonio.
Il Codice Civile stabilisce, inoltre, chi è tenuto a fornire gli alimenti in caso di necessità. I primi sono:
  • il coniuge, anche se separato;
  • i figli e i discendenti, qualora il coniuge non possa far fronte all'obbligo.

L'obbligo alimentare è limitato allo stretto necessario e deve essere proporzionato alle condizioni economiche di chi deve provvedere. Se ci sono più figli, tutti sono tenuti a contribuire in base alle loro capacità economiche, come disposto dall’art. 441 del c.c.. Un figlio può anche soddisfare l'obbligo ospitando il genitore in casa propria, come previsto dall’art. 443 del c.c..

Ricordiamo, inoltre, che l’abbandono di un genitore incapace di badare a sé stesso a causa di malattia o vecchiaia è punito con pene che vanno da sei mesi a cinque anni di reclusione, con un inasprimento della pena se il colpevole è un figlio (art. 591 del c.p.).
Rimborso dal fratello tramite l’eredità
Anche se uno dei figli ha prestato assistenza più degli altri, non ha diritto a una quota maggiore dell’eredità come compenso. La legge stabilisce che il lavoro di cura non incide sulle quote ereditarie. Quindi, anche se un figlio ha assistito il genitore malato o anziano in maniera esclusiva, le quote del patrimonio ereditario rimangono invariate.
Non assistere i propri genitori, inoltre, pur essendo moralmente criticabile, non rende un figlio indegno di ricevere l’eredità. L’indegnità ereditaria, regolata dall’art. 463 del c.c. riguarda casi estremi, come attentare alla vita del genitore. In mancanza di un testamento, tutti i figli ereditano secondo le quote previste dalla legge. Tuttavia, il genitore può decidere di lasciare una parte disponibile del proprio patrimonio al figlio che lo ha assistito, tramite un testamento. Oltre alla quota di legittima, che spetta di diritto a tutti i figli, il testatore può disporre di una quota libera a favore di chi desidera.


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