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Agenzia delle Entrate, arriva la stretta sui cattivi pagatori e partono i pignoramenti: ecco chi è a rischio

Fisco - -
Agenzia delle Entrate, arriva la stretta sui cattivi pagatori e partono i pignoramenti: ecco chi è a rischio
Stretta sui contribuenti morosi da parte dell’AdE: applicata la procedura del D.P.R. 602/1973
L’Agenzia delle Entrate sta dando attuazione a una procedura prevista dal D.P.R. 602/1973, che ad oggi era rimasta lettera morta, ovvero quella di cui all’art. 72 bis, che disciplina il pignoramento presso terzi. Proprio per questo, nell’ultimo periodo l’AdE sta effettuando vari controlli sui conti correnti dei creditori del contribuente (ad esempio i professionisti) in debito col fisco. La finalità è quella di ottenere il pagamento delle fatture che il creditore – professionista vanta nei confronti del proprio cliente – debitore, al fine di destinarne l’ammontare al saldo del conto del debito. Una volta, quindi, riscontrati tali crediti, l’Agenzia delle entrate Riscossione procede con un pignoramento presso terzi.

Prima di procedere con l’analisi delle novità appena menzionate, è opportuna una breve premessa circa l’istituto del pignoramento presso terzi.
Trattasi di una procedura legale che riguarda i beni del debitore che non si trovano sotto il suo diretto controllo, ma che possono essere in possesso di un'altra persona. Questa procedura è regolata a partire dall'art. art. 543 del c.p.c..
Un caso comune di pignoramento presso terzi si verifica quando un creditore cerca di pignorare il denaro depositato sul conto corrente di una banca a nome del debitore. Un altro scenario frequente riguarda i casi in cui il creditore, sapendo che il debitore è un lavoratore subordinato, decide di pignorare un quinto dello stipendio del debitore, direttamente presso il datore di lavoro che eroga lo stipendio.
Come detto, il pignoramento presso terzi è regolato dall'art. 543 c.p.c., il quale stabilisce che lo stesso può avvenire sia quando il terzo detiene beni del debitore, sia quando il debitore ha dei crediti nei confronti del terzo.
L'atto di pignoramento deve essere notificato sia al terzo che al debitore. Deve includere un'ingiunzione a non compiere alcun atto di disposizione sui beni e sui crediti sottoposti a pignoramento, nonché specificare i beni e le somme dovute, l'ordine per il terzo di non disporre di essi (eccetto che su esplicito ordine del giudice), la dichiarazione di residenza o la scelta del domicilio nel comune in cui ha sede il tribunale competente e l'indirizzo PEC del creditore.

Tale procedura di pignoramento presso terzi, ad oggi, era stata applicata solo nei riguardi degli emolumenti erogati ai dipendenti e delle somme depositate presso gli istituti bancari. Con l’attuazione della nuova procedura, l’Agenzia ha però avviato i pignoramenti anche sui compensi erogati a favore dei professionisti, richiesti tramite fatture.
Ulteriore novità su cui stanno lavorando i tecnici del Ministero dell’economia e delle finanze e dell’Agenzia delle entrate Riscossione riguarda la riapertura della finestra per la rottamazione quater, sia per coloro che non hanno presentato la domanda in tempo, sia per chi non ne ha beneficiato a causa di errori materiali e/o ritardi.

L’Agenzia delle Entrate sta dando attuazione alla procedura prevista dall’art. 72-bis D.P.R. 602/73, il quale prevede che l’atto di pignoramento dei crediti del debitore verso terzi può contenere l’ordine al terzo di pagare il credito direttamente al concessionario (ovvero l’AdE), fino al saldo del credito stesso. Ciò sta accadendo soprattutto grazie alla maggiore collaborazione tra Agenzia delle entrate (AdE) e Agenzia delle entrate Riscossione (AdER), che ha permesso uno scambio più rapido ed efficiente di informazioni relativamente alle posizioni creditorie e debitorie dei vari contribuenti.
Inoltre, un altro tassello importante è stato posto a seguito della fusione tra AdE ed Equitalia, avvenuta nel biennio 2016-2017.

Ad oggi, l’Agenzia delle entrate, diretta da Ernesto Maria Ruffini, monitora i fatturati dei singoli contribuenti registrati all’interno dell’anagrafe tributaria. Nel momento in cui l’AdE ravvisa pagamenti abituali o ricorrenti nei confronti del soggetto in debito col fisco, effettua una comunicazione dei dati anagrafici del soggetto autore dei suddetti pagamenti, affinchè l’AdER provveda a notificargli il pignoramento presso terzi. In questo modo, l’AdE può procedere più efficacemente al recupero dei crediti nei confronti dei debitori morosi.

La prima attività da compiere è l’interrogazione, che consiste in una verifica relativa alla presenza di consistenze patrimoniali del debitore presso gli istituti di credito. Tale verifica avviene mediante la consultazione delle banche dati a disposizione dell’AdE.
Qualora, nonostante l’esito negativo delle dette verifiche, si riesca comunque ad ottenere prova che il debitore emetta fatture ai suoi clienti (attraverso ad esempio la consultazione delle informazioni contenute nel cassetto fiscale), si avvia la fase successiva, ovvero il pignoramento presso terzi, il cui titolo si ravvisa proprio nella fattura emessa.

Ebbene, a seguito dell’avvio di tale procedura, moltissimi professionisti dotati di partita IVA stanno avendo difficoltà a incassare le fatture emesse nei confronti dei propri clienti, proprio a causa dei pignoramenti avviati da parte dell’AdE.
I vari clienti, tra cui banche e datori di lavoro, stanno ricevendo svariate PEC contenenti ingiunzioni di pagamento. In questo modo, l’AdER procede a bloccare il versamento delle somme richieste in fattura dai professionisti morosi, garantendone quindi il versamento direttamente nelle casse dello Stato.
Tale procedura ha attecchito soprattutto nei confronti dei professionisti, per i quali sono molto più agevoli i controlli. Essi, infatti, normalmente emettono fattura per le prestazioni rese a favore dei propri clienti: ciò determina, quindi, una maggiore rapidità ed efficienza nei monitoraggi.


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